La nostra esistenza è dettata da ritmi di vita e di lavoro sempre più serrati. La frenesia ci accompagna nel quotidiano e questo stile di vivere spesso lo portiamo con noi anche in vacanza. Quando prenotiamo un viaggio infatti siamo molto concentrati nel voler tutto pianificato alla perfezione e abbiamo l’ossessione di non perderci nulla delle principali attrazioni della meta da noi scelta. C’è però una tendenza controcorrente che sta prendendo piede in tema di viaggi, ed è il turismo lento o dolce, che pone l’accento sulla scoperta consapevole delle destinazioni. Si differenzia da quello tradizionale per il rispetto dell’ambiente, l’incontro con le culture locali e la meraviglia di esplorare luoghi meno conosciuti. Lo slow tourism invita a procedere con calma, valorizzando ogni esperienza e promuovendo un impatto positivo, nonché sostenibile, sulle comunità visitate.
Per conoscere meglio questo genere di turismo mi confronto con Emilio Cattolico, uno dei fondatori dell’Associazione AppiaAPiedi. Sulle orme di Paolo Rumiz, giornalista e viaggiatore triestino, AppiaAPiedi promuove il percorso dell’Appia Antica, che collega Roma a Brindisi per un tratto di 600 km. Il cammino è il primo, segnalato con GPS, che unisce le due città tramite varianti panoramiche. Ciò avviene attraverso paesaggi che vanno oltre la strada asfaltata, in certi punti troppo pericolosa per chi cammina o va in bici. L’Associazione si propone di realizzare un Cammino dell’Appia creandolo “dal basso” con la collaborazione di quanti vivono sul percorso e vogliano suggerire delle varianti più adatte per un viaggio a piedi.
Per Emilio, turismo dolce è uno stile di vacanza che non ha un grosso impatto in termini di inquinamento sul territorio e non disturba gli autoctoni. Lo slow tourism crea uno scambio con il territorio. Il turista classico arriva, consuma, fruisce e va via, difficilmente si mischia agli abitanti del luogo. Mentre con AppiaAPiedi i turisti entrano in connessione con persone che a volte non parlano bene l’italiano, ma riescono comunque a raccontare il territorio in maniera autentica. Si parla di “arricchimento intimo”, da una parte e dall’altra.
Emilio, laureato in Economia del turismo, docente di geografia e coordinatore in un ente di formazione professionale, spiega che l’associazione ha origine dalla sua passione per i cammini. Nel 2016 partendo da solo, con lo zaino in spalla, Emilio affronta il cammino di Santiago. Non ricorda un periodo nella sua vita in cui è stato felice di alzarsi alle 6 del mattino per andare a camminare. Proprio nello stesso anno esce il libro di Paolo Rumiz “Appia”, che racconta il suo viaggio effettuato nel 2015. Una volta letto il libro, Emilio, rimane colpito soprattutto dalle emozioni emerse durante il cammino, complice il fatto che questo passa proprio per la sua città natale, Mondragone.
Nel 2017, Emilio realizza un primo viaggio a piedi lungo l’Appia che ancora non esiste, per poi tornare nel 2018, percorrendone alcuni tratti con un esperto di storia romana e Marino Curnis, scrittore, che successivamente realizzerà una prima guida del sentiero. Da questa esperienza si pensa di far nascere AppiaAPiedi, per promuovere il turismo lento e avvicinare i territori all’Appia Antica, via che riprende il nome dell’antica strada romana di 2000 anni fa, che per alcuni tratti la costeggia ed è addirittura ricoperta d’asfalto. Borghi e realtà di oggi sono il segno dell’Appia antica all’epoca dei romani, che era l’autostrada di allora che portava a Brindisi, la porta d’oriente.
Questa via, rispetto ai classici cammini, è un cammino laico. Gli altri nascono come percorsi in cui il cristianesimo fa da padrone. In particolare Francia e Spagna hanno lunghi tratti caratterizzati da molto verde e molta spiritualità. La AppiaAPiedi offre invece archeologia, storia, cultura, un connubio che rende unico questo cammino. Pur non essendo per tutti, è consigliata infatti a viaggiatori esperti, un appassionato di cammini può riscoprire qualcosa di unico da percorrere. Tra un tratto di basolato e un anfiteatro si ha anche l’opportunità di gustare vini di duemila anni fa.
In termini di sviluppi futuri, il Ministero della Cultura ha avviato l’iter di candidatura della via Appia Antica per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. A questo proposito, Emilio ricorda che nel 2018 veniva preso in giro e considerato un visionario perchè l’Appia è immaginarselo alla stregua del più blasonato cammino di Santiago era un’utopia. In questo mese di Luglio ci sarà a New Dehli un appuntamento con tutti i membri delle commissioni Unesco per riconoscere l’Appia antica, e questo potenzialmente porterà fondi per continuare negli scavi archeologici e aumentare il budget per realizzare una comunicazione ancora più efficace.
E qual è l’accoglienza riservata ai viaggiatori dai locali? Emilio sostiene che nel 2018 quando percorse il primo cammino con zaino e borraccia gli abitanti lo accoglievano suonando i clacson, perchè percorreva tutta la strada a piedi e veniva preso per pazzo. Ora invece lo riconoscono e gli danno il merito di una visione che ha portato i suoi frutti. Al sud d’Italia, mi confessa, l’accoglienza è qualcosa di innato. Talvolta c’è diffidenza per qualcosa che è nuovo, però una volta che ci si conosce meglio, emerge il lato più ospitale. Questo aspetto umano risulta fondamentale perché il turista accolto in maniera ospitale diventerà ambasciatore del territorio.
Un aneddoto spiega bene tale concetto. Due docenti universitari australiani che hanno percorso un tratto di AppiaAPiedi, osservando un tratto di basolato vicino a Mondragone, vengono avvicinati da una persona del luogo. L’abitante gli racconta di un vino buono, in quanto la vigna risale all’epoca dei romani. Quando uno dei due turisti chiede una bottiglia, domandandone il prezzo, il Mondragonese risponde che il vino viene prodotto solo per essere regalato, non per essere venduto. Le sue parole furono “Noi questo vino lo facciamo perché ci piace e lo regaliamo solo se la persona lo merita”. La storia dimostra che l’accoglienza è qualcosa di intrinseco e che va soltanto riscoperta. In questo caso il territorio ha risposto in modo positivo anche alla diffidenza di trovarsi di fronte a uno sconosciuto. Non è forse questo quello di cui abbiamo più bisogno in un mondo in cui tutto viaggia sempre più veloce?
Ogni passo lungo l’Appia Antica non è solo un movimento nello spazio, ma un viaggio nel tempo, un incontro con storie secolari e con persone che mantengono viva la memoria di questi luoghi. Il cammino dell’AppiaAPiedi, con i suoi paesaggi, la sua ricchezza storica e culturale, e l’accoglienza calorosa dei suoi abitanti, ci ricorda che il vero viaggio è quello che facciamo dentro di noi per arricchirci. E un cammino del genere, con un ritmo così lento, non può non lasciare dentro di noi un segno indelebile.
di Marco Camporese
Per approfondire
“Appia” di Paolo Rumiz
“Viandanza” di Luigi Nacci
“Appia a piedi” di Marino Curnis
“La via appia in bicicletta” di Carmine Papa