Ogni bilancio ha le proprie insidie. Schivarle non è semplice, ma chi ha interesse a non restare deluso si adopera al meglio. La condizione climatica dell’Italia descritta nell’ultimo Osservatorio Città Clima di Legambiente dovrebbe spingere tutti a una presa di coscienza generale per salvare il salvabile.
Il 2024 è stato consegnato agli archivi come uno dei più difficili degli ultimi 50 anni. In dodici mesi sono stati registrati 351 eventi climatici estremi da Nord a Sud. Un disastro prolungato, mortifero. È proprio partendo dal Nord che scopriamo le insidie peggiori: 198 eventi estremi contro i 92 del Sud e i 61 del Centro. Gli effetti della crisi climatica sul territorio italiano sono divisi tra siccità e alluvioni in un’altalena allarmante che sul piano politico-burocratico ha come conseguenza la nomina di soggetti-commissari straordinari dotati di pieni poteri senza limiti di tempo o quasi. Lutti e devastazioni sono un rischio costante per più del 90% della popolazione, cosciente ormai di essere sotto scacco della crisi climatica. La siccità, tanto per dire, non ha risparmiato nessuna zona del Paese con Sicilia e Basilicata a soffrire per mesi. È un’ Italia “divisa in due tra poca e troppa acqua” scrive Legambiente.
Veniamo al nuovo anno. Non è chiaro cosa Parlamento e governo intendano fare nel 2025, ovvero come rivedere i provvedimenti già in essere e quali soldi mettere in campo. Ciò che va messo al primo posto è una pianificazione di medio termine (3-5 anni) sufficiente a contenere le emergenze con strutture adeguate e forti. Il Paese è impreparato, soprattutto nelle aree extraurbane dove ogni evento costringe milioni di persone a ricostruire la propria vita. Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte nel 2024 sono state le Regioni più martoriate. Ma sono anche le Regioni che producono un terzo del PIL Italiano. Si possono tenere centinaia di aziende in uno stato di preallarme permanente? E con le aziende, migliaia di dipendenti a casa per settimane a cassa integrazione prima che si ritirino su i capannoni ? No, non è un Paese sicuro.
134 casi di piogge intense o 46 esondazioni fluviali in dodici mesi, sono i numeri più eclatanti di un Italia che affronta la transizione ecologica, ha accettato la sfida della sostenibilità ambientale aspettando la la calamità prossima ventura.
di Nunzio Ingiusto