Il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale stanno diventando, purtroppo, sempre più protagonisti nelle nostre vite.
Secondo l’analisi condotta da Coldiretti, infatti, il 2023 è stato, in Italia, il terzo anno più caldo dal 1800 con un aumento della temperatura di 0,67 gradi rispetto alla media storica, confermando la tendenza al surriscaldamento e alla tropicalizzazione del clima. Basti pensare ai fenomeni estremi che continuano a colpire il nostro Paese.
Ovviamente, a risentirne è stata, prima fra tutti, l’agricoltura.
Sempre secondo Coldiretti, i danni all’agricoltura italiana nel 2023 supereranno i 6 miliardi del 2022, dal momento che quelli provocati dall’alluvione in Emilia-Romagna, da soli, ammontano a oltre 1 miliardo. Inoltre, si registra un calo di produzione di grano, pari al -10%, ma soprattutto di miele, -70% rispetto al 2022. Tutto ciò ha evidenti ripercussioni sui prezzi dei prodotti finali.
Ma non si tratta solo di agricoltura, tutta l’economia risente delle alte temperature del nostro Pianeta. Due studi pubblicati dalla Banca d’Italia analizzano l’impatto delle elevate temperature prima sulle imprese, e poi sul mercato immobiliare.
Partiamo dal primo: il focus dello studio è quello di analizzare l’influenza delle temperature estremamente elevate sulla produttività di un’impresa. Dalla ricerca è emersa una riduzione del tasso di crescita del numero di imprese a causa di una riduzione del tasso di entrata e di un aumento di quello di uscita.
Ad essere maggiormente coinvolte sono le aree più calde del Paese mentre a livello di settore un maggiore impatto si registra nell’agricoltura, nella manifattura e nelle costruzioni. In particolare, questo tipo di imprese tenderà a spostarsi in zone maggiormente temperate, mentre nel Sud Italia rimarranno “forti” le imprese di turismo e servizi.
Parlando di dati, si stima che tra il 2020 e il 2031 ci sarà, a causa del grande caldo, una riduzione delle imprese dello 0,22%. Nelle zone mediterranee la percentuale scende al -0,35%, tenendo in considerazione lo stesso periodo di tempo. A reagire meglio, comunque, sono le aziende più giovani e più grandi, le quali riescono a adattarsi meglio all’aumento delle temperature, male invece per le aziende più datate e per quelle più piccole.
Per quanto riguarda il secondo studio, invece, l’obiettivo è quello di analizzare e studiare l’effetto del cambiamento climatico sul mercato immobiliare e sulla ricerca di case. I dati presenti nella ricerca sono stati forniti da tre fonti principali: Immobiliare.it, Tecnocasa e il Consiglio nazionale del notariato.
Alla base vi è un’importante informazione: c’è stato un aumento del numero medio di giorni al mese con una temperatura superiore ai 25 gradi; 3,5 giorni al mese, mentre nel periodo estivo i giorni si quadruplicano. Tutto ciò ha effetto sull’intero mercato immobiliare.
Secondo lo studio, infatti, il continuo aumento delle temperature riduce il numero di ricerche degli immobili, sia online che fisiche, e ridistribuisce la ricerca degli utenti, maggiormente indirizzati verso aree più fresche ed esposte meno al calore, in particolare sembrano richieste in maggior misura abitazioni con classi energetiche più elevate (classi A, B e C) e con ampi spazi esterni.
E i prezzi? a un calo della domanda corrisponde, ovviamente, anche un calo dell’offerta; il calo dei prezzi è evidente soprattutto per quelle case ritenute meno adeguate alle richieste attuali dei clienti, ma il calo è complessivo e riguarda anche le quotazioni medie all’interno delle principali città. E la ricerca dimostra che un giorno in più con temperature medie superiori a 25 ºC in un mese fa scendere i prezzi di circa lo 0,2%.