Il primo ministro parla al Corriere di crimini di guerra di Mosca, sanzioni, ma anche di Taiwan e di come la guerra può cambiare gli equilibri in Asia. «Cambiamenti unilaterali non devono essere tollerati». Spiega perché l’Italia per il Giappone è così importante e cos’è il «nuovo capitalismo» (e delle correzioni che servono a quello vecchio)
«Non possiamo più impostare le relazioni con la Russia come in passato», dice Fumio Kishida, primo ministro del Giappone. Quello che la Russia agli ordini di Putin sta commettendo in Ucraina, sono crimini di guerra, per i quali «deve essere indagata». Non solo: l’invasione può far vacillare l’ordine europeo, ma anche quello in Asia. Ed è per questo importante che la Cina assuma un «atteggiamento responsabile».
Primo ministro del Giappone dall’ottobre scorso, 64 anni, conservatore e «continuista», Fumio Kishida, nato a Hiroshima, è stato il più longevo ministro degli Esteri del Giappone. Un’infanzia a New York (e un eccellente inglese), grande tifoso di baseball, sport nazionale sia americano che giapponese, guida il principale alleato dell’Occidente in Asia. Non ha esitato a schierare il Giappone a favore delle sanzioni. Alla vigilia del viaggio in Asia e in Europa, ha concesso quest’intervista al Corriere, la prima a un giornale europeo dall’inizio del conflitto. Vedrà il presidente del Consiglio Mario Draghi — Roma sarà l’unica tappa nella Ue, prima di volare a Londra — a riprova degli ottimi rapporti tra i due Paesi.
Primo ministro Fumio Kishida, il Giappone ha cercato per anni di ricostruire la sua relazione con la Russia, più forte e pacifica. Si era perfino arrivato a parlare di una potenziale alleanza per contrastare l’ascesa cinese. Quell’era è finita?
«Finora, sullo sfondo di un contesto strategico che nella regione Indo-Pacifico è soggetto a grandi cambiamenti, abbiamo agito nella convinzione che la costruzione di stabili relazioni con la Russia fosse importante non solo nell’interesse nazionale, ma per la stabilità e lo sviluppo dell’intera regione. Tuttavia, non c’è mai stata l’intenzione di considerare un’”alleanza”.
In particolare, nei confronti della Russia la nostra politica di base è sempre consistita nello sviluppare la totalità delle relazioni tra i due Paesi. È in tale contesto che, nell’ottica di una risoluzione della questione dei Territori Settentrionali e dunque della conclusione di un trattato di pace, abbiamo finora continuato a portarne avanti con tenacia i negoziati.
Tuttavia, la recente invasione dell’Ucraina da parte della Russia è una palese violazione del diritto internazionale, in grado di far vacillare le fondamenta dell’ordine non solo europeo ma dell’intera comunità internazionale, Asia compresa».
Quali conseguenze può avere la condotta di Putin?
«L’uccisione di numerosi civili innocenti rappresenta una grave violazione del diritto internazionale umanitario nonché un crimine di guerra, ed è del tutto inaccettabile. Devono essere indagate a fondo le responsabilità della Russia. Alla luce dell’attuale situazione in Ucraina, non possiamo continuare a impostare le relazioni con la Russia come fatto finora. Per difendere strenuamente le fondamenta dell’ordine internazionale, anche il Giappone ha messo in atto dure sanzioni senza precedenti nei confronti della Russia, e continuerà ad agire con fermezza, in collaborazione con i Paesi del G7, a cominciare dall’Italia, e la comunità internazionale».
Come giudica il sostegno cinese all’invasione dell’Ucraina? Avrà conseguenza per la stabilità del Pacifico?
«Cambiamenti unilaterali dello status quo tramite un atto di forza, qual è stata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, non devono essere tollerati nella regione dell’Indo Pacifico, e tanto meno in Asia orientale. È proprio ora che, per difendere al meglio le basi dell’ordine internazionale, dobbiamo rimanere coesi e agire con fermezza.
La Cina e la Russia negli ultimi anni hanno mantenuto strette relazioni, intensificando anche la cooperazione militare, e il Giappone sta guardando con attenzione a queste evoluzioni. Per quanto concerne la situazione in Ucraina, anche il nostro Paese in varie occasioni ha sollecitato la Cina ad assumere un atteggiamento responsabile. In stretta collaborazione con il G7 — l’Italia in primis —, e con tutti i Paesi coinvolti, continueremo pertanto a ribadirlo alla Cina in maniera diretta».
Teme per la sorte di Taiwan?
«La pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan sono fondamentali non solo per la sicurezza del Giappone, ma per la stabilità della comunità internazionale. Avere fiducia in una soluzione pacifica della questione di Taiwan, ottenuta tramite il dialogo, è stata per noi una posizione coerente e a lungo sostenuta e, a tal proposito, tra Giappone e Usa, in seno al G7, e tra Giappone e Ue vi è sempre stato pieno accordo in merito all’importanza della pace e della stabilità dello stretto di Taiwan. Continueremo anche di qui in avanti ad osservare con attenzione quanto accade, proseguendo nel contempo una stretta collaborazione con il G7 e i Paesi europei, a cominciare dall’Italia».
La Corea del Nord ha di recente sparato un missile intercontinentale. Avrebbe anche riattivato il reattore nucleare di Yongbyon.
«La Corea del Nord sta effettuando ripetutamente lanci di missili con una frequenza senza precedenti e, il 24 marzo scorso, ha lanciato un missile balistico intercontinentale (ICBM) atterrato a circa 150 km dal territorio giapponese, nella nostra zona economica esclusiva (ZEE).
Tali ripetuti atti da parte della Corea del Nord costituiscono una palese e grave sfida nei confronti della comunità internazionale, nonché una seria e imminente minaccia per il nostro Paese. Nel corso dell’incontro al vertice G7 tenutosi il 24 marzo, a cui ho presenziato in prima persona, è stata ribadita la volontà di agire di concerto per far fronte al lancio del missile ICBM appena citato e allo sviluppo di armi nucleari da parte della Corea del Nord. È stata poi resa pubblica una dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri del G7 di dura condanna nei confronti della Corea del Nord.
La politica di base del Giappone consiste nel mirare ad una soluzione a tutto tondo delle varie questioni in sospeso, quali i rapimenti di cittadini giapponesi, le armi nucleari e i missili. È importante che la Corea del Nord partecipi al dialogo, e io stesso sono determinato ad avere un confronto diretto con Kim Jong-un. Sono deciso ad adoperarmi con tutte le mie forze, senza lasciare nessuna possibilità inesplorata».
Da 3 anni il Giappone ha un accordo di libero scambio con l’Europa. Come ha cambiato i rapporti? E che ruolo ha l’Italia?
«L’Accordo di Partenariato Economico (Epa) tra Giappone e Ue, entrato in vigore nel 2019, costituisce un modello per un ordine economico del XXI secolo fondato su regole libere ed eque e, con una tale base giuridica, le relazioni tra il nostro Paese e l’Ue sono ora quanto mai strette.
Di qui in avanti, basandoci sull’EPA tra Giappone e UE, oltre a rafforzare ulteriormente le relazioni economiche con l’Italia e l’Unione Europea, intendiamo, all’insegna del libero commercio, continuare a lavorare insieme attivamente per creare delle regole volte ad espandere un’area economica libera ed equa.
In virtù dell’entrata in vigore dell’Epa, i formaggi e i vini italiani sono divenuti più accessibili per i consumatori giapponesi. Inoltre, sull’onda dell’EXPO di Milano 2015, dedicata all’alimentazione, l’Italia ha registrato un vero e proprio boom della cucina giapponese. L’interscambio tra Giappone e Italia nel settore alimentare è dunque in una fase di sviluppo mai raggiunta finora.
In aggiunta, grazie all’Italy Japan Business Group, istituito quale strumento di dialogo bilaterale tra imprese giapponesi e italiane, è progredita anche la collaborazione in termini di affari e investimenti, e le attività delle imprese dei due Paesi che si fondano su un’elevata competenza tecnologica stanno prendendo campo non solo in Italia ma a livello europeo.
Ritengo che l’intensificarsi della collaborazione imprenditoriale e dell’interscambio in ambito alimentare con il Giappone perseguito dall’Italia, possa divenire l’occasione per estendere questi scambi anche al resto dell’Europa, contribuendo dunque in maniera considerevole al realizzarsi di una più stretta collaborazione tra Giappone e UE. Lo sviluppo delle relazioni economiche tra i nostri due Paesi è pertanto importante per l’intensificarsi delle nostre relazioni con l’Europa. Intendiamo quindi promuovere ulteriormente la collaborazione con l’Italia».
Lei ha coniato l’epressione “nuovo capitalismo”. Come giudica lo stato di salute del capitalismo? E, soprattutto, crede che si possa riformare dall’alto?
«Il capitalismo cui l’umanità ha dato vita ha generato efficienza, spirito imprenditoriale e vitalità, portando per lungo tempo prosperità all’economia mondiale.
Tuttavia, a partire dagli anni ‘80, mentre si faceva dominante a livello globale una corrente di pensiero neoliberista, divenivano evidenti vari effetti negativi, quali il cambiamento climatico, e l’ampliarsi della diseguaglianza e della povertà.
L’idea del “nuovo capitalismo” che ho lanciato, evitando di lasciare tutto in balìa del mercato e della competizione, oltre a realizzare, in un’ottica in cui pubblico e privato lavorino di pari passo per correggere fallimenti del mercato e diseconomie esterne, una crescita innescata attraverso la soluzione di problematiche sociali quali la digitalizzazione e il cambiamento climatico, mira ad un’economia e ad una società sostenibili.
Ci accingiamo a concretizzare politiche mirate, quali l’introduzione di un pacchetto di misure da 400 miliardi di yen (2,9 miliardi di euro, ndr) in tre anni da investire nelle “persone”, fonte della creazione di valore; un’accelerazione degli aumenti salariali attraverso, ad esempio, un miglioramento del contesto con l’implementazione di agevolazioni fiscali che li incentivi; in termini di promozione della digitalizzazione, la messa a punto di piani per la realizzazione di infrastrutture digitali come il 5G e la fibra ottica; in termini di lotta al cambiamento climatico, la definizione di strategie per l’energia verde.
Entro giugno delineeremo una visione che raccolga i concetti base del “nuovo capitalismo”, e un piano d’azione che ne mostri nel concreto le politiche e la road map».
Fonte: Il corriere della sera