Comincia oggi, senza Vladimir Putin e Xi Jinping, e a dividere i paesi è sempre la guerra in Ucraina
Tra sabato e domenica a New Delhi, in India, si svolgerà il G20, cioè la riunione dei leader di 19 tra i paesi più industrializzati del mondo più l’Unione Europea, che si svolge ogni anno in un paese diverso. Alla riunione di quest’anno ci saranno però due importanti assenti: il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping.
Che Putin non avrebbe partecipato, e che al posto suo sarebbe andato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, era piuttosto scontato. È stata invece un po’ più sorprendente la decisione di Xi, dato che il G20 sarebbe stata soprattutto l’occasione per il presidente cinese per provare a rafforzare le relazioni commerciali con i paesi occidentali in un momento in cui la Cina sta vivendo gravissime difficoltà economiche, che potrebbero avere ripercussioni su tutto il resto del mondo.
La presenza di Putin e Xi avrebbe anche dato modo al primo ministro indiano Narendra Modi di presentare il G20 come un importante momento di diplomazia internazionale e di rafforzare la sua leadership agli occhi della popolazione indiana in vista delle elezioni del 2024, dove cercherà di ottenere il suo terzo mandato da primo ministro. Ma il G20 servirà a Modi anche per consolidare il ruolo dell’India e dei paesi in via di sviluppo e di quelli meno sviluppati nelle relazioni con i paesi occidentali: in questo senso va letta la prima decisione annunciata da Modi in apertura della riunione sabato mattina, ovvero l’invito a far diventare un membro permanente del G20 l’Unione Africana, l’organizzazione intergovernativa che comprende tutti i paesi del continente africano riconosciuti dalla comunità internazionale.
Come in ogni G20 i leader mondiali discuteranno per due giorni dei principali temi politici del momento, delle riforme globali che possono essere adottate per il clima, l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sviluppo economico dei paesi. Al termine verrà redatta una dichiarazione, non legalmente vincolante, in cui i capi di governo esprimeranno una posizione comune riguardo a un tema specifico. Solitamente la dichiarazione viene discussa nelle settimane che precedono il G20 dai cosiddetti “sherpa”, i negoziatori dei singoli paesi, e i due giorni di riunione sono perlopiù una formalità.
Non era stato così però l’anno scorso, a causa della guerra in Ucraina: ci furono grosse discussioni tra i paesi occidentali che volevano inserire una dura condanna della guerra e la Russia, col sostegno della Cina, che invece voleva che del tema non venisse fatto cenno nel testo. Alla fine si trovò un compromesso, e nella dichiarazione venne scritto che «molti paesi membri» – ma non tutti – condannavano la «guerra in Ucraina», e non veniva mai detto «guerra della Russia all’Ucraina».
Per il G20 di New Delhi le speranze non sono migliori, e anzi nei giorni scorsi alcune fonti tra gli “sherpa” avevano raccontato a diversi giornali che si prospettava anche la possibilità che alla fine dei due giorni di riunione non si riesca affatto a produrre una dichiarazione firmata da tutti i paesi membri. Sabato mattina, comunque, Modi ha detto ai giornalisti che i leader mondiali hanno trovato una accordo per firmare una dichiarazione congiunta, ma non ne ha specificato i dettagli e al momento non è chiaro se conterrà passaggi relativi alla guerra in Ucraina.