Categorie: Editorial
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Il cinema, da sempre specchio della società, sta lentamente ma inesorabilmente evolvendo verso una rappresentazione più autentica e inclusiva della realtà. Sempre più spesso, sullo schermo troviamo storie che raccontano di vite diverse, di esperienze marginali, di identità che sfidano gli stereotipi. Le immagini in movimento, con la loro capacità di evocare emozioni intense e di trasportare gli spettatori in mondi lontani, esercitano un’influenza significativa sulle nostre percezioni, sui nostri valori. I cineasti, in qualità di narratori visivi, hanno il compito di raccontare storie che risuonino con il pubblico, ma anche di farlo con un occhio critico e responsabile. Rappresentare la diversità umana in modo autentico e rispettoso significa andare oltre gli stereotipi e offrire al pubblico l’opportunità di conoscere e comprendere esperienze di vita differenti dalle proprie.  Ma quanto è davvero inclusivo il nostro cinema? E quali sono le sfide e le opportunità che si aprono in questo ambito? 

Il diverso, dall’uomo bianco etero, è stato, anche se il tempo verbale potrebbe essere anche coniugato al presente, rappresentato come uno stereotipo fine a sé stesso. Molti personaggi appartenenti a minoranze etniche sono stati rappresentati come macchiette comiche o come figure negative, rinforzando pregiudizi e discriminazioni. Oppure, caratterizzati da una mancanza di complessità. Spesso i personaggi appartenenti a etnie diverse sono stati presentati come monodimensionali, privi di sfumature e complessità. Il trattamento riservato al “diverso” ha rinforzato i pregiudizi nei confronti delle minoranze etniche. Ma! Forse qualcosa si muove. L’inclusività nei film, secondo il nuovo Entertinmente Diversity Progress Report pubblicato da Luminate in occasione del National Association of Broadcasters Show di Las Vegas, è in espansione, anche se c’è ancora strada da fare.

 Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento significativo di film che affrontano temi come la disabilità, l’orientamento sessuale, l’identità di genere, le minoranze etniche. Personaggi un tempo relegati ai margini, oggi diventano protagonisti, portando sullo schermo le loro storie e le loro complessità. Un film, attraverso storie ben costruite e personaggi complessi, può promuovere l’empatia, la comprensione reciproca e l’impegno per un mondo più giusto e sostenibile. Quando ci identifichiamo con i personaggi sullo schermo, quando proviamo le loro emozioni e condividiamo le loro aspirazioni, siamo più propensi a metterci nei panni degli altri e a impegnarci per creare una società più equa e inclusiva. Se prendiamo in considerazione il tema dell’inclusività dei neri, grazie alla cronaca mondiale e nello specifico l’uccisione nel 2020 di George Floyd ha portato i personaggi di colore a ricoprire il 17,5% dei ruoli principali nei film del 2022. Questo dato se messo in relazione al fatto che le pellicole del 2022 incentrate su personaggi neri sono state 35, non sembra proprio un gran traguardo. 

Quindi, la strada da percorrere è ancora lunga. Le rappresentazioni spesso rimangono stereotipate, le storie si concentrano su aspetti specifici dell’identità, trascurando la complessità degli individui. È fondamentale che le persone con disabilità, le comunità LGBTQ+, le minoranze etniche siano coinvolte in ogni fase della produzione cinematografica, dalla scrittura alla regia, per garantire una rappresentazione autentica e rispettosa.

Il cinema è molto più di una semplice forma di intrattenimento. È un potente strumento di comunicazione, un catalizzatore di idee e un motore di cambiamento sociale. È responsabilità dei cineasti utilizzare questo mezzo con consapevolezza e impegno, per creare opere che siano allo stesso tempo emozionanti e significative.

di Angela Zaghi