Navigare al largo evitando impianti eolici. È questo il futuro per le imbarcazioni al largo delle coste italiane ? In pochi anni senza opposizioni politiche, ricorsi e cavilli giuridici i parchi eolici off shore potrebbero essere collocati in larga parte del Mediterraneo italiano e diventare un solido pilastro delle fonti non inquinanti. Metterli in mare, come è stato fatto nei paesi del Nord Europa, in Italia vorrebbe dire compromettere il paesaggio, danneggiare la salute, rovinare l’ecosistema. Questi rischi sono alla base di una dura battaglia politica tra Governo, Regioni e associazioni ambientaliste che da mesi paralizza la costruzione di nuovi impianti. La contrapposizione è diventato lo specchio di un paese che affronta il futuro con poche certezze. Veniamo al punto. Le pale eoliche a mare sono davvero pericolose e da scongiurare ? Legambiente, per esempio, non è contraria, mentre le imprese delle rinnovabili sono pronte ad investire centinaia di migliaia di euro. Il tema quest’estate è stato affrontato in decine di incontri senza far intravedere un punto di incontro.
La società Renexia, leader nel settore delle rinnovabil, è entrata nel dibattito pubblicando un documento contro le fake news sull’eolico. È un contributo di analisi con l’obiettivo di smontare le false informazioni per aumentare la produzione di energia rinnovabile in mare. Secondo Renexia il paesaggio marino, principale preoccupazione degli oppositori delle piattaforme , non è a rischio. Gli impianti solitamente vengono installati a diversi chilometri di distanza dalla costa, riducendo al minimo, fino ad azzerare, ogni impatto visivo. Un impianto posto a 12 km di distanza viene percepito da un osservatore in riva al mare con una grandezza di appena 1,5 cm. Se si trova a 28 km la visibilità si riduce a 0,64 cm diventano impercettibili a occhio nudo per distanze superiori ai 50 km. E cosa succede alle acque ? ” Studi scientifici e campagne oceanografiche hanno dimostrato che con adeguate misure di mitigazione durante la costruzione e il funzionamento, la convivenza tra gli impianti eolici e la fauna marina non solo è possibile, ma le piattaforme possono contribuire a creare nuovi habitat per il ripopolamento di specie marine in pericolo nei nostri mari” scrive Renexia.
Il tema delle fake news in campo energetico e ambientale è sicuramente molto attivo, ma Regioni come la Sardegna che guida l’opposizione a questi impianti, ha elementi a contrario. I danni alla pesca, alla biodiversità, il rumore delle pale sono i punti di maggiore contrarietà. I parchi a mare sono costruiti con tecnologie e materiali a basso impatto ambientale che non provocano gli effetti temuti, dice il documento di Renexia. Un esempio è il parco eolico di Taranto. Gli studi condotti dal centro di ricerca Jonian Dolphin Conservation hanno accertato che i cetacei non soffrono di alcuna interferenza e così è anche per gli uccelli migratori. Infine l’incrocio di due attività economiche: l’energia e la pesca. Molti progetti prevedono aree dedicate alla pesca e sono previste anche misure di compensazione e sostegno economico per i pescatori. Per far coesistere le due attività c’è bisogno di una pianificazione attenta e strutturata. I poteri pubblici sono gli attori principali di qualcosa che segnerà lo sviluppo delle nuove fonti di energia. La storia italiana del dopoguerra è stata segnata da campagne e battaglie ideologiche di ogni tipo. La transizione a nuovo modello di vita non può imitare nessuna di quelle crociate. Se la soluzione è pianificare e condividere le cose da fare, il tempo a disposizione si riduce sempre di più. E non solo per le eolico offshore. Litigare è il danno peggiore.
di Nunzio Ingiusto