Immagina un bambino curioso, all’età di dieci anni, che mette la testa dentro una maschera collegata a un videogioco per guidare un carro armato. È il lontano 1970 e quel bambino è affascinato da quest’esperienza “immersiva” che lo fa sentire dentro al gioco. Non lo sa ancora, ma quel momento segnerà l’inizio del suo viaggio nel mondo in continua evoluzione dell’informatica e della tecnologia.
Negli anni ’80, il nostro protagonista si trova di fronte a un vero e proprio boom di videogiochi arcade, le sale giochi sono il luogo di ritrovo per eccellenza. Qui scopre l’interattività digitale, giocando con videogiochi che lo stimolano visivamente e manualmente, consolidando la sua passione per il mondo virtuale.
Avanza il tempo e arriva agli anni ’90, una decade densa di cambiamenti epocali. Lui, ormai adulto e diventato un appassionato grafico 3D, si trova ad assistere all’esplosione di Internet, grazie a un provider italiano chiamato Agorà. Il web diventa il nuovo mondo da esplorare, una rete di collegamenti infiniti che stanno cambiando il mondo.
Proprio in quegli anni, intravede il futuro: legge sugli articoli di riviste di settore di un sistema operativo tridimensionale, un’idea rivoluzionaria che sembra fantascienza. È un’epoca di sperimentazioni e innovazioni, i DVD interattivi Philips, i touchscreen, i sensori di tocco e di presenza, l’avvento di Kinect. Lui assorbe tutto, immergendosi in ogni nuova tecnologia, sperimentando il design, i percorsi sensoriali, gli allestimenti interattivi e immersivi.
Poi, arrivano gli anni 2000 e con essi l’intelligenza artificiale, che inizia a mostrare le sue potenzialità. In particolare, l’AI generativa comincia a dare forma a contenuti dinamici e personalizzati. La sua curiosità è insaziabile, rimane affascinato da queste nuove tecnologie che trasformano il modo in cui viviamo, lavoriamo e giochiamo.
Ecco che finalmente, nel 2023, il nostro osservatore curioso si trova di fronte all’Apple Vision Pro, il prodotto che sembra incarnare tutte le innovazioni e i sogni di quegli anni di evoluzione tecnologica. Questo dispositivo di realtà aumentata e virtuale non è solo un accessorio, è un cambiamento epocale. Rappresenta il nuovo mouse del futuro, il cuore di un sistema operativo immersivo tridimensionale, dove l’interazione non è più vincolata dallo schermo piatto, ma si sviluppa in un’esperienza tridimensionale coinvolgente.
Il Vision Pro trasforma il tuo mondo in un dispositivo informatico. Puoi lavorare, giocare, guardare film, visualizzare contenuti 3D, fare videochiamate con amici e familiari, e accedere a ogni app sull’App Store attraverso di esso. Non c’è nulla che non puoi fare con Vision Pro, il che lo rende un dispositivo incredibile. Nella visione del futuro di Tim Cook, Vision Pro sostituisce completamente i dispositivi informatici. Non hai bisogno di laptop, telefoni, orologi o persino controller VR per interagire con il mondo digitale. Il Vision Pro gestisce le funzionalità del tuo laptop o desktop, permettendoti di fare presentazioni, scrivere e-mail, modificare file e fare praticamente qualsiasi cosa su un enorme schermo virtuale.
L’interfaccia del Vision Pro non è più una semplice interfaccia… È il tuo intero mondo (o come Apple lo chiama, VisionOS). Ogni elemento occupa uno spazio 3D nella tua visione, e non è vincolato da uno schermo. Puoi selezionare, sovrapporre, ridimensionare o spostare elementi del tuo mondo semplicemente usando le tue mani, eliminando la necessità di un controller. Puoi scegliere di vedere il mondo intorno a te, o immergerti in un regno digitale con una semplice rotazione di una manopola (o di una corona), pur rimanendo connesso al mondo intorno a te.
Un schermo sulla parte anteriore del Vision Pro agisce come i tuoi occhi digitali (o come Apple lo chiama EyeSight), quindi quando le persone ti parlano, vedono i tuoi occhi. Se sei immerso in un contenuto, i tuoi occhi non sono visibili sullo schermo, quindi sanno di non disturbarti – è molto simile a come le persone sanno che non stai interagendo con loro se non stai facendo contatto visivo. Tuttavia, se hanno bisogno di attirare la tua attenzione mentre sei in un’esperienza immersiva (come un film), possono semplicemente avvicinarsi a te, e EyeSight si attiva. Diventano improvvisamente visibili a te all’interno del tuo casco, e i tuoi occhi diventano visibili a loro. L’intera interazione è così complessa e sfumata, che non hai bisogno di un telecomando o di controller VR.
C’è, tuttavia, un lato inaspettato in questa storia: nonostante la sua impressionante tecnologia, il Vision Pro potrebbe sembrare un rischio per la stessa Apple. Indossando il Vision Pro, non guarderai più un iPhone, un MacBook, un Apple Watch, un iMac o una TV. Non indosserai nemmeno più gli AirPods… Questo potrebbe sembrare un problema per Apple, un’auto-sabotaggio dei suoi stessi prodotti. Ma la realtà potrebbe essere molto più sfumata.
Con il passare del tempo e l’evolversi delle tecnologie, l’Apple Vision Pro potrebbe prendere il posto di tutti i singoli prodotti di Apple, incorporando tutte le loro funzioni e possibilità in un unico dispositivo estremamente avanzato. Questo non renderà obsoleti iPhone, MacBook o Apple Watch, ma piuttosto trasformerà il loro spirito e la loro funzionalità in qualcosa di nuovo, di più unificato e potente. Sarà un percorso graduale, scandito dal progresso tecnologico e dall’adattamento dell’utente a nuove modalità di interazione, ma potrebbe rappresentare il vero futuro dell’ecosistema Apple: un singolo dispositivo che racchiude l’intero universo digitale di un individuo. Questa ipotesi potrebbe essere solo fantascienza ma la sua realizzazione dipenderà da come il mercato accoglierà Apple Vision Pro.
Pur riconoscendo l’incredibile avanzamento che Vision Pro rappresenta, il nostro protagonista, sempre curioso come quando aveva 10 anni, non può fare a meno di riflettere sulle complesse implicazioni di questa nuova era digitale. L’intero mondo è ormai intriso di tecnologia, ma questo non è senza i suoi rischi e le sue sfide.
Non è più solo questione di come utilizziamo la tecnologia, ma di come la tecnologia ci sta plasmando, influenzando i nostri comportamenti, le nostre interazioni sociali e la nostra percezione della realtà. La linea tra il mondo reale e quello virtuale si assottiglia sempre più, e questo può avere conseguenze inaspettate sulla nostra psiche, sulle nostre relazioni e sulla nostra società nel suo complesso.
La privacy è diventata una questione centrale, poiché questi dispositivi raccolgono sempre più dati su di noi. Si tratta di una questione delicata, poiché il bisogno di proteggere le informazioni personali entra in conflitto con l’innovazione e la personalizzazione offerte da queste tecnologie. La fiducia che riponiamo nelle aziende che gestiscono i nostri dati personali è massima, ma c’è sempre il rischio che queste informazioni possano essere utilizzate in modo improprio o cadere nelle mani sbagliate.
La dipendenza dalla tecnologia è un altro problema emergente. L’accesso costante all’informazione, la connessione incessante e la facilità di interazione virtuale hanno ridotto il nostro tempo per la riflessione, l’introspezione e la solitudine. La nostra attenzione è costantemente sollecitata, e questo può portare a stress e burnout.
Infine, mentre la tecnologia ha il potenziale di connettere le persone a livello globale, può anche amplificare le divisioni e creare un senso di isolamento. In un mondo sempre più digitalizzato, coloro che non hanno accesso alla tecnologia o non hanno le competenze per utilizzarla possono essere lasciati indietro, creando una nuova forma di disuguaglianza.
Ecco dunque il nostro protagonista, che si ritrova davanti all’orizzonte di un futuro che per molti potrebbe sembrare incerto e complesso, ma che per lui rappresenta un campo infinito di possibilità. La sua avventura nel mondo della tecnologia non si è conclusa; anzi, è solo all’inizio. Per lui, la tecnologia non è solo un insieme di dispositivi e innovazioni; è un ponte che supera le barriere, un amplificatore di potenzialità, un mezzo che gli permette di esprimersi e di navigare nel mondo in modi che altrimenti non sarebbero possibili.
La storia dell’informatica, così come la sua, non è una storia di freddi circuiti e algoritmi, ma di umanità, di superamento delle difficoltà, di coraggio nell’esplorare l’ignoto. Sa che l’avvento del mondo digitale non è senza sfide e rischi, ma è determinato a affrontarli con curiosità e apertura mentale, così come ha sempre fatto.
Alla fine, non è la tecnologia a definire la vita di un individuo, ma è l’individuo stesso a plasmare e definire il suo uso della tecnologia.