Non solo greenwashing. Ci sono tante aziende che l’ambiente lo rispettano davvero, o cercano di farlo. E che declinano il mantra della sostenibilità con una passione che non è soltanto di facciata. Lo rivelano numeri e percentuali contenuti nell’ultimo “Studio sulla Biodiversità forestale” realizzato da Rete Clima, l’impresa sociale che dal 2011 accompagna le imprese verso percorsi Esg (“Governance ambientale, sociale e aziendale”) e di decarbonizzazione. Si scopre così che l’impegno a creare «nuove foreste come risorsa per tutelare la biodiversità e contrastare il climate change» rappresenta — per nove aziende su dieci — una strategia vincente per affrontare con approccio integrato la grande sfida climatica di questo secolo.
In uno studio sulla “Biodiversità forestale” di Rete Clima, il 90% delle imprese riconosce l’importanza delle foreste per la biodiversità. Eppure – nonostante i boschi siano aumentati negli ultimi 30 anni – la metà delle aziende intervistate ritiene che siano diminuiti
Scendendo un po’ più nel dettaglio delle percentuali, il 64 per cento delle aziende suggerisce quanto sia necessaria una gestione forestale più attiva rispetto a quella attuale. Il 78% afferma inoltre chela tutela della biodiversità aiuta a contrastare il cambiamento climatico e che, viceversa, adoperarsi per mitigare gli effetti della crisi climatica può apportare benefici alla biodiversità stessa,confermando la necessità di adottare strategie ad ampio spettro. Ma è tutto davvero rose, fiori, e soprattutto alberi nella percezione della biodiversità da parte delle aziende? A dire il vero, c’è qualcosa che un po’ stona con la strategia vincente in chiave green: nonostante la superficie forestale in Italia sia aumentata negli ultimi 30 anni e arrivi a coprire circa il 40 per cento della superficie nazionale, secondo il 32 per cento degli intervistati è invece diminuita, e per un 20 è invece “drasticamente” diminuita. Un problema di informazione, evidentemente.
Gestione attiva
Per quanto riguarda la gestione di questo patrimonio, inoltre, il 62 per cento delle aziende ha risposto rilanciando sulla necessità di gestire in modo attivo e sostenibile le foreste italiane. Del tutto logico, quindi, il commento di Paolo Viganò, fondatore e presidente di Rete Clima, allo studio: «Questa prima indagine ci ha permesso di comprendere il reale punto di consapevolezza delle aziende – un punto molto alto — in merito a biodiversità, cambiamento climatico e ruolo delle foreste. Ma c’è ancora molto da fare per quanto riguarda il lavoro di sensibilizzazione in merito alle tematiche inerenti la gestione del patrimonio forestale e la sua relazione con la biodiversità che, sebbene percepita, è da diffondere in maniera più efficace».
Le buone pratiche aziendali
Intanto, per comprendere quanto dietro le percentuali ci siano piantumazioni reali di alberi, ecco alcuni nomi delle trenta imprese che hanno aderito alla campagna nazionale di forestazione “Foresta Italia”, realizzata da Rete Clima in collaborazione con Coldiretti e Pefc(“Programme for Endorsement of Forest Certification schemes”): si va dai quasi 112 mila alberi piantati (per 46 boschi realizzati con 23 specie diverse) dall’operatore energetico “E.On Italia” al Bosco Ferrari, piantumato su una superficie di 30 ettari nel Modenese dall’iconica azienda di auto, passando per l’iniziativa “Think Forestry” di Intesa Sanpaolo per la tutela del capitale forestale italiano, fino ai 20 mila alberi piantati in 20 regioni su territorio nazionale da Conad nell’ambito della campagna “Forestiamo Insieme l’Italia” lanciata in occasione dei suoi 60 anni. Ma della campagna di forestazioni di Rete Clima fanno parte anche i 3.500 arbusti che saranno piantati nel quartiere Mezzocammino, alle porte di Roma.
Cercasi seria campagna di comunicazione
Infine, tra luci e ombre dello studio targato Rete Clima, sorprende notare come soltanto il 2 per cento degli intervistati prenda in considerevole peso gli incendi boschivi. Cosi’ come fa riflettere l’assenza di consapevolezza delle persone sulla possibilità che il verde urbano possa avere un risvolto economico: «Eppure, i benefici multipli forniti dalle foreste al genere umano, su tutto il territorio nazionalehanno un valore annuale complessivo che si stima arrivi a superare i 220 miliardi di euro. Le foreste urbane aiutano infatti a ridurre l’inquinamento atmosferico e le isole di calore, aumentano il sequestro di Co2, contribuiscono a regolare il ciclo dell’acqua e a contrastare il dissesto idrogeologico», si legge nello Studio. Uno scollamento rispetto all’urgenza di una corretta gestione forestale, probabilmente dovuta a una non proprio capillare campagna di informazione e comunicazione (che per il 22 per cento degli intervistati non dovrebbero essere tendenziose, ma proattive) sulla necessità delle foreste urbane.
di Peppe Aquaro