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Le obbligazioni verdi sembrano essere lo strumento finanziario preferito dall’Ue per sostenere il NextGenerationEU. Un terreno attraente che sostiene un impianto rigenerativo da 1.800 miliardi di euro. La nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha confermato l’impostazione generale del Green Deal anche se resta da vedere cosa e come sarà modificato. Sul fatto che ci vogliano degli aggiustamenti e servano altre (nuove) risorse economiche, ci sono discussioni e posizioni assai diverse. E’ il gioco della politica e la condivisione delle scelte, già faticosa nei singoli Paesi a Bruxelles esplode. Il dato interessate di questi giorni che accompagna la seconda leadership di Ursula, pero’, è che l’Ue in tre anni ha emesso più di 65 miliardi di euro in obbligazioni verdi. Una massa di denaro straordinaria che vede l’Unione come il più grande emittente di obbligazioni al mondo a favore della transizione ecologica. Le nuove generazioni beneficeranno di questi soldi investiti per i prossimi decenni purché appianino squilibri e ingiustizie. Un piccolo passo indietro, ci ricorda che la scelta di ricorrere alle obbligazionari sostenibili fu fatta già nel 2020 per aiutare un disegno politico di portata cosi vasta da paragonarlo al Piano Marshall del dopoguerra. Quello scelta evidentemente si è rivelata vincente a favore dei principali settori che impattano sulla transizione energetica: trasporti, fonti rinnovabili, efficienza energetica per industrie e case, mobilità. In totale sono nove i settori sociali e industriali che stanno cambiando fisionomia. L’altro dato interessante è che la Commissione continuerà con l’emissioni di questi titoli per  coprire altri 264,6 miliardi di euro di investimenti. Chi ci dice che queste scelte di lungo periodo sono state azzeccate è il NGEU Green Bonds Impact and Alllcation, il rapporto annuale dell’Ue sulla finanza verde, appena pubblicato. I dati sono aggiornati ad agosto 2024 e confermano l’impostazione di fondo dei  27. 

Al di là delle diverse valutazioni sulle auto elettriche piuttosto che sulla direttiva per le case green- per portare  ad esempio due provvedimenti da taluni contestati- la strada della sostenibilità per combattere il cambiamento climatico e ricostruire l’Europa è un’opzione irreversibile. Per restare al caso delle obbligazioni se la loro emissione continuerà le emissioni di gas a effetto serra si ridurranno di 55 milioni di tonnellate all’anno. “Si tratta dell’1,5% di tutte le emissioni di gas nell’UE, pari alle emissioni combinate di 15 milioni di famiglie europee o alla sostituzione con veicoli elettrici di 38 milioni di automobili a combustione interna ”, è scritto nel NGEU. Fino ad agosto 2024, le misure messe in campo hanno ridotto di 1 milione e mezzo di tonnellate di CO2 le emissioni nocive rispetto al 2023. E’ sicuramente un impatto contenuto, ma “riflettendo lo stadio iniziale di attuazione dei progetti finanziati dalle obbligazioni verdi, si prevede che aumenterà progressivamente”. In questa prospettiva si inserisce anche il nuovo Regolamento sulle Obbligazioni Verdi Europee (EuGB), che introduce precisi obblighi sulla trasparenza delle operazioni, sull’impiego dei fondi per progetti sostenibili e più in generale sul rispetto di principi poco speculativi. “Il più grande rischio per chi investe, viene dal non sapere cosa sta facendo ” ha detto una volta il finanziere Warren Buffett. Con l’emissione delle obbligazioni l’Europa- per una volta almeno- pare proprio non correre questo rischio.

 

di Nunzio Ingiusto