L’Ultimo Rapporto Mal’aria di Legambiente punta il dito contro la mobilità urbana. I Sindaci devono dare un segnale di discontinuità con provvedimenti più efficaci ed investimenti
Torino, Milano, Modena, Asti, Padova, Venezia, conquistano il brutto primato di città più inquinate del 2022. Insieme ad altre 25 hanno collezionato i dati peggiori per qualità dell’aria. Per il Rapporto Mal’aria di Legambiente 72 città sono completamente fuori dai parametri su salute e ambiente. La notizia sta facendo il giro d’Europa, perché l’Italia è tra i Paesi dove la transizione energetica ed ecologica non sembra tenere nel dovuto conto gli agglomerati urbani. Oltre tutto, il governo non ha ancora approvato il Piano clima nazionale. Le valutazioni critiche partono dal fatto che le città più inquinate (ma non solo) sono in ritardo rispetto agli standard europei. Da quest’anno, infatti, bisogna rispettare 20 microgrammi/mc, al massimo, per le polveri sottili classificate PM10 e 10 microgrammi/mc per le altre polveri sottili di diametro inferiore e classificate come PM2.5. Le polveri PM10 sono state tenute un po’ di più sotto controllo nelle città ma i livelli non sono idonei a « garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, » si legge nel Rapporto. lti anche anche i livelli di biossido di azoto (NO2) sparsi in città. Il 2022, insomma si è chiuso molto male per 29 città su 95 che hanno superato ogni giorno i limiti vigenti. Oltre alle città di cui dicevamo all’inizio nella black list di Legambiente ci sono anche Vicenza, Bergamo, Piacenza, Alessandria, Como, Brescia, Mantova. Tutte in un modo o nell’altro hanno registrato punte elevate di inquinamento atmosferico. Ci vuole, allora, un cambio di passo e una maggiore attenzione da parte di governo ed amministrazioni locali. Più investimenti che concorrano a ripulire l’ambiente e ad innestare circuiti virtuosi per l’economia urbana. E forse è il caso di cominciare a rivedere i piani ambientali cittadini (se sono stati adottati) e con quali specifiche.
Nelle città inquinate la mobilità è sotto accusa
Dal 1 febbraio parte la campagna di sensibilizzazione itinerante Celan Cities. In 17 città capolouogo fino al 2 marzo so terranno incontri ed approfondimenti con rappresentanti delle amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere delle sfide ecologiche nei vari contesti urbani. Le risorse economiche non dovrebbero mancare, dato che trasporti efficienti e abbattimento delle fonti inquinanti negli edifici pubblici sono nel PNRR ed in altri fondi europei non impegnati. I sindaci, però, devono fare il proprio dovere avendo cura di preparare i bandi pubblici in tempi congrui. Il punto critico degli spostamenti, dovrebbe segnare una forte discontinuità, agendo anche sui comportamenti privati che molte volte, giocoforza, si affidano il mezzo privato perché quelli pubblici sono al collasso. Legambiente propone il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ (Zone a zero emissioni). Lo dimostrano- nonostante tutto- l’esperienza di Milano (con l’area B) o l’ultra Low Emission Zone a Londra. Va bene anche la limitazione della velocità a 30 km all’ora, insieme al potenziamento di bus e tram, alla elettrificazione degli autobus ed allo sharing mobility. « L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza”, dice Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente. “In Europa, è la prima causa di morte prematura- aggiunge- e l’Italia registra un triste primato con più di 52mila decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente ». Anche per questa spaventosa realtà è necessario che i Comuni- sostiene l’Anci- ci siano azioni importanti per l’innovazione e la decarbonizzazione della mobilità urbana. Mai come in questo caso la spesa pubblica aiuta a vivere meglio.