Due anni in più alle imprese per adeguare i propri standard settoriali di rendicontazione della sostenibilità (ESRS).
È questo, in estrema sintesi, il senso dell’accordo provvisorio che il Consiglio e il Parlamento UE hanno raggiunto per modificare la Direttiva UE 2464/2022 (c.d. CSRD). Com’è noto, la Direttiva CSRD ha, tra i propri obiettivi, l’equiparazione dei risultati ESG con quelli riportati nel tradizionale bilancio civilistico, riconoscendo la naturale connessione tra aspetti finanziari e non finanziari.
A questo scopo la Direttiva stabilisce, tra l’altro, l’obbligo di adottare particolari principi di rendicontazione della sostenibilità per le società, quotate e non, che alla data della chiusura del bilancio abbiano superato almeno due dei seguenti criteri dimensionali:
250 come numero medio di dipendenti (che si calcola considerando la media giornaliera durante l’esercizio);
20 milioni di Euro di stato patrimoniale;
40 milioni di Euro di ricavi netti.
Si stima che tali previsioni impattino su circa 50.000 imprese in tutta l’Unione Europea, di cui 4.000 solo in Italia.
Le aziende dovranno in particolare fornire informazioni dettagliate riguardo all’impatto sull’ambiente, al rispetto dei diritti umani e agli standard sociali. Saranno inoltre soggette a controlli e certificazioni indipendenti per garantire l’affidabilità dei dati forniti. Nelle intenzioni, la dichiarazione sulla sostenibilità diventerà quindi un pilastro equiparato a quella finanziaria, offrendo agli investitori dati comparabili e attendibili.
Il termine per adempiere a tali obblighi era previsto a partire dal 30 giugno 2024.
Con l’accordo in commento viene prorogato al 30 giugno 2026 il termine per l’adozione degli standard europei sulla rendicontazione di sostenibilità specifici per settore. Lo stesso termine viene stabilito altresì per le imprese al di fuori dell’UE. Resta invece l’obbligo per le imprese di rendicontare comunque la sostenibilità per l’esercizio finanziario 2024, utilizzando gli standard recentemente elaborati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). L’accordo, che entrerà in vigore in seguito alla formale approvazione da entrambe le istituzioni UE, prevede altresì di proporre che prima di detta data la Commissione pubblichi otto standard di rendicontazione settoriali. Si evidenzia come gli Stati membri non dovranno recepire la direttiva, poiché le modifiche riguardano il potere di adottare atti delegati concesso alla Commissione. La Commissione avrà, quindi, il potere di prendere decisioni specifiche senza richiedere l’approvazione o l’implementazione diretta da parte degli Stati membri.
di Simone Mascelloni