Rafforzare le competenze digitali rappresenta uno sforzo culturale al quale l’Italia è pronta e che proprio nel settore della sicurezza informatica e cibernetica ha forti strumenti preventivi e repressivi di sicurezza nazionale. Ecco le sfide che attendono il nostro Paese e l’Europa nel suo insieme
Il pilastro della crescita del cosiddetto capitale umano è la formazione e l’Italia vanta in questo settore una lunga tradizione di studio, risalente fino alle origini della politica.
La formazione è valorizzazione delle competenze. La sfida per il Sistema è trovare il modo per conciliare formazione, tecnologia ed educazione; al contempo ampliare la visuale per evitare che i cambiamenti generino nuove divisioni, riducendo ulteriormente le possibilità di crescita economica.
Temi, questi, trattati in occasione del convegno “Cybersecurity: la formazione come leva della crescita del Paese”, promosso venerdì 21 luglio dalla Cyber Security Italy Foundation, la prima fondazione no profit in Italia sul mondo cibernetico, presieduta da Marco Gabriele Proietti.
Si tratta di sfide a livello globale che assumono rilevanza quando si parla di cyber security, in un Paese che già da tempo sta tentando di rendere necessario un processo di trasformazione sostanziale rivolto al sistema formativo nella sua interezza.
Obiettivo: rafforzare le competenze del Paese. Si tratta di uno sforzo culturale al quale l’Italia è pronta e che proprio nel settore della sicurezza informatica e cibernetica ha forti strumenti preventivi e repressivi di sicurezza nazionale.
Ecco perché la formazione in cyber security è essenziale
In questo contesto mi sto impegnando a presentare disegni di legge volti a disciplinare i settori ancora inesplorati quali il territorio spaziale e la cyber security: la formazione specifica in materia sarà sicuramente essenziale.
La strategia di sviluppo è identificabile solo con una crescita del capitale umano: come letto in un lavoro di Aspen Institute “non solo competenze al servizio del progresso economico, ma anche capacità di sentirsi parte di una comunità nazionale impegnata in un complesso – ma possibile – processo di rilancio”.
In una recente ricerca condotta dall’Ispeg, Alessandro Parrotta in qualità di Direttore, chiariva l’importanza – anche esimente in sede penale – della formazione in tema di responsabilità degli enti: ed allora, mutuando questa specificità, anche in tema di sicurezza dati e cybersecurity, dobbiamo accogliere con positività quanto la Cyber Security Italy Foundation riuscirà a trasmettere alle nostre generazioni.
Il ruolo fondamentale dell’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale (IA) risulta fondamentale per le ambizioni e la strategia dell’UE per il decennio digitale.
Siamo, come sostenuto da uno tra i più accreditati esperti della materia (prof. Floridi, professore di Filosofia ed Etica dell’Informazione all’Università di Oxford), nell’era della quarta rivoluzione dell’informazione nella quale siamo tutti “organismi informazionali reciprocamente connessi in un ambiente che condividiamo con altri organismi sia naturali sia artificiali, che processano informazioni logicamente e autonomamente”.
Lo Stato deve garantire elevati livelli di cyber security
Come è evidente, la pervasività della tecnologia nelle nostre vite e nella nostra società non genera solo palesi benefici, ma anche la diffusione di nuovi rischi, che derivano in gran parte dalla natura intrinsecamente interconnessa del mondo cibernetico.
Blocco della operatività di aziende, controllo surrettizio dei servizi di infrastrutture critiche, furto della proprietà intellettuale o di informazioni cruciali per la sopravvivenza di un’azienda, sono esempi delle minacce che un Paese deve affrontare. Le recenti campagne dei cosiddetti malware WannaCry e NotPetya sono stati gli eventi visibili di una serie impressionante di attacchi in ogni angolo del pianeta.
Per uno Stato democratico è indispensabile garantire elevati livelli di cyber security, sia per proteggere la sicurezza nazionale sia per garantire benessere economico e crescita del Paese.
Un Paese che non metta la cyber security al centro delle proprie politiche di trasformazione digitale è quindi un Paese che mette a serio rischio la propria prosperità economica e la propria indipendenza.
La capacità dello Stato di gestire i rischi cibernetici sta diventando ed è una delle priorità strategiche per le amministrazioni pubbliche.
La cyber security nella nuova strategia digitale dell’UE
Nel contesto globale, nella nuova strategia dell’Unione Europea la cyber security ha assunto una significativa importanza per la sicurezza dell’Unione stessa, in quanto i cittadini devono essere tutelati dalle minacce informatiche.
Alla fine del 2020, la Commissione europea e l’Alto rappresentante hanno presentato una comunicazione congiunta su “The EU’s Cybersecurity Strategy for the Digital Decade”.
Nella premessa del relativo documento viene enunciato che “l’economia, la democrazia e la società dell’UE dipendono, ora più che mai, da strumenti digitali e connettività sicuri e affidabili. Pertanto, la cybersecurity risulta essenziale per dare origine ad un’Europa digitale, verde e resiliente”.
Con questo documento l’UE vuole ricoprire il ruolo di attore consapevole delle sfide che dovranno essere affrontate nei prossimi anni: l’UE sta investendo nella ricerca e nello sviluppo della cybersecurity. L’ECCC, European Cybersecurity Competence Centre, dimostra l’impegno in questo settore in un contesto politico e di ricerca europeo. Ciò include lo sviluppo di soluzioni e strumenti tecnologici che consentano una risposta efficace ai rischi e alle minacce informatiche attuali e futuri.
Alla luce di questi elementi, è ragionevole affermare che la sicurezza del cyberspazio continuerà ad essere un progetto in corso.
La nuova architettura multilivello italiana di cyber security
L’Italia, nell’arco di una decina d’anni, in parte innestando sull’esistente, in parte introducendo ex novo, ha progettato una sua propria architettura “multilivello” di sicurezza cibernetica per fronteggiare le minacce provenienti da questi nuovi domini.
Investire nella formazione e nell’addestramento in sicurezza cibernetica fornisce una risposta unica a molteplici problemi del Paese e diventa indispensabile nell’ambito della progressiva digitalizzazione promossa dal piano Impresa 4.0.
Formare le nuove generazioni innescherà un processo virtuoso in cui la classe dirigente e i tecnici del futuro avranno le competenze, il bagaglio culturale e le capacità operative necessarie per confrontarsi con le sfide tecnologiche e scientifiche che cambieranno le nostre vite nei prossimi decenni, sviluppando le necessarie iniziative necessarie per affrontare i continui cambiamenti e i relativi rischi che ci aspettano in futuro.
di Nicola Carè
Deputato, componente commissione Difesa, Membro della delegazione italiana Assemblea Parlamentare NATO, Componente Intergruppo Intergruppo parlamentare per la Sicurezza Informatica e Tecnologica