Categorie: Editorial
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Credo che l’innovazione sia prima di tutto condividere, mettersi in gioco, avere il coraggio oltre che di mettersi in discussione, di sbagliare perché l’essenza del gioco è questa: provare a fare qualcosa di diverso dal solito senza credere che la nostra idea cambi il mondo, e sapere in anticipo che non tutto andrà bene. Quindi sbagliare sì, ma quel tanto che basta e non di più, per poi correggere il tiro e avere un successo pazzesco. Ricordando sempre che non esiste una ricetta che ci fa uscire dai guai. 

Il progresso condiviso richiede lavoro condiviso e dall’esperienza maturata in questi oltre 12 anni in GALILEO Visionary District ho imparato il valore e la forza che un team eterogeneo può avere per creare, lanciare, ottimizzare e innovare continuamente prodotti, servizi, marchi, iniziative e sistemi complessi. Ho avuto la possibilità di collaborare con oltre 400 realtà processando una media di 100 progetti all’anno spaziando dai consumer goods all’automotive, dal bio-med al food, nel settore pubblico quanto nel privato e questo osservatorio privilegiato sul mondo che cambia è la linfa costante che alimenta una curiosità insaziabile e una tensione positiva verso l’andare oltre. 

Innovare significa essere liquidi, cross-culturali in un connubio tra multidisciplinarietà e multisettorialità. Trasformare problemi complessi, spesso sistemici, in esperienze ponderate e analizzate con un approccio olistico è l’ingrediente segreto con cui affrontare i progetti mettendo attorno allo stesso tavolo designers, ingegneri, marketers, sociologi, antropologi, makers che cercano costantemente di promuovere migliori connessioni all’interno delle organizzazioni, tra brand e persone, tra umanità e tecnologia. 

Un approccio maturo, continuo e sistematico all’innovazione come quello descritto, supera l’interpretazione “shumpeteriana” di imprenditore innovatore” e prevede un’estesa collaborazione all’interno ed all’esterno dell’impresa per condividere idee e competenze complementari:

  • all’interno dell’impresa tra il marketing, le vendite, il post-vendita, la ricerca e sviluppo, la progettazione, la produzione, la manutenzione e l’amministrazione, finanza e controllo.
  • all’esterno dell’impresa, con interlocutori di varia tipologia, quali partner commerciali, terze parti, outsourcer, concorrenti, università, associazioni, comunità di pratica, poli tecnologici per la ricerca ed in primis clienti.

L’innovazione necessita poi di un secondo momento fondamentale, quello della conoscenza creativa. Questa ha come prerequisito due aspetti chiave:

  • la creazione di opportunità di condivisione di conoscenze complementari, attivabili attraverso l’approccio alla collaborazione sopra esposta
  • l’utilizzo esteso di strumenti sofisticati di knowledge management creativo e di market intelligence, che, attraverso motori di ricerca semantica, siano in grado di correlare elementi non strutturati, quali dati, parole, informazioni ed eventi utili alla costruzione degli scenari strategici per l’innovazione

Il rapporto con le imprese rappresenta uno strumento dai molteplici valori per un’ambiente come il GALILEO Visionary District; in primis non solo per scaricare a terra la mission legata alla ricerca e sviluppo, alla formazione, alla consulenza strategica e al trasferimento tecnologico ma perchè le imprese rappresentano un banco di prova cruciale nella formazione e nella crescita dei nostri studenti che trovano spazio negli organici con un tasso di placement che sfiora il 90% ad un anno dal diploma triennale. Allo stesso tempo imprenditori e manager diventano partner, mentor e counsellor delle nostre startup facendo si che la consulenza e i progetti d’innovazione si intreccino in un eco-sistema che fa di questa struttura un place-to-be poiché terreno fertile per la crescita di idee, imprese e soprattutto persone. 

 

Andrea Busato
Marketing manager e responsabile dei rapporti con le imprese di Scuola Italiana Design