Oggi alla sede delle Nazioni Unite a Ginevra si celebra il World Wildlife Day rilanciando il progetto di finanza innovativa per finanziare la salvaguardia della biodiversità
Oggi è la Giornata mondiale per la fauna selvatica. Celebra quel 3 marzo del 1973 in cui venne sottoscritta la Cites, la Convenzione di Washington sul commercio internazionale di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione. Anche se non sempre applicata in modo rigoroso, è una delle poche intese che tutelano la natura a livello globale, stabilendo che è patrimonio di tutti e non di chi se la prende.
Ma non è solo una questione etica. Molte popolazioni dipendono, per il proprio sostentamento, dalle risorse della natura, che però è in costante declino. Il Living Planet Report di Wwf e Zoological Society of London, pubblicato a ottobre, certifica che nei 50 anni tra il 1970 e il 2020 c’è stata una perdita del 73% delle popolazioni animali. E secondo la stessa Cites sono almeno un milione le specie a vario titolo a rischio di estinzione.
Tutelare la natura però ha un costo. Si stima che servano ogni anno 824 miliardi di dollari per affrontare la crisi, ma ne vengono spesi solo 143. Il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto di arrivare ad almeno 500 miliardi di dollari, collegandoli agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Difficile con molte nazioni, a partire dagli Usa, pronte invece al disimpegno.
Oggi al palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra il World Wildlife Day sarà celebrato proprio all’insegna della finanza innovativa per l’ambiente, con la proposta di mobilitare 200 miliardi all’anno con approcci finanziari innovativi come gli swap Debt-for-Nature e i Wildlife Conservation Bond che convertono i debiti nazionali in fondi per la conservazione e attraggono investimenti privati. «Oltre la metà del pil mondiale dipende dalla natura — scrive la Cites —. La perdita di biodiversità è una minaccia significativa per la stabilità finanziaria».
di Alessandro Sala