Gucci è uno dei brand più importanti e riconoscibili al mondo: grazie al suo operato, è diventato senza dubbio uno dei marchi più rappresentativi del made in Italy. Nel 2021 i dipendenti dell’azienda, circa 20.900, hanno lavorato duramente, tanto da generare introiti per 9.731 milioni di euro.
L’azienda tuttavia ha anche delle importanti responsabilità: le sue circa 500 boutique in tutto il mondo in passato hanno consumato molta energia; tutto ciò ha un impatto sull’ambiente, e questo Gucci lo sa, è perciò che dal 2020 redige annualmente un Equilibrium impact report, il quale, è necessario per comunicare in maniera efficace i propri progetti ESG agli stakeholder.
È tuttavia errato pensare che l’azienda abbia iniziato soltanto di recente a occuparsi delle tematiche ESG, il suo impegno è iniziato molto prima, circa nel 2007, ed è continuato nel corso degli anni.
MATERIALI SOSTENIBILI: UN PASSO IMPORTANTE VERSO LA SOSTENIBILITÀ
Gucci presta molta attenzione ai materiali che utilizza e alla loro tracciabilità, così da poter monitorare le sue azioni in cui opera e cercare di diminuire l’impatto ambientale. Nel 2021 ha creato Demetra, un materiale sostenibile che è stato impiegato per la realizzazione delle proprie collezioni, fra cui “Gucci off the Grid”.
Anche la tracciabilità delle materie grezze è aumentato sensibilmente: I materiali ricavati da piante e animali sono ora tracciabili al 99%, mentre in generale la tracciabilità si attesta al 95%.
’atteggiamento molto responsabile di Gucci ha portato grandi risultati: sin dal 2015 le emissioni dell’azienda sono del 46%, mentre l’impronta carbonica è diminuita del 49%. Sempre su questa linea l’azienda utilizza solo energie rinnovabili nei propri negozi in 44 Stati su 49 in cui è presente.
Per quanto riguarda invece i luoghi operativi la percentuale a fine 2021 era del 93%, con l’obiettivo di arrivare al 100% entro la fine del 2022. Ha mantenuto infine la neutralità carbonica per gli scope uno, due e tre dal 2018.
Gucci si è impegnata molto anche in Africa, consapevole della necessità che le comunità al suo interno hanno talvolta bisogno di supporto. In Zimbabwe per
esempio, l’azienda ha collaborato per ristorare 785.000 ettari di terreno per proteggere la biodiversità, mentre in Kenya Ha sostenuto un programma di imboschimento di oltre 6.000 ettari che ha incoraggiato gli agricoltori locali a migliorare le loro coltivazioni piantando e mantenendo alberi su terreni degradati e/o inutilizzati.
L’azienda promuove infine l’economia circolare, sia presentandone i vantaggi in maniera pratica, sia utilizzandola a suo vantaggio: dal 2018 l’azienda ha recuperato circa 620 tonnellate di scarti di pellame, 900 tonnellate di scarti tessili e 203 tonnellate di residui di metallo.
La formazione come mezzo di inclusione
Diffondere conoscenza per Gucci sembra essere di importanza centrale. Per assolvere ai suoi doveri sociali, l’azienda ha infatti creato alcuni programmi di formazione per giovani, il primo chiamato “Gucci retail graduate program”, con il quale ha raccolto circa 2.500 candidature e selezionato sette giovani meritevoli, che sono stati selezionati in base a un principio meritocratico.
Questi vengono fatti ruotare all’interno del negozio, cambiando mansioni periodicamente. Alla fine dei due anni, i migliori vengono assunti in qualità di team manager.
Il secondo programma è invece dedicato ai giovani designer appartenenti a categorie sottorappresentate. I giovani che vengono selezionati per il “Design fellowship Program” hanno la possibilità di trascorrere un anno a Roma dove vengono seguiti a stretto contatto dai designer dell’azienda, che diventano i loro mentori.
Non solo formazione, sin dall’inizio del 2021, Gucci ha collaborato con Unicef al fine di assistere quelle comunità in difficoltà incapaci di procurarsi i vaccini di protezione contro il Covid-19. Attraverso le donazioni, la community di Gucci è riuscita a fornire circa 200.000 vaccini alle comunità in difficoltà, rendendo nuovamente palese il suo impegno.
Nel 2013 l’azienda ha lanciato Chime for Change, un programma con l’obiettivo di raggiungere la parità di genere. Grazie ad esso sono state raggiunte 3 milioni di persone e raccolti circa 19 milioni di dollari, poi utilizzati per campagne di sensibilizzazione in 89 Paesi. Alla fine del 2021, i progetti realizzati sono stati circa 450, grazie alla collaborazione di più di 170 agenzie non governative.