Una soluzione concreta per la transizione energetica
Negli ultimi anni, il riscaldamento globale causato dalle attività antropiche si è affermato come una delle sfide più urgenti per l’umanità. L’aumento delle temperature medie, causato principalmente dalle emissioni di gas serra derivanti dall’uso dei combustibili fossili, ha già portato a conseguenze tangibili su ecosistemi e società. In questo contesto, un recente studio pubblicato su Nature Climate Change [1] ha messo in luce un’innovativa soluzione per mitigare l’impatto del cambiamento climatico: l’incremento nell’uso di pannelli fotovoltaici sui tetti delle abitazioni.
Grazie a tecniche avanzate di intelligenza artificiale e analisi geospaziale, i ricercatori hanno identificato le zone con il maggiore potenziale di sfruttamento dell’energia solare a livello globale, stimando che l’area totale disponibile per l’installazione di pannelli solari ammonta a circa 286.393 km2 (dimensione di poco più piccola della superficie dell’Italia). I risultati indicano che il fotovoltaico sui tetti potrebbe contribuire significativamente alla riduzione della temperatura globale, mitigandone l’aumento tra gli 0,05°C e 0,13°C entro il 2050. Questo impatto non è trascurabile, considerando che l’Accordo di Parigi punta a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C – 2°C rispetto ai livelli preindustriali, solo il fotovoltaico aiuterebbe a mitigare l’aumento dal 3 al 6,5%. D’altro canto, senza interventi adeguati, gli scenari attuali prevedono un aumento della temperatura fino a 2,8°C entro la fine del secolo, con conseguenze potenzialmente disastrose. L’energia solare è già riconosciuta come una delle tecnologie più promettenti per la transizione energetica in atto. La capacità del fotovoltaico di produrre elettricità a costi sempre più competitivi lo rende un’alternativa valida ai combustibili fossili già al giorno d’oggi. Tuttavia, il ruolo delle installazioni fotovoltaiche sui tetti è stato spesso considerato marginale rispetto ai grandi impianti solari a terra o offshore.
Lo studio dimostra che questa visione è riduttiva: i tetti di case e edifici industriali rappresentano un’infrastruttura già disponibile, evitando il consumo di suolo che invece caratterizza le centrali fotovoltaiche tradizionali. Inoltre, la produzione distribuita di energia riduce le perdite di trasmissione, migliorando l’efficienza complessiva del sistema elettrico.
L’analisi ha evidenziato che il potenziale di questa fonte energetica varia significativamente a seconda della regione geografica analizzata. Le aree con maggiore esposizione solare, come l’Africa e alcune parte dell’Asia, potrebbero beneficiare enormemente di questa tecnologia. Tuttavia, la sua efficacia dipende anche dalla carbon footprint del mix energetico locale: in paesi con una forte dipendenza dai combustibili fossili, la sostituzione con energia solare potrebbe avere un impatto ancora maggiore sulla riduzione delle emissioni di CO2.
Per massimizzare i benefici, gli autori dello studio suggeriscono approcci su misura per ogni regione. Questo significa:
- Incentivare la diffusione dei pannelli solari in zone urbane ad alta densità, dove il potenziale di produzione è elevato.
- Migliorare le infrastrutture della rete elettrica per integrare al meglio l’energia rinnovabile e ridurre le perdite.
- Sviluppare sistemi di accumulo energetico, come batterie avanzate, per garantire una fornitura stabile di elettricità anche nelle ore notturne o in condizioni meteo avverse.
L’adozione diffusa del fotovoltaico sui tetti non solo contribuirebbe alla loGa contro il cambiamento climatico, ma porterebbe anche benefici economici e sociali significativi. La produzione decentralizzata di energia potrebbe abbassare i costi dell’elettricità per le famiglie, ridurre la
dipendenza dai combustibili fossili importati e creare opportunità di lavoro nel settore delle energie rinnovabili.
Inoltre, l’implementazione su larga scala di questa tecnologia potrebbe giocare un ruolo cruciale nella prevenzione dei cosiddetti “punti di non ritorno” climatici (o topping points), ossia quei cambiamenti irreversibili negli ecosistemi globali che potrebbero amplificare ulteriormente il riscaldamento globale. L’adozione del fotovoltaico sui tetti potrebbe quindi fornire un margine di sicurezza per prevenire eventi climatici catastrofici come lo scioglimento della calotta glaciale globale o la perdita delle barriere coralline tropicali.
Con un’implementazione mirata e politiche di supporto adeguate, questa tecnologia potrebbe quindi fornire un contributo significativo alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Inoltre, potrebbe favorire anche l’istituzione di un maggior numero di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), ovvero gruppi di cittadini, imprese, enti pubblici o associazioni che si uniscono per produrre, condividere e consumare energia rinnovabile a livello locale, con l’obiettivo di ridurre i costi dell’energia, abbattere le emissioni di CO2 e aumentare l’indipendenza energetica. Investire in soluzioni di energia rinnovabile a livello locale non solo favorisce l’ambiente, ma porta anche vantaggi concreti alle comunità, riducendo i costi energetici e creando nuove opportunità economiche. Il futuro dell’energia potrebbe essere più vicino di quanto pensiamo: sopra le nostre teste, sui tetto delle nostre case.
di Pietro Boniciolli
Maggiori informazioni
[1] Zhang, Z., Qian, Z., Chen, M. et al. Worldwide rooftop photovoltaic electricity generation may mitigate global warming. Nat. Clim. Chang. (2025). https://doi.org/10.1038/s41558-025- 02276-3
Figura 1 Superficie dei tetti (in km2) a scala macroregionale e nazionale