L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, fornisce un “progetto condiviso per la pace e la prosperità delle persone e del pianeta”. Al centro vi sono 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals o SDGs), che rappresentano un appello urgente all’azione da parte di tutti i Paesi – sviluppati e in via di sviluppo – in un partenariato globale. Essi riconoscono che la fine della povertà e di altre privazioni deve andare di pari passo con strategie che migliorino la salute e l’istruzione, riducano le disuguaglianze e stimolino la crescita economica, il tutto affrontando il cambiamento climatico e lavorando per preservare i nostri oceani e le nostre foreste. Ogni anno, il Segretario Generale delle Nazioni Unite presenta un rapporto annuale sui progressi degli SDG, sviluppato in collaborazione con esperti dei rispettivi settori e basato sul quadro di indicatori globali e sui dati prodotti dai sistemi statistici nazionali e sulle informazioni raccolte a livello regionale. Dall’ultimo rapporto emerge che, mentre la deadline del 2030 si fa sempre più vicina, non sono ancora arrivati segnali positivi riguardo l’implementazione di questi obiettivi. Solo il diciassette per cento delle proposte contenute negli SDGs è sulla buona strada per essere raggiunto, quasi la metà sta mostrando progressi minimi o moderati ma oltre un terzo sono in stallo o addirittura regrediti.
Nell’ambito del clima e della biodiversità (contenuti nell’obiettivo numero 13 dell’Agenda 2030), nonostante alcune riduzioni delle emissioni nei paesi più sviluppati e l’aumento delle energie rinnovabili, le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto livelli record nel 2022 e i dati in tempo reale del 2023 indicano un continuo aumento nel loro utilizzo. I livelli di anidride carbonica hanno superato infatti del 150% i livelli preindustriali, i finanziamenti pubblici per la produzione e il consumo di petrolio, carbone e gas sono più che raddoppiati dal 2021 al 2022 e triplicati dal 2015, ostacolando i progressi verso una transizione a net zero (stato in cui le emissioni di gas a effetto serra dovute alle attività umane e gli assorbimenti di tali gas sono in equilibrio in un determinato periodo). L’acidificazione degli oceani è in aumento e persisterà se le emissioni di CO2 continueranno a salire.
Quello che si pone l’obiettivo numero 13 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, titolato “Climate action” e quello di definire delle azioni per agire con urgenza contro il riscaldamento globale e i suoi potenzialmente devastanti impatti. I target che vengono definiti in questo obiettivo sono principalmente cinque:
- 13.1 Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali in tutti i Paesi.
- 13.2 Integrare le misure relative al cambiamento climatico nelle politiche, nelle strategie e nella pianificazione nazionali.
- 13.3 Migliorare l’educazione, la sensibilizzazione e la capacità umana e istituzionale sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, l’adattamento, la riduzione dell’impatto e l’allerta precoce.
- 13.A Attuare l’impegno assunto dai Paesi sviluppati aderenti alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 da tutte le fonti per rispondere alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo nel contesto di azioni di mitigazione significative e di trasparenza sull’attuazione e rendere pienamente operativo il Fondo Verde per il Clima attraverso la sua capitalizzazione il prima possibile.
- 13.B Promuovere meccanismi per aumentare le capacità di pianificazione e gestione efficace dei cambiamenti climatici nei Paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, concentrandosi anche su donne, giovani e comunità locali ed emarginate.
Tutti gli anni dell’ultimo decennio sono presenti nella top10 come i più caldi mai registrati (inteso dall’inizio delle rilevazioni sistematiche strumentali, anno 1880), con un aumento significativo di incendi devastanti, uragani, siccità, inondazioni e altre catastrofi climatiche in tutto il mondo. Nel 2023 solamente sono stati infranti tutti i possibili record di temperature massima in diversi luoghi del pianeta e il mondo ha assistito in tempo reale all’evolversi della crisi climatica. Le comunità di tutto il mondo subiscono gli effetti di condizioni meteorologiche estreme, che distruggono quotidianamente vite e mezzi di sussistenza.
Il cambiamento climatico sta sconvolgendo le economie nazionali e mettendo a rischio vite e mezzi di sussistenza, colpendo in particolare le popolazioni più vulnerabili e registrando tassi di mortalità umana elevatissimi a causa di inondazioni, siccità e tempeste. Se lasciato incontrollato, annullerà inoltre molti dei progressi e gli sviluppi ottenuti negli ultimi anni e provocherà migrazioni di massa che porteranno ad un aumento dell’instabilità geopolitica e ad ulteriori conflitti. Per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sopra i livelli preindustriali, le emissioni devono già diminuire e dovranno essere ridotte di quasi la metà entro il 2030, un obiettivo che, vedendo i report con i progressi prodotti dalle Nazioni Unite, sembra essere ancora lontano.
Sono necessarie delle azioni urgenti e rivoluzionarie che vadano oltre i semplici piani e promesse che arrivano dalle COP (Conference of Parties), comprendendo l’interno mondo economico e sociale per delineare un percorso chiaro per raggiungere emissioni net zero. Misure immediate sono necessarie per evitare conseguenze catastrofiche e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.
Secondo l’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), i flussi finanziari globali per il clima hanno raggiunto una media annuale di 803 miliardi di dollari nel periodo 2019-2020, con un aumento del 12% rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, questo è ancora insufficiente per limitare il riscaldamento globale, i finanziamenti legati ai combustibili fossili hanno infatti superato quelli per l’adattamento e la mitigazione del clima nel 2020. Nel 2019, almeno 120 dei 153 paesi in via di sviluppo avevano intrapreso attività per formulare e implementare Piani Nazionali di Adattamento per migliorare l’adattamento e la resilienza al clima, un aumento di 29 paesi rispetto all’anno precedente. Tuttavia, i progressi nel raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del rischio di catastrofi del 2020 sono stati lenti a causa dello svilupparsi della pandemia da COVID-19.
La tabella di marcia proposta dalle Nazioni Unite per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C ed evitare il peggio non può permettersi ritardi, indecisioni o mezze misure da parte della comunità globale. Serve un’azione immediata e drastica per ridurre le emissioni globali di gas serra in questo decennio e per raggiungere il net zero entro il 2050.
di Pietro Boniciolli
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