Gli esperti parlano di ecocidio in un Paese tra i più fertili d’Europa. Foreste distrutte e fughe di materiali radioattivi minacciano la vita di milioni di ucraini. Ci vorranno a decenni per ricostruire.
Migliaia di perdite umane, purtroppo, ma la guerra in Ucraina ha costi altissimi anche per l’ambiente e l’ecosistema. Poco o nulla è sfuggito ai bombardamenti russi su un territorio che produce grano, mais, ortaggi, esportati in tutto il mondo, accanto a parchi naturali, riserve idriche, bacini naturali. «Non solo la devastazione ecologica in Ucraina ha una scala senza precedenti nell’Europa moderna, ma sul lungo termine, sappiamo già che colpirà tutto il resto del pianeta» ha scritto Lisa Signorile, biologa, divulgatrice scientifica ed autrice di diversi libri. Sugli impatti ecologici ed ambientali della guerra ha pubblicato uno studio sulla rivista «Il Tascabile».
Nei fatti ad un anno dall’invasione non si riesce ancora a fare un bilancio fedele dei costi ambientali. Fino ad ottobre erano stati censiti almeno 2 mila casi di danni ecologici, con un costo di 36 miliardi di euro. La Signorile ha intervistato scienziati e studiosi per raccontare i disastri dei russi in città e villaggi. Ormai è opinione di tutti «gli ecologi intervistati che è troppo presto per poter fare una reale stima dei danni, perché nessuno scienziato può andare lungo la linea del fronte a toccare con mano. Inoltre, non abbiamo idea di quanto ancora si protrarrà la guerra e con quali mezzi verrà combattuta» scrive Signorile. Lo studio è testimonianza di oggi per riparare domani i danni da inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, ricostruire dighe, sminare i campi. Anni ed anni di lavoro di ricostruzione che potrebbe avere altri impatti negativi sul l’ecosistema se non sarà pianificata e controllata.
La guerra avrà conseguenze sulla salute
L’Ucraina è uno dei territori più fertili d’Europa con una struttura industriale diffusa. Le infrastrutture elettriche ed idriche sono state ripetutamente bombardate per far soffrire la popolazione di fame, mancanza di acqua e corrente elettrica. Il popolo resiste ma non si riesce nemmeno a tenere conto della diffusione di malattie all’apparato respiratoire dovute ,appunto, all’aria malsana. Ci sono altre urgenze sanitarie da gestire. L’aria è inquinata da esplosioni di bombe e missili, incendi, depositi di carburanti dati alle fiamme, gas di scarico dei mezzi militari. Un carro armato T-80 di fabbricazione russa, per esempio, scarica nell’atmosfera 10 kg di CO2 per km. Tutto ha come conseguenza nuove emissioni di CO2 e polveri sottili che colpiscono, prevalentemente anziani e bambini. In molte zone del Paese l’aria contiene particelle di ossidi di azoto, monossido di carbonio, zolfo, diossine, formaldeide, che una volta a terra compromettono il suolo. « La natura in qualche modo si riprenderà, ma il trauma causato da questo evento rimarrà per intere generazioni, non sappiamo di che entità » riporta la Signorile. Ovunque ci sono metalli pesanti che causano tumori. La biodiversità, curata nei parchi nazionali e controllata da organismi nazionali ed internazionali fino a febbraio scorso, è un’altra piaga che il popolo ucraino dovrà sanare.
Chi pagherà i danni ambientali?
A guerra finita saranno chiesti danni di guerra per l’inquinamento ? È presto per dirlo, ma Volodymyr Zelensky a novembre scorso alla Cop 27 ha esposto le preoccupazioni per le conseguenze ambientali e naturalistiche, oltre ad aver descritto le stragi e le crudeltà dell’occupazione. Insomma, un ecocidio. Nel Mar Nero ci sono i cetacei. Ma i russi lì hanno piazzato una flotta di sottomarini e navi da guerra che avrebbero provocato la morte di 50 mila cetacei, secondo gli esperti. Sotto l’acqua, sotto i piedi, in atmosfera : nei primi sette mesi di guerra sono andati in atmosfera31 milioni di tonnellate di CO2 in più rispetto alle medie monitorate dal Ministero dell’Ambiente di Kiev. Nessuna autorità internazionale finora é riuscita a stabilire anche quante polveri radioattive ci siano nell’aria dopo le bombe sganciate vicino alle centrali nucleari di di Chernobyl e Zaporizhzhia. Basta ricordarsi di cosa ha detto Rafael Grossi, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)dopo l’ispezione alla centrale di Zaporizhzhia : « la situazione è preoccupante ». Altri esperti parlano di effetti a medio raggio. Non sono immuni da allarmi circa 10 milioni di ettari di foreste rigogliose dove vivono specie animali protette. Ci vorranno decine di anni per riavere un Paese con condizioni ambientali accettabili. Oltretutto non si può escludere che la ricostruzione con capitali occidentali si rapporti in qualche modo ai principi générales del New Deal europeo con tecnologie e investimenti a basso impatto ambientale. I sopravvissuti, in ogni caso, dovranno fare i conti con malattie e patologie molto serie di cui nessun aggressore, in nessuna guerra, si è mai curato. Vladimir Putin non poteva non sapere.
Nato a Pomigliano d’Arco (Napoli) è laureato in Scienze Politiche. Giornalista, ha iniziato negli anni ’80. Ha scritto per l’Unità, Paese Sera, Il Mattino, Libero, Il Denaro, Specchio Economico, StartMAG e il Riformista. Nella lunga carriera si è occupato di Mezzogiorno, economia, energia, ambiente. É stato direttore di periodici locali ed account manager in Eni e Italgas SpA. Ha fatto parte di Comitati, Commissioni speciali ambiente ed energia. Già consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione Relazioni Pubbliche (Ferpi) è membro della Federazione Italiana Media Ambientali ( FIMA) e della Free Lance International Press (Flip). E’ autore del libro “Mezzogiorno in bianco e nero “ (Ed. Orizzonti Meridionali). Ha vinto il Premio giornalistico “Calabria ‘79”. Scrive per FIRSTonline, Italia Notizie24, EspressoSud.