Si parte dalla sua India e si approda in Italia. Poi s’incontrano gli agricoltori d’Africa, le lobby pro-OGM a Bruxelles, le questioni dell’agro-business in America Latina, le lotte delle contadine indiane…Quello che Vandana Shiva ci fa fare in questo libro è un doppio viaggio: il primo intorno al mondo, per conoscere la battaglia per la sovranità alimentare che aggrega persone, gruppi, associazioni intorno a una vera sfida in favore della democrazia. Il secondo percorso evoca la pluridecennale e pacifica lotta civile che ha reso questa donna “una delle sette femministe più potenti al mondo” (Forbes). Campi di cotone e semi ibridi, ricerche scientifiche e processi nei tribunali, campagne internazionali di boicottaggio e azioni quotidiane come farsi l’orto o acquistare cibi a km zero. In queste pagine, a metà tra il manifesto sociale e il racconto autobiografico, Shiva ci fa capire una questione centrale per l’oggi: “La difesa dei diritti della Terra innegabilmente contribuisce alla difesa dei diritti umani”. Di fronte alla crisi ecologica l’unica via d’uscita -secondo la paladina anti-OGM- è far sì che il mercato non s’impossessi anche della nostra aria, terra e acqua, in sostanza della vita: “Poche multinazionali cercano di assicurarsi il controllo delle risorse della Terra. Le manipolazioni della bioingegneria sono il sintomo di una perversione etica. Difendere i diritti della Terra Madre è la lotta con le maggiori chance di portare a una pace duratura.”
V. SHIVA,
La terra ha i suoi diritti. La mia lotta di donna per un mondo più giusto,
2016, Ed. EMI,
297 pagg.,
euro 17,10.