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I bambini rappresentano ora un migrante su quattro in America Latina e nei Caraibi e, proprio come tutti i bambini, hanno il diritto di essere protetti e di stare con le loro famiglie. «Le famiglie che si spostano nella regione non hanno avuto altra scelta che lasciare le loro case a causa degli alti livelli di disuguaglianza, povertà e violenza, esacerbati da disastri ed eventi climatici estremi» commenta l’Unicef in un comunicato. «Durante il viaggio, attraversano terreni insidiosi e sono esposti a situazioni di pericolo di vita. Indipendentemente dal loro status migratorio e dal luogo in cui si trovano, i bambini hanno il diritto di stare con la loro famiglia o con chi si prende cura di loro, come stabilito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia».

L’Unicef ricorda ai governi l’obbligo di garantire che le procedure alla frontiera e per l’accoglienza non comportino la separazione deliberata o involontaria delle famiglie. «Questo non fa che aggiungere un ulteriore livello di stress e trauma alle loro vite. Sia che viaggino con la famiglia o da soli, i minorenni migranti e rifugiati hanno diritto a un processo di valutazione adeguata al loro superiore interesse, al fine di individuare soluzioni sostenibili, tra cui l’ulteriore integrazione e l’insediamento nel Paese di attuale residenza, il rimpatrio nel Paese di origine o il reinsediamento in un Paese terzo. Hanno anche il diritto di chiedere asilo e di non essere rimpatriati in luoghi dove la loro vita o il loro benessere sono a rischio».

Fonte: https://www.corriere.it/NewsletterCorriere/mondo-capovolto/d3aeb692-70eb-11ef-9b84-8071b0b2ffd9_CorriereMondoCapovolto.shtml