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Gli scenari economici che accompagnano le nostre vite sono sempre più seducenti.Le organizzazioni che li elaborano ormai non pongono limiti all’interdisciplinarità, pur di offrire un quadro il più completo possibile su quello che ci aspetta.

È vero che analisi così complete interessano poco i giovani e molto gli adulti che li osservano con il loro bagaglio di esperienze. Termini come Pil, transizione energetica, denatalità, immigrazione, una volta erano solo per addetti ai lavori, mentre oggi rientrano nelle conoscenze di un cittadino mediamente istruito.  Queste considerazioni si addicono bene all’ultimo rapporto Ocse “ Long term scenarios: incorporating the energy transition” che aggiorna gli scenari macroeconomici per i prossimi decenni.

Gli stop & go dell’economia vedranno ancora protagonisti i due paesi più dinamici del mondo: Cina e India. La competizione non rallenterà e continuerà a svilupparsi in investimenti, fonti energetiche, ricerca, natalità.  L’Ocse prevede che entro la fine degli anni ’30 l’India supererà la Cina, nonostante entrambi i paesi dovranno far fronte ai cambiamenti climatici e alla decarbonizzazione delle rispettive economie. Tutto è possibile. La ricchezza globale prodotta aumenterà, ma nei paesi Ocse e del G20 il Pil scenderà dell’1,7% entro il 2060. Cosa accadrà, allora, degli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti ? Un annebbiamento.
Dal 2026 dovremmo assistere al graduale abbandono di carbone, petrolio e gas, non nella misura utile a mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C, però.
L’annebbiamento sarà, dunque, reale.Perché anche senza il previsto sorpasso dell’India sulla Cina non tutte le industrie riusciranno a mettersi al passo, con la conseguenza che “le emissioni globali di CO2 derivanti dal consumo energetico non riusciranno a soddisfare l’ambizione dell’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento climatico” ha scritto l’Asvis. Nel documento Ocse è prevista un aumento della capacità elettrica nei paesi sviluppati. Anche in questo caso non avremo un quadro ottimistico per il mondo che verrà.

É noto che gli economisti più avveduti non mettono mai la parola fine ai loro studi, in particolare perché studiano i comportamenti di chi ha il potere del denaro.

In questo caso per tenere tutto insieme e non demoralizzarci sul mondo che verrà dei nostri figli e nipoti, propongono di stimolare gli investimenti entro il 2050. Di più aumentare la pressione fiscale o il debito pubblico. Una ricetta non proprio originale poiché finisce per cadere sulle spalle di chi già sopporta il peso di tasse e balzelli per il mondo com’è ora. Ogni riferimento all’Italia non è  casuale.

 

di Nunzio Ingiusto