Entro il 2026, la Formula 1 promette carburante rinnovabile al 100% per motori termici. E’ una miscela di benzina di origine agricola e etanolo ottenuto sinteticamente, in laboratorio insomma e non da fossili. Presentato in luglio dal direttore tecnico della F1, Pat Symonds, si chiama E10 perché alla miscela è aggiunto il 10% di etanolo. Funziona per tutti i veicoli, e per questo l’eFuel sostenibile, il carburante rinnovabile al 100%, salva le auto termiche sia da strada che da pista. Inoltre, il suo utilizzo sarebbe una possibile soluzione economica.
Cosa è l’eFuel sostenibile al 100%
L’IEA (Agenzia internazionale per l’energia) prevede che nel 2030 solo il 12% delle auto saranno dotate di motore elettrico, cioè circa 230 milioni.
I trasporti faranno ancora affidamento sui motori termici, ossia a combustione interna. L’elettrificazione del trasporto di merci pesanti, via terra e via mare, si è rivelata più complessa del previsto. Anche per questo la Commissione Europea il 13 luglio ha aperto la possibilità di utilizzare carburanti sintetici dopo il 2035, dead line della produzione di auto a motore termico.
L’eFuel sostenibile al 100% spinge la riduzione di emissioni di carbonio integrandosi all’infrastruttura di veicoli elettrici. In questo carburante, il carbonio viene ricavato da CO2 atmosferico mentre l’idrogeno da elettrolisi di acqua per mezzo di energia rinnovabile. Il veicolo che lo usa, emette dal tubo di scarico lo stesso CO2 atmosferico. Nessuna fonte fossile è usata. Questo E10 testato in Formula 1 permetterà di percorrere oltre 300 chilometri ad alte velocità senza alcun rifornimento durante la gara. Riportato su strada abbassa l’impatto ambientale. L’intero comparto in questo modo verrebbe salvato: veicoli ancora in circolazione e motorismo storico per primi.
L’uso di biocarburanti ottenuti dalla sintesi di materie prime per alimentazione umana e animale (grano mais soia girasole), oppure da olii di frittura, grassi animali o rifiuti, è oggi da evitare a causa della crisi alimentare, carestia e guerra in corso. L’uso di carburanti sintetici, come questo eFuel sostenibile, potrebbe però influire anche sulla denutrizione globale in atto.
Che cosa influenza la produzione di eFuel
Il Covid-19 ha costretto milioni di persone a rimanere a casa, riducendo il consumo di benzina, tanto che alcuni impianti di produzione di etanolo hanno chiuso.
A giugno la Federazione europea per i trasporti e l’ambiente ha reso noto che l’Europa e il Regno unito versano 17.000 tonnellate di olio da cucina nei veicoli al giorno. L’analisi evidenzia come nonostante l’aumento dei prezzi e l’impatto climatico, l’Europa brucia come combustibile ben il 58% dell’olio di colza. Inoltre il bioetanolo prodotto per la viabilità del Regno Unito, se destinato a colture alimentari, può sfamare 3,5 milioni di persone in più all’anno. Questo ridurrebbe del 25-40% l’impatto della denutrizione globale dovuta alla guerra in Ucraina. La richiesta di biocarburanti causa l’aumento di richiesta di terreni, speculazioni sui prezzi e spostamento delle colture alimentari su terreni precedentemente non coltivati. Spesso per mezzo di deforestazione. L’UE contrasta il fenomeno incentivando la produzione biologica agricola su terreni incolti e la rotazione delle colture. L’utilizzo di eFuel sostenibile, il carburante rinnovabile 100%, evita che alcune colture vengano destinate al biocarburante.
L’Italia, il comparto auto e il controllo emissioni
Ad oggi, le automobili sono diventate sempre più efficienti nei consumi e più pulite nell’immissione di sostanze chimiche prodotte.
Bruciare benzina per alimentare un veicolo produce pur sempre anidride carbonica, il principale gas serra. L’uso dell’eFuel sostenibile al 100% sarà fruibile nel motorsport solo tra tre anni, e per l’automotive non ci sono indicazioni. Nel frattempo? Secondo il rapporto sul mercato globale del bioetanolo per il trasporto 2022-2031 pubblicato l’1 agosto, il risparmio di carburante, fattore che influenza il consumo di energia dei veicoli, è importante ma non sufficiente ad abbassare i livelli di CO2.
Un ruolo fondamentale è il controllo di emissioni. In Europa, l’Italia ha il primato del parco veicolare: 67 auto per 100 abitanti. Autovetture, furgoni, camion e autobus producono oltre il 70% di emissioni di gas, per un minimo di 11500 km all’anno.
Per ottenere una riduzione di emissioni sono due le strategie: eliminare le emissioni dei veicoli e ridurne i chilometri percorsi. La soluzione più immediata è riprogettare l’urbanistica in funzione di una maggiore mobilità assicurando una minore dipendenza dalle auto e offrire una mobilità sostenibile condivisa (come veicoli con più passegeri). Non bastano le ZTL, zone a traffico limitato, poiché consentono l’accesso anche ad auto a benzina. Oltre 300 città europee hanno implementato zone a basse emissioni, dette LEZ (Low Emission Zone), dove l’accesso è ristretto a veicoli di classe di inquinamento Euro 0 – Euro 6. Le LEZ hanno portato ad un calo repentino di emissioni di gas serra: a Milano sono crollate del 22%.