Il progetto di ICAM in Uganda inizia oltre dieci anni fa. L’intenzione iniziale dell’Azienda era quella di acquistare una propria piantagione di cacao nel Paese ma, in seguito ad una fase preliminare di studio ed ascolto del territorio, l’idea si è trasformata in qualcosa di diverso, di più strategico e più importante.
“Quando siamo arrivati in Uganda, una quindicina di anni fa, il cacao era qualitativamente povero, considerato meno di una «generica commodity» e per questo veniva venduto a sconto sul prezzo della Borsa di Londra. Non riusciva pertanto a costituire una fonte di reddito sufficiente e adeguata per le famiglie di coltivatori. Questo accadeva perché le piantagioni erano poco curate e le tecniche tradizionali di fermentazione – le uniche diffuse nel Paese – causavano una caduta della qualità del raccolto, nonché rischi di dispersione: dalla fermentazione all’essicazione si rischiava di perdere fino al 30% del prodotto. Bambini e bambine, inoltre, erano spesso impiegati a sorvegliare il cacao in fase di fermentazione, per evitare possibili furti. Ci apparve subito evidente come vi fosse un enorme potenziale da sviluppare, tramite l’introduzione di centri di raccolta e lavorazione del cacao, in cui implementare tecniche moderne capaci di valorizzare il pregio di questo cacao, contrastando contemporaneamente anche il fenomeno del Child Labour. La visione di ICAM si è presto evoluta rispetto alla nostra intenzione iniziale verso un ruolo di attore di sviluppo locale tramite la costruzione di una filiera responsabile e solida, basata sull’innovazione di processo.” – con queste parole apre il suo racconto Sara Agostoni, Global Procurement Director and Chief Sustainability Officer di ICAM, azienda leader nella produzione di cioccolato sostenibile e di alta qualità.
Oggi ICAM è presente in Uganda con tre centri di fermentazione di proprietà, che hanno reso possibile il superamento delle tecniche tradizionali ed in cui trovano impiego 185 persone. Tutte ugandesi, ad eccezione del General Manager degli stabilimenti, che ha origini italiane e cittadinanza ugandese: vive stabilmente nel Paese da tanti anni e ne è profondo conoscitore. Solo nel 2022, si sono unite 48 nuove persone alla squadra di ICAM che opera in Uganda, a dimostrazione degli obiettivi di continua crescita che l’Azienda porta avanti.
“Dai nostri centri di fermentazione attivi a Bundibugyo (sulle montagne al Nord), Ohima (a Ovest), e Mukono (vicino alla capitale Kampala) – attualmente acquisiamo oltre 3.000 tonnellate di cacao pregiato l’anno. Potremmo fermarci qui negli obiettivi di sviluppo ma scegliamo di andare avanti, fissando nuovi traguardi per il futuro in termini di qualità e sostenibilità del cacao ugandese.” – aggiunge Sara Agostoni, e continua: “ICAM non possiede alcuna piantagione, ma realizza un’attività diffusa e capillare di formazione su tecniche di coltivazione e fermentazione e trasferimento di know-how agli agricoltori locali, che sono comunque liberi di vendere il proprio cacao a chi vogliono. Il sostegno alla crescita, ovviamente, genera un forte engagement dei contadini rispetto all’Azienda. Nel distretto di Bundibugyo – il primo in cui ICAM ha iniziato ad operare – l’Azienda ha avviato la sua attività di sviluppo delle competenze agronomiche già nel 2010, coinvolgendo qualche migliaio di contadini locali. Dopo dieci anni, il numero è salito con soddisfazione a 5.400, su un territorio di 6.000 ettari, a cui si aggiungono circa 1.000 coltivatori negli altri 2 siti.”
Oggigiorno il cacao di tutta l’Uganda – non solo di Bundibuyo – è venduto con un premio sul mercato di riferimento, anziché a sconto, frutto del riconoscimento di una qualità Premium per le caratteristiche organolettiche e le certificazioni acquisite dalle filiere di produzione. È impossibile misurare la correlazione diretta fra l’opera portata avanti dall’Azienda per lo sviluppo locale e la crescita del valore del cacao nel Paese nel suo complesso. Una lettura che sicuramente possiamo considerare valida è, però, quella per cui laddove le aziende operino per la costruzione di filiere di approvvigionamento sostenibili e solide (sia dal punto di vista delle relazioni che dell’efficienza dei processi produttivi), queste si trasformano in volani di sviluppo di tutto il territorio e l’esito è certamente win-win. In altre parole, i benefici che ne scaturiscono, sono sia per l’attore economico che per la comunità locale, soprattutto se lo scenario di riferimento è quello dei Paesi in via di sviluppo.
“Abbiamo fatto la nostra parte, mi piace pensare così e anche di poter fare ancora, in Uganda come altrove.” – precisa con forza Sara Agostoni a metà del racconto. E continua: “Oggi ICAM Chocolate Uganda, piccola realtà aziendale sorta sul territorio, si va sempre di più strutturando e allineando all’approccio sostenibile dell’impresa-madre. Infatti, di recente, abbiamo inserito in organico due figure – due donne! – con le funzioni di HR e Sustainability Manager. ICAM Chocolate Uganda sta lavorando anche sul fronte della Governance, proseguendo dall’adozione di un Codice Etico verso un Codice di Condotta aziendale, la cui redazione integrerà le specificità del contesto locale, ad esempio riservando un’attenzione speciale all’inclusività e all’azione di contrasto al Child Labour.” Anche sul fronte della misurazione dell’impatto e alla sua rappresentazione nel reporting di sostenibilità, ICAM Chocolate Uganda mira a un maggior presidio nel prossimo futuro.
L’orientamento alla sostenibilità di ICAM Chocolate Uganda è ulteriormente dimostrato dall’ottenimento della certificazione «Rainforest» per 2 dei siti di lavorazione attualmente attivi nel paese, mentre il 3° è certificato biologico. Un percorso fortemente ricercato e sostenuto da ICAM, con il coinvolgimento della comunità contadina locale che ha partecipato – nell’ambito di tale processo di certificazione – a numerose iniziative di formazione agronomica professionale basata sui principi dello sviluppo sostenibile.
“Le difficoltà incontrate soprattutto nella prima fase del progetto, erano collocabili per lo più nella dimensione culturale. Non è stato facile trasferire alle comunità locali una prospettiva di lungo termine, e questo ovviamente è dovuto a fattori di contesto quali precarietà, necessità di soddisfare bisogni primari imminenti, propensione culturale a focalizzarsi più sul presente senza preoccuparsi del futuro.” – aggiunge Sara Agostoni volgendo al termine del racconto. “Nei rapporti con il territorio e la popolazione locale, è stata fondamentale l’opera di mediazione svolta dai nostri Partner del progetto, che sono diversi. Dall’Università Cattolica di Milano, che ci ha supportati soprattutto nella fase di studio del contesto e del Paese e conseguente valutazione del nostro potenziale di realizzazione, a Swisscontact e agli agronomi provenienti dalla Repubblica Domenicana – dove ICAM aveva già realizzato progetti simili negli anni precedenti – impiegati nella formazione teorica e pratica dei contadini ugandesi.” Non manca, infine, la menzione ai responsabili delle comunità locali (molto autorevoli), costantemente ascoltati e coinvolti dall’Azienda nei propri programmi di sviluppo.
“Il valore della partnership in esperienze come quella di ICAM in Uganda è indiscutibile. Spesso mi ripeto ma è importante per me ribadire che, lì come altrove, stiamo facendo cose che da soli non avremmo potuto fare.” – conclude così Sara Agostoni.