Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica e Giorgia Bassi dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr spiegano perché è importante che gli adolescenti riducano il tempo trascorso in Rete, utilizzando Internet e i social network. E fondamentale è anche il ruolo dei genitori, che vanno coinvolti nell’educazione digitale
Internet e social network sono diventati parte integrante della vita degli adolescenti e, secondo l’ultima rilevazione dello studio ESPAD®Italia, condotta nel 2021 su un campione rappresentativo di studenti fra i 15 e i 19 anni, la quasi totalità degli studenti italiani (97%) possiede un device che utilizza per connettersi alla Rete e il 93% riferisce di utilizzare chat e social network, con quote superiori fra le studentesse. Inoltre, più di un quinto (23%) resta collegato per oltre sei ore nei giorni di scuola.
Sabrina Molinaro, direttrice di ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr, precisa: “L’utilizzo stesso della Rete può risultare in alcuni casi problematico come, per esempio, quando i ragazzi rimangono collegati per più tempo di quanto vorrebbero, trascurano i compiti o i rapporti con gli amici pur di continuare a utilizzare Internet, perdono ore di sonno o si sentono nervosi a causa dell’impossibilità di connettersi”. In questo caso è possibile parlare di utilizzo di Internet a rischio, rilevato tramite il test di screening “Short Problematic Internet Use Test” in quasi il 14% degli studenti italiani.
Nonostante i lati positivi legati all’utilizzo della Rete, insomma, esistono alcune insidie che possono risultare particolarmente dannose durante il periodo adolescenziale. Fra i principali pericoli troviamo il cyberbullismo, praticato online e, proprio per questo, particolarmente pervasiva. Nel 2021, il 46% degli studenti italiani è stato vittima di questi comportamenti, soprattutto le ragazze.
Esiste inoltre un possibile collegamento fra l’utilizzo problematico di Internet e il fenomeno dell’isolamento sociale volontario (Hikikomori): tra i ragazzi che ne sono colpiti, la percentuale di profilo a rischio raggiunge il 24%. Ai comportamenti pericolosi legati alla Rete si associano anche condotte come episodi di violenza fisica e consumo di sostanze psicoattive. Per esempio, se il consumo di droghe illegali risulta pari al 18% tra tutti gli studenti, la percentuale sale al 26% tra le vittime di cyberbullismo.
La pressione sociale, amplificata tramite i social network, può spingere infine alcuni ragazzi a partecipare alle “challenge” o sfide online, mettendo in atto comportamenti rischiosi o dannosi al fine di condividerli con gli altri e ottenere approvazione sociale. A questo proposito lo studio ESPAD®Italia2021 di Cnr-Ifc mostra come questo fenomeno sia poco diffuso ma comunque presente fra gli studenti.
“Internet e i social non costituiscono un pericolo in sé. I programmi di prevenzione dovrebbero focalizzarsi sui pericoli che possono emergere da alcuni comportamenti a rischio collegati alla Rete, al fine di ridurne le conseguenze negative senza demonizzare il mezzo”, continua Molinaro. E proprio questa direzione è stata sposata dalla Ludoteca del Registro .it che con vari strumenti, tra cui una serie di cartoon, si adopera a consigliare agli adolescenti di limitare il tempo sui social.
Giorgia Bassi, della Ludoteca, spiega: “Nell’episodio ‘I social network’ della serie di cartoni animati ‘Navighiamo sicuri con il Prof. Ittì’, il consiglio della Ludoteca a bambini e ragazzi è non dimenticarsi mai di alternare il tempo trascorso online con momenti di incontro con i coetanei nella realtà, condividendo hobby e altri tipi di attività. Il rischio, a questa età, è perdere la cognizione del tempo, cadendo vittime di una vera e propria dipendenza da dispositivi”.
Una recente indagine presentata in occasione del Safer Internet Day 2022, attesta che su 1.833 bambini italiani, tra i 5 e i 10 anni il 74% ha dichiarato di utilizzare smartphone e tablet anche in compagnia degli amici, preferendoli ad altri giochi. “Per prevenire questi comportamenti è basilare il ruolo delle famiglie che dovrebbero ‘affiancare’ i più piccoli nelle esperienze online, senza essere solo controllori (in questo sicuramente i sistemi di parental control possono aiutare), ma anche partecipi e complici nelle scelte che riguardano la fruizione dei vari servizi e applicazioni online”, conclude Bassi. “Per questo è fondamentale che l’educazione digitale coinvolga anche gli adulti, attraverso la condivisione di buone pratiche utili a sviluppare un atteggiamento preventivo nei confronti delle principali minacce online”.
Less should be more.
Fonte: Sabrina Molinaro, Istituto di fisiologia clinica,
e-mail: sabrina.molinaro@ifc.cnr.it;
Giorgia Bassi, Istituto di informatica e telematica, e-mail: giorgia.bassi@iit.cnr.it