“Il mio obiettivo è informare, non spaventare, perché ho scoperto che la paura ci fa voltare le spalle a un problema, mentre l’informazione ci fa avvicinare.” Per questo, la geochimica e geobiologa statunitense Hope Jahren ha dedicato anni a catalogare una sconfinata serie di dati. Dati che descrivevano la crescita demografica, come si è intensificata l’agricoltura, come sono saliti alle stelle i consumi energetici nell’ultimo mezzo secolo. Jahren li ha setacciati alla ricerca di pattern ricorrenti riproponendosi di quantificare i cambiamenti in atto a livello globale nei termini più precisi e concreti possibili. Lo scopo? Presentare la crisi climatica senza catastrofismi ne’ semplificazioni, senza avventurarsi in azzardate previsioni, ma concentrandosi su quanto è già successo, su quanto il nostro pianeta è cambiato negli ultimi decenni. Perché solo così possiamo davvero persuaderci a cambiare rotta. Con rigore scientifico e ironia, l’autrice osserva come la costante ricerca del benessere scandisca da sempre il ritmo del progresso umano. Ma la nostra capacità ci spinge a consumare più del necessario, piuttosto che a condividere gli avanzi della nostra ricchezza. Basti pensare che, su scala globale, dal 1969 a oggi la produzione di cereali e di carne è triplicata, eppure gli scarti di cibo sono aumentati a tal punto da essere pari alla quantità che servirebbe a sfamare tutte le persone denutrite del mondo. L’analisi di Jahren rivela come sia questo insaziabile bisogno di abbondanza ad aver imposto al pianeta un cambiamento. Il lato oscuro dell’abbondanza è un vibrante appello alla civiltà del benessere affinché ripensi il legame fra la cultura dello spreco di alcuni e lo Stato del pianeta di tutti. Perché, seppur drammatica, la situazione si può ancora salvare.
H. Jahren,
Il lato oscuro dell’abbondanza. Come siamo arrivati al cambiamento climatico e dove andare da qui in poi,
ed. Mondadori, 228 pagg., 2023,
17,58 euro.