Categorie: Editorial
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Mi chiedo spesso che senso abbia una rivista sulla sostenibilità e l’innovazione, quando ne esistono già un numero spropositato di nazionali e internazionali. Sostenibilità e innovazione poi, non sono nemmeno più termini di moda ma mantra in qualsiasi discorso anche tra non addetti. Poi leggo che Padova è candidata a Capitale Europea dell’innovazione. Chi se lo sarebbe mai aspettato? E scopro che questo è il frutto di un prezioso e costante lavoro che ha coinvolto l’intero territorio, dalle istituzioni ai corpi intermedi, dalla finanza al mondo della scuola e, non per ultimo, all’intero sistema industriale. E allora mi rispondi che sì, Humaneworldmagazine ha un senso. 

Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito alla nascita di un vero e proprio “Ecosistema dell’Innovazione”, che ha visto Padova porsi in modo baricentrico rispetto a una nuova visione della città, informata a una logica del fare. Riunendo istituzioni di ricerca, enti privati, soggetti pubblici e privati, la sua storica università, il nostro territorio è riuscito a diventare una fucina nazionale e internazionale di nuovi talenti e tecnologie innovative che attraggono start-up e PMI, grazie anche alla realizzazione del “Kilometro blu”. Blu è il colore dell’innovazione, e nell’asse che va dalla stazione alla Stanga in questi ultimi cinque anni abbiamo visto nascere il prestigioso e tecnologico Centro Congressi, la nuova sede di ingegneria in Fiera, gli incubatori e gli acceleratori di start-up all’interno del parco scientifico tecnologico Galileo e del modernissimo Village dell’Innovation di Credit Agricole, che ospita tra l’altro la nostra redazione come fosse una start up innovativa, lo SMACT Competence Center del Nord Est per le soluzioni 4.0., l’Innovation Center di Afast-Accentur per il mercato innovativo finanziario. Tra un po’ vedremo sorgere anche la nuova sede dell’Istituto Italiano di Design del Galileo Visionary District, il Palazzo delle esperienze con i laboratori dell’Università di Padova, mentre altri importanti progetti sono in fase di avvio come il futuribile e sostenibile Data Center che, con i suoi 110 Mwh di impianto solare, garantirà la business continuity e la cybersecurity non solo alle imprese del Nord Est ma anche a quelle nazionali e internazionali.  Quest’area tecnologica ultramoderna aprirà così la strada a un nuovo concetto di città, più a misura d’uomo, più verde, più sana e attenta all’impronta ambientale. 

Tutto questo si è potuto, e si potrà realizzare, grazie a un Tavolo di lavoro cui partecipano tutte le istituzioni cittadine, sinergiche su una visione condivisa:  il Comune, l’Università, la Fondazione Cariparo, la Camera di Commercio, Confindustria Veneto Est e tutti gli incubatori e acceleratori che operano sul territorio. Un ecosistema che ha già dato risultati lusinghieri:  oltre 300 start up attive (solo Milano e Roma sono più fertili), un terzo dei brevetti regionali depositati a Padova che, ormai vanta la più alta densità d’imprese attive nellambito dellinformatica. Insomma, siamo diventati finalmente un territorio capace di costruire reti e presentarsi come una piattaforma propositiva a livello internazionale. 

Studiando gli ecosistemi d’innovazione nelle città secondarie di Galway, Raleigh-Durham, la valle della Ruhr e la Via Emilia, Giulio Buciuni e Giancarlo Corrò,  hanno identificato un modello equo e democratico per la competitività dei territori. Connettività globale, grazie alla presenza di gruppi multinazionali, interazione tra università e imprese, finanza locale per linnovazione imprenditoriale sono i tre ingredienti fondamentali, secondo i due studiosi, per rendere competitive le città secondarie. Solo così possono crescere polis vibranti e attrattive per i talenti, e dove si concentra il capitale finanziario. L’alternativa è un lento e incessante declino verso periferie urbane e rurali nelle quali, oltre allerosione di ricchezza, si perde inevitabilmente il senso del futuro. Padova questo l’ha ben compreso. Perchè quando il divario centro-periferia, quest’ultima intesa non tanto per le dimensioni urbane quanto piuttosto come polo di accentramento di ricchezza, servizi, popolazione e potere, rischia di ampliarsi sempre di più si genera una delle più insidiose forme di diseguaglianza delle economie avanzate, che può perfino mettere a rischio lassetto democratico. 

Accanto a questa profonda trasformazione del tessuto urbano, riscontriamo altrettanto confortanti segnali che provengono da uno straordinario sistema d’imprese che rappresenta il secondo manifatturiero d’Europa. Il 34% delle aziende venete che prevede una crescita del fatturato da qui ai prossimi due anni sta puntando sullinnovazione e sui progetti a basso impatto ambientale, sulla valorizzazione del capitale umano e sulla riorganizzazione dei processi. E’ un dato importante, che ci porta a comprendere quel che sta accadendo sotto i nostri occhi e ci induce a interpretare il fenomeno come non passeggero. Insomma, a considerare la doppia transizione digitale e green non soltanto una moda del momento. In questo effervescente contesto in cui l’open innovation, inteso come sviluppo collaborativo di idee tra soggetti diversi, è diventato un fatto concreto, con Humane World Magazine abbiamo voluto fare la nostra parte dando voce al territorio in maniera efficace e concreta, offrendo a tutti gli stakeholder, alle associazioni, alle istituzioni, ai giovani, alle imprese di prendere parte alla definizione di questo processo strategico, fornendo tutte le informazioni con la massima trasparenza ed esaustività per costruire un dialogo e un confronto aperto e continuativo. Abbiamo raccontato, e vogliamo continuare a farlo ancora per molto tempo, esperienze virtuose. Abbiamo  aperto finestre su quello che accade negli altri Paesi, e verificato i risultati raggiunti dai vari progetti, perchè se non lo misuro, limpegno non esiste. Ma soprattutto abbiamo voluto raccontare storie dal punto di vista umano, storie reali di ciò che gli individui, le comunità e le aziende stanno facendo per proteggere lambiente e assicurare un futuro positivo alle nuove generazioni. Abbiamo insomma voluto rendere umana la tecnologia e linnovazione per la sostenibilità, perché tutti potessero comprenderla.

Siamo giovani, ma nei nostri primi due anni di vita abbiamo già avuto risultati sorprendenti. Il numero delle visite al magazine on line raggiunge attualmente poco meno di 13.000 lettori, abbiamo pubblicato 1000 articoli sui tre temi cardine della twin transition: leadership, sostenibilità, innovazione, segnalato oltre 400 eventi, suggerito 100 letture, 40 podcast, 50 video, raccontato 83 progetti, 60 iniziative di millennials e 60 storie virtuose. Abbiamo dato voce alle start up de Le Village by CA e di Galileo VD con le Humane stories prodotte da noi, raccontando chi si è distinto per l’impegno, la sostenibilità, l’innovazione e la leadership.

Uno sforzo ambizioso reso possibile da tre attori illuminati del nostro sistema dell’innovazione: il Parco tecnologico Galileo Visionary District, Confindustria Veneto est con la sua agenzia di formazione Forema e Le Village dell’Innovation by CA. A tutti loro un grazie di cuore. 

Forse continuiamo ad essere dei sognatori, dei visionari, ma più andiamo avanti e più ci rendiamo conto che il futuro non aspetta i tempi lenti dellumano. Abbiamo così deciso di comunicare a più persone possibili che un modo diverso di vivere è a portata di mano, basta soltanto vincere la pigrizia, linerzia e la paura del nuovo per riuscire a raggiungerlo, e per questo abbiamo pensato ad un’edizione cartacea del magazine, che potesse raggiungere ancora più lettori. Magari non sarà così immediato cambiare mentalità, saranno necessari tempi lunghi per metabolizzare i mutamenti indotti da un mondo che corre veloce, ma se non iniziamo a considerarli, mai arriveremo a raggiungere il nostro obiettivo. Potremmo fare scelte diverse, perché no? Forse, come afferma Jonathan Franzen nel suo ultimo La fine della fine della terra, è anche già troppo tardi e la catastrofe eimminente. Eppure un barlume di speranza c’è ancora se, come scrive sempre Franzen nellepilogo, anche in un mondo che muore continuano a nascere nuovi amori”. E noi è su questo che contiamo, convinti comunque che valga la pena di tentare.

 

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Isabella Zotti Minici
Direttore responsabile di Humaneworldmagazine