Nonostante l’Italia figuri ai primi posti a livello europeo per quel che riguarda il riciclo dei rifiuti speciali, la produzione di materiale di scarto rimane ancora troppo alta e il sistema degli impianti risulta insufficiente per far fronte al problema, impedendo la realizzazione di uno sviluppo circolare. Questo è quanto emerge dal rapporto realizzato dal laboratorio REF Ricerche, “I rifiuti prodotti dalle attività economiche: tanta virtù…e qualche criticità da risolvere”.
Gli investimenti in questo settore sono ostacolati da una normativa farraginosa che rende tutto più lento e difficoltoso; si stima,inoltre, che l’incapacità di gestire la produzione dei rifiuti abbia causato un aumento dei costi del 40% sia per le imprese sia per le famiglie.
Nello specifico, in Italia, le aziende producono annualmente circa 82 milioni di tonnellate di rifiuti, e il nostro paese si posiziona in testa, tra gli altri paesi europei, precisamente con il 79,3% nel recupero della materia. È interessante notare che la metà dei rifiuti speciali proviene proprio da precedenti trattamenti delle acque reflue e dei rifiuti stessi, mentre solo il 30% giunge dall’industria manifatturiera. Ciò sottolinea le mancanze di un sistema, incentrato prevalentemente sul recupero della materia, e in cui i rifiuti urbani entrano negli impianti di smaltimento biologico, ma ritornano in discarica sotto forma di rifiuti speciali, impedendo così la conclusione del ciclo.
Il rapporto del REF evidenzia ancora il continuo aumento della voce degli stoccaggi, mentre resta invariato il numero degli impianti presenti in Italia, che si attesta intorno agli 11.000.
I prossimi mesi saranno determinanti per la nostra economia e la ripresa del PIL, tuttavia la preoccupazione per la crescita dei rifiuti generati dalle imprese resta alta, riportando a galla la necessità di adeguare gli impianti per garantire una gestione efficace.
Elena D’Aquanno
Imprenditrice