Dal Rapporto ASviS: l’Italia non ha ancora risolto il problema del degrado e del consumo di suolo. Va elaborato un piano nazionale per il ripristino degli ecosistemi e adottato un nuovo sistema di contabilità ambientale.
Una panoramica sul Goal 15: a che punto siamo
Nell’ultimo anno sono state adottate alcune proposte strategiche per l’attuazione del Goal 15 “Vita sulla Terra” a livello nazionale, secondo il Rapporto ASviS 2022. È stata per esempio approvata la Strategia nazionale forestale (Snf) ed è in fase di adozione la Strategia nazionale per la biodiversità (Snb), che intende riprendere gli obiettivi delle corrispondenti strategie europee.
Gli obiettivi complessivi della nuova Strategia europea prevedono che al 2030 almeno il 30% della terra e il 30% del mare nell’Ue debba essere protetto, di cui almeno il 10% delle terre e il 10% delle acque marine dovrebbero essere rigorosamente protette.
La Commissione europea ha poi definito una proposta di legge europea per il ripristino della natura. La legge è in linea con quanto richiesto dall’ASviS e richiama le proposte del Comitato per il capitale naturale di avviare una grande “opera pubblica di tutela e ripristino dei nostri ambienti terrestri e marini che costituiscono la base fondamentale del benessere e della salute di tutti noi”, unitamente all’estensione e al rafforzamento del sistema delle aree protette.
Considerato che i ritorni economici nella protezione e nel ripristino della natura sono valutati più alti della relativa spesa (nella proposta di legge europea per il ripristino della natura, viene indicato un rapporto da 8 a 38 per ogni euro speso), devono essere introdotte nuove regole di finanza pubblica per consentire gli investimenti necessari, nonché valutata l’introduzione del rispetto del principio di non nuocere alla salute e all’ambiente (ora previsto anche all’art.41 della Costituzione) per ogni iniziativa economica privata.
Per quanto riguarda il consumo e il degrado del suolo, problemi mai risolti dal nostro Paese, il rapporto Ispra sul consumo di suolo 2022 valuta nel dettaglio l’indicatore 15.3.1 dell’Agenda 2030, stimando un valore medio nazionale del degrado pari al 17,2% del territorio, con un’ampia variabilità regionale, dal 3% al 28%. Il fenomeno è fortemente trainato per l’Italia dal consumo di suolo. Secondo lo stesso Rapporto, il suolo consumato al 2021 risulta pari al 7,13%, con un’accelerazione rispetto agli ultimi anni con incrementi che superano la soglia dei due metri quadrati al secondo e sfiorano i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno. La Strategia nazionale per la biodiversità prevede per fronteggiare il fenomeno una legge nazionale sul consumo di suolo.
Infine, sul tema della finanza sostenibile, non emergono particolari novità nel quadro nazionale.
L’Europa e il Goal 15
L’indice composito europeo del Goal 15 descrive un andamento costantemente negativo tra il 2010 e il 2019. Le criticità di questo Obiettivo riguardano il continuo aumento del consumo di suolo. Il suolo impermeabilizzato passa dall’1,7% del 2012 all’1,8% del 2018, mentre l’indicatore che ne misura, in termini indicizzati, il consumo in ettari passa da 103,5 a 108,3 punti tra il 2012 e il 2018. Unico indicatore che migliora nell’arco temporale analizzato è la copertura forestale che, tra il 2012 e il 2018, passa dal 42,6% al 43,5% del territorio europeo.
La situazione del Goal 15 è dunque tra le più critiche dell’intera Unione, dove tutti gli Stati nel 2019 si attestano a un livello inferiore rispetto al 2010. Particolarmente negativa è la variazione evidenziata da Cipro, Svezia e Polonia, a causa principalmente dell’aumento del consumo di suolo. Rispetto alla media Ue, l’Italia registra una minore copertura forestale e una maggiore copertura di suolo, ma, nell’ultimo decennio, ha impermeabilizzato meno suolo. Non è stato possibile analizzare il 2020 a causa della mancanza di dati.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi europei è consultabile qui.
L’Italia e il Goal 15
A livello italiano, l’indicatore composito sul Goal 15 peggiora tra il 2010 e il 2021, con un andamento costantemente negativo per l’intera serie storica analizzata. Le criticità di questo Goal riguardano il continuo aumento del consumo di suolo. In particolare, tra il 2006 e il 2021, l’impermeabilizzazione del suolo passa dal 6,7% al 7,1% (+1.153 chilometri quadrati di suolo consumato) e la frammentazione del territorio naturale e agricolo passa da 44,5% nel 2012 a 44,7% nel 2021. Il coefficiente di boscosità è l’unico indicatore che evidenzia segni di miglioramento, passando da 35,7% nel 2010 a 37,8% nel 2020. Solo nel 2020 si è assistito a una diminuzione dell’incremento del consumo di suolo, dovuto principalmente alla riduzione delle attività economiche causata dalla crisi pandemica.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui.
Le proposte dell’ASviS su “Vita sulla terra”
- Integrare la proposta di Snb con i nuovi obblighi che entreranno in vigore con la legge europea per il ripristino della natura e valutare nella Strategia un rialzo delle soglie minime di conservazione previste da quella europea.
- Rafforzare la cooperazione istituzionale e la partecipazione delle comunità locali per la resilienza dei sistemi forestali ai fenomeni indotti dai cambiamenti climatici e adottare nuovi indicatori di monitoraggio.
- Elaborare un piano nazionale per il ripristino degli ecosistemi.
- Attuare da subito la gerarchia sul consumo di suolo proposta dalla Commissione europea.
- Ampliare e approfondire il tema del pagamento dei servizi ecosistemici per le aree protette.
- Sviluppare il Principio di condivisione giusta ed equa derivante dall’utilizzo delle risorse genetiche.
- Introdurre misure strutturate in risposta al fenomeno di traffico di specie (flora e fauna) protette.
- Garantire che la rendicontazione prevista dal Target 15.9 entri in vigore dal prossimo esercizio finanziario e che ne sia dato conto in tutti i successivi atti di pianificazione finanziaria e non finanziaria.
- Adottare il System of environmental-economic accounting, nuovo standard statistico che prevede un framework di contabilità per misurare il contributo degli ecosistemi alle nostre società e il loro stato di salute.
- Introdurre la riforma fiscale ecologica, spostando le tasse dal lavoro al consumo di risorse e all’inquinamento, internalizzando i costi esterni negativi di beni e servizi, avvalendosi anche delle ultime indicazioni dello studio Ocse predisposto per l’Italia, incluso un programma per l’eliminazione dei Sussidi ambientalmente dannosi.
- Introdurre misure per il rispetto del principio di non nuocere alla salute e all’ambiente per ogni investimento privato.