Se, da un lato, le startup non incantano più, restano tuttavia alti gli interessi in termini di investimenti sugli innovation hub e sugli innovation district nei territori e soprattutto da quelli sviluppati dalle grandi aziende in ottica di open innovation. Gli esempi
L’innovazione e gli investimenti in Italia continuano promuovendo la crescita delle imprese in ottica sostenibile e allo stesso tempo mettendo al centro la trasformazione digitale e il rilancio del territorio. Importante da questo punto di vista la visione trasversale portata avanti precedentemente dal governo Draghi e altrettanto sfidanti gli obiettivi che dovrà raggiungere il governo Meloni in termini di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza anche in ottica sostenibile perseguendo il cosiddetto green deal europeo.
Risulta pertanto necessario creare dei percorsi di accompagnamento e di supporto, anche attraverso programmi di tutoring e di mentoring per sostenere le startup e soprattutto valorizzare il capitale umano, fondamentale per portare avanti gli obiettivi di crescita e digitalizzazione delle imprese italiane.
I dati del Cerved
Gli ultimi dati elaborati dal Cerved hanno tuttavia evidenziato una frenata del cosiddetto incantesimo delle startup: se da un lato è doveroso ricordare come esse siano state il vero motore della crescita occupazionale, dove nel solo 2021 hanno generato un contributo di 343.000 addetti su un totale di 535.000 in termini di saldo occupazionale positivo, oggi a causa del rallentamento dell’economia e dell’incertezza dei mercati, hanno subito una flessione nel 2022 pari al 10,6% mettendo così a rischio 27.000 posti di lavoro e 2,5 miliardi di euro di fatturato. È la prima volta che si è invertito un trend positivo che durava dal 2013.
Distretti di innovazione in Italia
Per quanto questi dati evidenzino un segnale da non trascurare, come confermato dall’Ad Cerved Andrea Mignanelli nel corso della presentazione dello studio “Le imprese nate del 2022 e il contributo economico delle startup”, restano tuttavia alti gli interessi in termini di investimenti sugli innovation hub e sugli innovation district nei territori e soprattutto da quelli sviluppati dalle grandi aziende in ottica di open innovation.
Gli esempi di Gucci e Ferrero
Uno degli ultimi investimenti più interessanti ad esempio, pari a 15 milioni di euro per un triennio nell’ambito dei programmi di sostegno promossi dal ministero delle imprese e del made in Italy, arriva da parte di Gucci che impianterà un cuore verde nel lusso italiano: infatti in Toscana nascerà il primo circular hub come nuovo modello per recupero, riciclo, riutilizzo e sostenibilità sulle soluzioni più tecnologiche e innovative in ottica di migliorare la qualità dei prodotti, la loro durabilità e riciclabilità con l’intento di ridurre l’impatto verso l’ambiente e dare così nuova linfa alla sostenibilità del settore moda e al riutilizzo delle materie prime impiegate.
Un altro recente caso emblematico arriva dall’azienda leader nella produzione di cioccolato e merende, ovvero Ferrero spa, che si appresta ad aprire ad Alba, sede di uno degli stabilimenti dell’azienda, il nuovo Ferrero technical center, quale polo dell’innovazione nel settore alimentare in cui dare spazio a storia, ricerca e sostegno alla progettazione e sviluppo di nuove idee e tecnologie da implementare all’interno della produzione della storica azienda italiana.
Grandi aziende e economia circolare
Questi due sono soltanto alcuni esempi di come il mondo delle grandi aziende sta affrontando i temi dell’economia circolare, della sostenibilità e della transizione ecologica e digitale: questo evidenzia ancor di più la necessità di rilanciare un partenariato pubblico privato per fare in modo che da un lato sia sempre più forte l’impegno del governo e delle istituzioni in termini di investimenti, ricerca e sviluppo e dall’altro dichiarare un meccanismo che incentivi gli investimenti da parte delle grandi aziende italiane in hub di innovazione proprio come hanno fatto società sensibili al tema come Gucci e Ferrero.
Senza ovviamente dimenticare altri importanti poli di innovazione già presenti come quello della Motor Valley in Emilia-Romagna, dell’innovation hub di Trieste promosso dalla British American Tobacco e infine dagli importante aggregatori di innovazione promossi ad esempio da Trentino sviluppo nel nordest dell’Italia.
Il ruolo dei giovani innovatori
Su questi importanti temi e doveroso ricordare l’impegno promosso dall’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori che in tempi non sospetti aveva sia analizzato attraverso il loro osservatorio tramite ANGI Ricerche in collaborazione con Lab21.01 i trend di sviluppo dell’ecosistema innovazione e delle startup presentati al governo in collaborazione con la comunità europea e allo stesso tempo la necessità di una cabina di regia unica sugli investimenti del digitale e della sostenibilità che potesse mettere al centro tutti gli stakeholder in rappresentanza delle istituzioni e del mondo delle imprese.
Appello che sarà portato avanti con rinnovato entusiasmo in questo 2023 all’interno anche del palinsesto di grandi eventi che i giovani innovatori italiani porteranno nelle città del nostro paese con l’obiettivo di valorizzare la promozione della cultura del digitale e allo stesso tempo rilanciare la sinergia tra gli operatori dell’innovazione per far sì che, nonostante il rallentamento dell’economia, questo non comporti anche un freno per lo sviluppo dell’ecosistema innovazione e startup del nostro ecosistema paese
Gabriele Ferrieri
Presidente ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori