ll 40 per cento della terra del pianeta è degradata. Un fattore che colpisce direttamente metà dell’umanità e minaccia la metà del PIL globale (44 trilioni di dollari). Secondo il Global land outlook pubblicato dalle Nazioni unite, se continuassimo a sfruttare la terra senza curarci delle conseguenze in pieno stile buisiness as usual fino al 2050, ci sarebbe un ulteriore degrado di un’area grande quasi quanto il Sud America. Come spiega l’Onu, l’attuale impegno dei Paesi a ripristinare 1 miliardo di ettari degradati entro il 2030 richiede 1,6 trilioni di dollari in questo decennio. Una frazione dei 700 miliardi di dollari annuali spesi in combustibili fossili e sussidi agricoli.
Siccità, degrado delle terre e le possibili soluzioni da mettere in campo per risolvere questi temi globali saranno al centro della 15esima conferenza delle parti (Cop) organizzata dalla Convenzione delle Nazioni unite per combattere la desertificazione (Unccd), che da ieri si tiene fino al 20 maggio 2022 a Abidjan, Costa d’Avorio. Il tema scelto per quest’anno è “Land, life, legacy, from scarcity to prosperity”, ovvero terra, vita e eredità, dalla scarsità alla ricchezza. Una chiamata all’azione per assicurare un futuro al pianeta e alle nuove generazioni. Per tutta la durata dell’evento si attendono oltre 2mila partecipanti. Oltre al presidente ivoriano Alassane Ouattara, saranno presenti nove capi di stato africani, tra cui i presidenti di Niger, Mohamed Bazoum, Togo, Faure Gnassingbé e Congo, Felix Tshisekedi. Il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parteciperanno ai dibattiti in videoconferenza.
In cima all’agenda della Cop15 ci sono il ripristino di un miliardo di ettari di terra degradata entro il 2030 e la protezione delle persone, delle loro case e delle loro terre dagli impatti dei rischi di disastri legati al cambiamento climatico, come la siccità e le tempeste di sabbia e polvere. Il summit dovrebbe anche porre le basi politiche per azioni dirette al ripristino della terra, con diritti di proprietà più rigidi, misure a favore dell’uguaglianza di genere, pianificazione dell’uso della terra e impegno dei giovani. (Per leggere l’articolo completo, clicca qui)
di VALERIA SFORZINI