Il 7 aprile è la giornata mondiale della salute.Il bene primario dell’umanità è attaccato e scosso da fattori prevedibili e imprevedibili. E’ un dato di fatto acquisito, ormai, che la diffusione di molte malattie è legata ai cambiamenti climatici. Clima e qualità ambientale condizionano la nostra vita sia quando siamo, per così dire, liberi, che quando lavoriamo. Per il mondo del lavoro in Italia c’è un progetto che avanza in maniera spedita per gestire e prevenire gli effetti del clima sulla salute. I lavoratori che trascorrono la maggior parte delle loro attività all’aperto- settore agricolo,delle costruzioni, nuovi lavori – sono tra i più esposti agli effetti del caldo e in generale a tutti i fenomeni atmosferici. Progressivamente se ne sta prendendo atto, ma la strada da percorrere è ancora lunga.
Il progetto tutto italiano si chiama Worklimate e il 2023 dovrebbe sancire ulteriori successi applicativi dopo le prime sperimentazioni. Il vero test si farà nella prossima estate, che, tra l’altro, si annuncia abbastanza calda. Worklimate è stato concepito e coordinato da strutture sanitarie italiane di livello. In testa ci sono CNR e INAIL, poi alcune ASL della Toscana, il Servizio Sanitario regionale del Lazio, il Consorzio Lamma di monitoraggio per lo sviluppo sostenibile. Il tema degli effetti climatici sul lavoro ha conquistato molti spazi nelle ricerca, fino al punto da produrre una guida una informativa per la gestione del rischio caldo. Una specie di vademecum a disposizione di imprenditori, lavoratori, sindacati, Enti territoriali.
L’Italia mantiene l’angosciante primato di infortuni mortali sul lavoro. Degli oltre 1000 verificatisi nel 2022, 790 sono avvenuti sul posto di lavoro e 300 mentre le persone si recavano o tornavano dal lavoro. Tra le cause all’origine degli infortuni vi sono certamente quelli legati ai fattori ambientali. Tuttavia, le analisi erano marginali ed anche le inchieste giudiziarie successive agli incidenti, finora hanno dato poco rilievo a questi fenomeni. CNR e INAIL se ne sono fatti carico, ponendo attenzione su episodi gravi come l’esposizione a temperature estreme, ondate di calore, inquinamento atmosferico, esposizione alle radiazioni solari o cancerogene, uso di sostanze pericolose. Certo, ci sono leggi ed obblighi per tutti. Ma quando il progetto è stato illustrato a Roma, pochi giorni fa, l’attenzione del mondo del lavoro è salita di livello. Le preoccupazioni maggiori sono andate a coloro che svolgono mansioni di lavoro open, in ambienti non climatizzati, per strada, in luoghi non protetti e, purtroppo, poco visitati dalle autorità sanitarie o di prevenzione.
Worklima ha riunito un team multidisciplinare di economisti, medici, specialisti che oggi mettono sull’avviso sulle principali precauzioni da prendere, perché la questione ambientale pervade la produzione di beni e servizi. La guida dell’INAIL ha, dunque, un valore operativo basata su evidenze come lo stress termico ambientale, le alterazioni di vento, pioggia, sole e tanto altro. L’allerta da caldo, in particolare, durante il lavoro era sconosciuta in Italia, fino a quando il territorio non è stato interessato da casi estremi e tropicalizzazione. Per lungo tempo si sono temute cadute della produzione, pause lavorative ingiustificate, assenze per malattia strumentali e via dicendo. Intercettare, invece, i fenomeni climatico-ambientali alla base di necessità specifiche dei dipendenti è una vittoria del buon senso e delle regole civili. D’altronde la medicina specialistica è in grado di stabilire con poco errore, l’origine di certe patologie e in quali condizioni di vita o di lavoro si sono prodotte. Il capitale umano va protetto e cosi’ in determinate circostanze, i ricercatori raccomandano pause di lavoro brevi. Tanto più frequenti quanto maggiore è il rischio associato al caldo. Sono pause che abbassano i rischi, ma non influenzano la produttività, che ,viceversa, ne guadagna in concentrazione ed attitudine.
Con il progetto Worklima il gruppo di lavoro dimostra scientificamente che l’ambiente non è un fattore indipendente dal lavoro, cosa peraltro consolidata in Paesi africani o del Sud America. L’evoluzione di cio’ che è stato fatto saranno una piattaforma previsionale web e una web app. Già oggi le informazioni sul sito dell’INAIL indirizzano lavoratori, imprenditori, organizzazioni sindacali su come prepararsi per affrontare situazioni di emergenza. Non è un caso se le prime implementazioni hanno prodotto protocolli specifici, ordinanze, accordi per tenere sotto controllo i rischi prima ancora che si manifestino. Uno straordinario passo avanti contro i pericoli sul lavoro, che raggruppa in una sola azione due bisogni imprescindibili delle società moderne.
di Nunzio Ingiusto