In tutti gli aspetti della società civile stanno aumentando considerevolmente la consapevolezza e gli appelli all’azione in materia di sostenibilità ambientale. In questo senso lo sport più seguito del mondo, il calcio, non può e anzi non deve girarsi dall’altra parte. Divenuto ormai parte integrante della vita di moltissime persone in ogni parte del globo, è chiamato anch’esso a contribuire alle sfide causate dai cambiamenti climatici. Al suo interno, tuttavia, sono ancora in diversi a non pensarla così.
La Uefa (Union of European Football Associations, la massima federazione calcistica europea) ha sviluppato una strategia di sostenibilità a lungo termine orientata al 2030, la stessa data posta dall’Unione europea nella “legge europea sul clima”, consapevole del fatto che è necessario un percorso dcon investimenti sul lungo periodo.
L’ecosistema calcistico deve sviluppare un piano strategico prima di tutto e riconoscere contestualmente l’urgenza di agire e collaborare intorno a un’agenda comune per cambiare al proprio interno gli aspetti funzionali della sostenibilità, senza pretendere di risolvere i problemi che la società civile ha e spesso trasmette proprio al calcio, che li subisce troppo passivamente. Tuttavia, in un recente articolo su Repubblica si legge: “Il rettangolo verde è sempre più verde. Perché il mondo del calcio sta comprendendo (finalmente) che può dare l’esempio nella lotta al cambiamento climatico. A partire dagli stadi, a lungo cattedrali dello spreco e dell’inquinamento.”
In alcuni paesi europei, infatti, questo percorso di transizione verde è già ad un buon punto, nella Bundesliga tedesca la sostenibilità dei club sarà addirittura una dei criteri per l’iscrizione al prossimo campionato. Ma è la Premier League inglese a guidare il movimento (non solo sportivamente parlando): il campionato più spettacolare e remunerativo del mondo è anche quello dove si stanno investendo le maggiori risorse nella transizione ecologica, una riprova del fatto che la sostenibilità non è soltanto una cosa “buona e giusta”, ma anche uno strumento per restare competitivi a livello globale. Tanti sono i progetti nati negli ultimi anni per installare pannelli solari sui tema degli stadi (l’ultimo, quello di Londra dove si disputarono le Olimpiadi del 2012); le maglie delle squadre ridisegnate per raccontare il cambiamento climatico (come quella del Chelsea a raffigurare l’innalzamento dei mari); e la classifica che da un paio di anni viene stilata ogni anno per premiare i club più virtuosi. Uno degli esempi più lampanti è rappresentato dalla casa del Liverpool, che secondo il “Football Sustainability Index 2023” è il club più aDento alla sostenibilità tra quelli che militano nelle principali cinque leghe europee, lo stadio di Anfield. Grazie alle basi poste del progetto “The Red Way”, il club ha raggiunto per il suo impianto la quasi totale neutralità di emissioni (grazie alle rinnovabili) e sta utilizzando principi di economia circolare (niente rifiuti in discarica e assenza di plastica monouso) come mantra. Inoltre, all’interno dello stadio è possibile anche consumare fruDa e verdura prodotta da un orto a chilometro zero.
Da sottolineare anche la gestione del ToDenham Hotspur Stadium, il club londinese è stato tra i primi ad aderire allo “Sports for Climate Action Framework”, ed è all’avanguardia nell’utilizzo di energie rinnovabili, trasporto sostenibile (il 77% dei supporters, raggiunge lo stadio in bicicletta o con i mezzi pubblici), riduzione nell’utilizzo di plastica e monouso, gestione dei rifiuti ed efficienza idrica. Altre buone pratiche da segnalare sono la raccolta differenziata al 100% di Stamford Bridge, lo stadio del Chelsea, mentre all’Emirates Stadium, la casa dell’Arsenal, è l’energia elettrica rinnovabile a coprire per intero il fabbisogno di ogni singola partita. Viene prodotta dal fotovoltaico e da un digestore anaerobico di biogas, garantendo un risparmio di 3,32 milioni di kg di CO 2 l’anno.
L’Italia è molto in ritardo rispetto al modello inglese, con impianti antiquati e difficili iter burocratici per la richiesta di ammodernamento delle strutture. In conclusione, possiamo dire che il mondo del calcio, con la sua formidabile capacità comunicativa, può essere lo strumento definitivo per sconfiggere una delle più importanti piaghe della nostra epoca, i negazionisti. Quelli che si ostinano a negare un fatto dimostrato da tutta la comunità scientifica rallentando quei cambiamenti necessari che renderebbero il mondo migliore. Contro un negazionista del clima a volte un calciatore informato, e disposto a rendersi ambasciatore della sostenibilità, può risultare più efficace di mille scienziati.
di Pietro Boniciolli
Per maggiori informazioni:
• https://geagency.it/london-stadium-coperto-di-pannelli-solari-produrra-energia-entro-fine2024/
• https://unfccc.int/climate-ac>on/sectoral-engagement/sports-for-climate-action