Il riscaldamento globale è e sarà una delle sfide più urgenti e dibattute dei nostri tempi, ma come è ben noto non tutti la pensano allo stesso modo su questo delicato argomento. Gli esperti in scienze climatiche e ambientali concordano quasi all’unanimità, si esistono dei negazionisti anche nella comunità scientifica, sul fatto che le attività umane abbiano causato l’aumento delle temperature della Terra. Su alcuni siti web e giornali e possibile incontrare alcuni scienziati (quasi mai climatologi) che negano che il cambiamento climatico sia causato dalle emissioni di gas serra prodotte dall’uso dei combustibili fossili, nonostante vi sia un consenso addirittura vicino al 99% stando alle analisi più recenti degli studi sull’argomento. Tuttavia, nonostante le ormai chiare e sempre maggiori evidenze scientifiche, una parte significativa della popolazione mondiale nega o minimizza il contributo dell’uomo al cambiamento climatico. Nel nostro paese un eclatante caso è stato quello della presidente di A.R.P.A. Lombardia Lucia Lo Palo che durante un’intervista presso l’agenzia di stampa Italpress, pubblicata il 3 novembre, ha esplicitamente detto: «Io non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo».
Il Segretario generale dell’Onu Antònio Guterres, durante il suo ultimo discorso al World Economic Forum (Wef) del 17 gennaio 2024, ha evidenziato che “il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, ma potrebbe essere uno degli anni più freddi del futuro”, inoltre, ha aggiunto: “L’industria dei combustibili fossili ha appena lanciato un’altra campagna multimilionaria per ostacolare il progresso e mantenere il petrolio e il gas in circolazione a tempo indeterminato […]. Voglio essere molto chiaro: l’abbandono dei combustibili fossili è essenziale e inevitabile. Nessun tipo di tattica o di propaganda cambierà questo fatto. Speriamo che non si arrivi a una soluzione troppo tardi”.
Il collegamento tra questa denuncia e il negazionismo climatico dovuto alla disinformazione, considerato il pericolo numero uno dal Global risk report (GRR) del Wef per l’economia a breve termine, è diretto. Il GRR o “Rapporto sui rischi globali” è un documento che esplora alcuni dei rischi più gravi che potremmo affrontare nel prossimo decennio, traccia la percezione del rischio globale tra i leader mondiali del mondo degli affari, del governo e della società civile per quanto riguarda i rischi economici, ambientali, geopolitici, sociali e tecnologici a breve e lungo termine. Particolarmente significativo è il fatto che nei prossimi due anni andranno alle elezioni tre miliardi di persone sul pianeta, inclusa l’Unione europea e gli Stati Uniti nel 2024. La disinformazione può infatti minare le basi per il buon funzionamento della democrazia e confondere gli elettori. Da molti anni l’ampia diffusione delle cosiddette “fake news” divide e polarizza le forze politiche nazionali e interi Paesi tra loro, rendendo in pratica impossibile rispondere all’urgenza delle sfide comuni globali che abbiamo di fronte a noi. Questo non è un tema nuovo all’attenzione del Segretario Generale dell’Onu, che ha dedicato per l’appunto uno degli undici “policy brief” delle nazioni unite all’integrità delle informazioni specialmente sulle piattaforme digitali.
Un interessante studio condotto nel 2019 dal Pew Research Center di Washington D.C. ha rivelato che negli Stati Uniti, nazione che è seconda solo alla Cina per livello di emissioni globali, il 30% degli adulti ritiene che gli esseri umani abbiano solo un ruolo parziale nel cambiamento climatico, mentre il 20% ritiene che non abbiamo nessuna influenza o solo un ruolo marginale su questo fenomeno. Questi risultati sono stati confermato anche da un successivo rapporto del 2022 intitolato “Climate Change in the American Mind”, il quale ha rilevato che un terzo dei partecipanti ha attribuito il cambiamento climatico a cause naturali e non all’attvità umana.
Ma come si può spiegare questi allarmanti dati? Recenti studi hanno proposto vari fattori che influenzano le credenze sul cambiamento climatico. Il processo di formazione delle convinzioni è spesso guidato dal desiderio di mantenere certi preconcetti e in generale quello di avere sempre una visione positiva del progresso umano, piuttosto che accettare gli esiti di alcune moderne scoperte scientifiche che smontano queste opinioni precostituite. Un altro fattore che influenza la disinformazione climatica è la diffusione di notizie false spesso finanziate da magnati del petrolio e del gas che ne traggono un ovvio vantaggio finanziario e vengono cinicamente utilizzate dai leader politici per spiegare perché restano costantemente incapaci di intraprendere misure per combattere il riscaldamento globale.
La lotta contro la disinformazione e le fake news sul cambiamento climatico sarà un tema essenziale per affrontare questa sfida globale. Attraverso l’educazione, la trasparenza e un impegno collettivo verso fonti verificate e basate sui fatti; possiamo promuovere una maggiore consapevolezza e azioni concrete per mitigare gli effe: del riscaldamento globale.
Maggiori informazioni
https://www.researchgate.net/publication/316859911_Climate_Change_in_the_American_Mind