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Non è ancora detto se la COP29 di Baku passerà alla storia, o meno; quantomeno, sarà la prima COP in cui si discuterà, ancora, di perseguire il contenimento del riscaldamento globale a 1,5°, mentre questo stesso anno 2024 viene consegnato alla storia come il più caldo mai registrato: +1,54° di media globale. Il che significa – a meno di smentite scientifiche – che siamo già oltre il primo limite fissato solo nove anni fa.

La 29° sessione della Conferenza delle Parti dello United Nation Framework Convetion on Climate Change è giunta a metà del suo percorso, lo scorso sabato 17 novembre. Le news che si evincono dal sito azero dellevento – al netto delle discussioni tra le diverse comunità, nazionali e culturali – sembrerebbero confermare il passaggio a un punto di non-ritorno. Nel dilemma economico-morale per la gestione dei fondi contro la crisi, è uscito di scena il concetto di mitigazionedei fenomeni; rimangono, appannaggio degli stati membri, le soluzioni che vertono sull’”adattamentoalla crisi e sui fondi destinati al Loss&Damage.

Martedì 12 novembre, infatti, è già stato un giorno cruciale per la concretizzazione (nonostante tutto) di due provvedimenti fondamentali, almeno nel breve periodo. Con lultima donazione, effettuata dalla Svezia, di 19 milioni di dollari, il bacino monetario destinato a riparare i danni e le perdite da cambiamento climatico” è salito a 720 milioni; questi potranno essere utilizzati dal 2025, per finanziari progetti mirati alLoss&Damage, e con la firma degli ultimi documenti chiave sarà possibile accettareulteriori contributi negli anni a venire (non conforta però pensare che, per esempio, la tempesta DANA, a Valencia, ha causato danni per miliardi, di euro o dollari che siano).

Nel frattempo, nello stesso giorno, lMDB – il Multilateral Development Banks, ovvero il gruppo di banche mondiali preposte ad aiutare i paesi a medio e minimo livello di reddito – ha stabilito i contributi annuali-collettivi al finanziamento del clima, che dovrebbero raggiungere cumulativamente i 120 miliardi di dollari entro il 2030, compresi 42 miliardi di dollari per l’adattamento. Le MDB mirano inoltre a mobilitare 65 miliardi di dollari all’anno dal settore privato. Per i Paesi ad alto reddito, il finanziamento collettivo annuale per il clima dovrebbe raggiungere i 50 miliardi di dollari (tradotto con DeepL.com – versione gratuita, dal sito cop29az.com). Una soluzione, questa, che sembra far sperare in un movimento concreto verso un supporto economico sensato al problema.

La difficoltà sta nel trovare una quadra nei numeri, e quindi nelle iniziative concrete, da adottare entro il 2030. E le cifre sopra elencate sono irrisorie rispetto a ciò che gli esperti paventano per affrontare la crisi: tra i 455 e i 584 miliardi lanno, e solo per i paesi del Primo mondoe in via di sviluppo (fonte ISPI – IHLEG). Nella bozza del Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NOCQ), pubblicato mercoledì 13, si sta tentando di arrivare a una cifra comune che si avvicini a tale ammontare. Ecco: se esiste un epiteto con il quale la COP di Baku rischia di passare alla storia, questo è “la Conferenza dei numeri, nel bene e nel male.

Nel frattempo, le istituzione nazionali e gli attivisti seguono il loro decorso politico: i manifestanti protestano contro lAzerbaijan, paese ospitante che ha basato la sua economia sugli idrocarburi; per spezzare una lancia in favore dello stato azero, così come dei suoi recenti predecessori, saranno proprio i soldi provenienti da petrolio e gas a finanziare le politiche di adattamento, almeno per il momento (e questo solo per dare un assaggio della complessità che stiamo affrontando).

Molte le defezioni finora tra i capi di stato mondiali: Joe Biden, Ignacio Lula, Ursula Von Der Leyen, Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Presente invece la nostra Giorgia Meloni. Nel mentre, ci si chiede quale impatto avrà lelezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, con il rischio concreto che ancora una volta il paese a stelle e strisce si ritiri nuovamente dagli accordi di Parigi. La strada rimane lunga e tortuosa, ben oltre questa COP29: ma ogni singola tappa, da qui al prossimo futuro, avrà una sua importanza. Le somme, di questa conferenza dei numeri, si tireranno alla fine.

                                                                                       di Damiano Martin