Categorie: Editorial
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Secondo Google trend una delle parole più ricercate nel biennio 2023/2024 è ansia. Per ansia si intende uno stato di agitazione, di forte apprensione, dovuto a timore, incertezza, attesa di qualcosa.L’ansia può assumere diverse forme ed essere scatenata da molteplici fattori. P della metà dei 10.000 giovani intervistati in uno studio globale pubblicato su The Lancet concorda con l’affermazione: “L’umanità è condannata”. Quasi la metà degli intervistati ha dichiarato che le preoccupazioni per lo stato del pianeta interferiscono con il sonno, la capacità di studiare, di giocare e divertirsi. Se l’umanità è condannata si capisce bene che la domanda di rito che ogni ragazza dai 25 ai 35 si sente chiedere: “ma un bambino quando lo fai? il tempo scorre” (dita che picchiettano suun invisibile orologio da polso) è scomoda da un lato, e dall’altro, la zia di turno che la pone, sibasa su una certezza nel futuro che non fa più parte di questo tempo storico. Zia ha pure ragione a dire che il tempo scorre ma è anche vero che una nuova forma di ansia (come se non ne avessimo già abbastanza) esiste e colpisce molti giovani. Questa prende il nome di Ecoansia. L’eco-ansia o ansia climatica, nella lettura scientifica indica la preoccupazione legata al destino climatico del nostro pianeta. Secondo Giampaolo Perna, professore ordinario di Humanitas University e responsabile del centro di medicina personalizzata sui disturbi d’ansia e panico di Humanitas San Pio X, l’ansia climatica si po’ manifestare con sintomi specifici di stress. Tra le persone più colpite troviamo i giovani, e chi è più sensibile all’argomento climatico. Vari fattori espongono queste persone a tali tipologie di problematiche come l’età giovane, l’esposizione mediatica e l’attivismo climatico.

Secondo un sondaggio menzionato nel Nation Geographic del 2020 pubblicato sulla rivista Climatich Chance, il 60% circa degli americani tra i 27 e i 45 anni si preoccupa dell’impatto ambientale che una nuova nascita comporta. Lo stesso sondaggio ha anche rilevato che oltre il 96% dichiara di essere preoccupato per il benessere di un bambino in un mondo alterato dal clima.

I giovani di oggi si devono confrontare non solo con le guerre e le pandemie ma anche con i disastri climatici. I buon pensanti che hanno letto un paio di righe nei libri di scuola obbietteranno dicendo: le glaciazioni sono sempre esistite, è normale che il clima cambi”. Spoiler: il clima è sempre cambiato, vero. Ma! Il clima non cambia di anno in anno sempre più velocemente. E soprattutto le glaciazioni e i cambiamenti climatici precedenti non sono causa dell’uomo. Stiamo assistendo ad un cambiamento climatico non solo come spettatori ma come attori principali, comparse e registi. L’ecoansia non tocca solo le generazioni che stanno pensando a costruirsi un futuro ma viene percepita anche dai più piccoli. Caroline Hickman, psicoterapeuta britannica e autrice principale dello studio di The Lancet, afferma: “Ciò che ci ha sorpreso di più è scoprire quanto siano realmente spaventati questi giovani. I bambini la prendono molto sul personale. È come se percepissero che quello che stiamo facendo alla natura lo stiamo facendo anche a loro”. E questi bambini non hanno nemmeno tutti i torti. Infatti, sono loro che dovranno vivere in questo mondo sporco lasciato più o meno volontariamente dalle generazioni passate che sembra non sia di loro interesse iniziare a sistemare. Aspetto positivo è che una “sana” eco-ansia aiuta a non rimanere indifferenti nei confronti delle condizioni del nostro pianeta, magari le ultime generazioni sapranno fare qualcosa di meglio.

di Angela Zaghi