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Le barriere coralline, formazioni calcaree composte dagli scheletri dei coralli che si sedimentano nel corso del tempo, sono più estese di quanto ipotizzato finora. La scoperta arriva grazie a una nuova mappa satellitare in alta risoluzione, la più completa mai realizzata sui coralli fino a questo momento. A metterla a punto è stato un team di ricerca internazionale guidato dall’Università del Queensland in Australia, nell’ambito del progetto Allen Coral Atlas. Secondo Mitchell Lyons, dell’Università del Queensland, la mappatura «è uno strumento per un cambiamento positivo nella gestione delle barriere coralline e degli ambienti costieri e marini in generale»: la nuova scoperta, infatti, aiuterà a pianificare meglio le strategie di conservazione di questi ecosistemi che risultano sempre più minacciati dalla crisi climatica.
Secondo il nuovo studio, pubblicato su Cell Reports Sustainability, le barriere coralline in acque poco profonde hanno un’estensione di oltre 348mila chilometri quadrati, un’area grande più o meno come la Germania
Le barriere coralline, formazioni calcaree composte dagli scheletri dei coralli che si sedimentano nel corso del tempo, sono più estese di quanto ipotizzato finora. La scoperta arriva grazie a una nuova mappa satellitare in alta risoluzione, la più completa mai realizzata sui coralli fino a questo momento. A metterla a punto è stato un team di ricerca internazionale guidato dall’Università del Queensland in Australia, nell’ambito del progetto Allen Coral Atlas. Secondo Mitchell Lyons, dell’Università del Queensland, la mappatura «è uno strumento per un cambiamento positivo nella gestione delle barriere coralline e degli ambienti costieri e marini in generale»: la nuova scoperta, infatti, aiuterà a pianificare meglio le strategie di conservazione di questi ecosistemi che risultano sempre più minacciati dalla crisi climatica.
Secondo il nuovo studio, pubblicato su Cell Reports Sustainability, le barriere coralline in acque poco profonde hanno un’estensione di oltre 348mila chilometri quadrati, un’area grande più o meno come la Germania

L’uso dei satelliti per creare la mappa
Per creare la mappa globale dei coralli ad alta risoluzione, i ricercatori hanno raccolto più di 1,5 milioni di campioni da oltre 480 contributi esterni. Hanno usato inoltre una classificazione delle barriere coralline da oltre 100mila miliardi di pixel raccolti dai satelliti della missione europea Sentinel-2, che monitora le aree verdi del pianeta, e dalla costellazione di satelliti “Planet Dove CubeSat”. Il risultato è «la prima rappresentazione accurata della distribuzione e della composizione delle barriere coralline del mondo», ha continuato Lyons.

Secondo il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports Sustainability, le barriere coralline in acque poco profonde (fino a 30 metri) hanno un’estensione di oltre 348mila chilometri quadrati, un’area grande più o meno come la Germania. L’utilizzo dei satelliti ha permesso di identificare perfino la composizione di questi habitat: «Abbiamo scoperto che 80mila chilometri quadrati di barriera corallina hanno un fondo duro, dove il corallo tende a crescere, al contrario di ciò che accade sul fondo morbido fatto di sabbia, pietrisco o piante acquatiche», ha spiegato Lyons.

L’importanza delle barriere coralline
Il sistema delle barriere coralline fornisce supporto vitale a un quarto di tutti gli organismi marini conosciuti, risultando così uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità. Presente da 500 milioni di anni, rappresenta un ecosistema fondamentale per la salute del pianeta e delle persone. Secondo il report del 2020 del Global Coral Reef Monitoring Network, almeno mezzo miliardo di persone in tutto il mondo traggono vantaggi diretti da questo ecosistema: sia in termini alimentari (grazie alla pesca di pesci, molluschi, ricci di mare) sia in termini economici, visto la sua capacità di attirare visitatori e turisti. Un’altra funzione delle barriere coralline viene spiegata dal loro stesso nome: questi sistemi, infatti, proteggono le aree costiere facendo da “barriera” alle onde e riducendo la loro potenza cinetica fino al 97 per cento.

Perché le barriere coralline sono a rischio
L’aumento delle temperature e l’acidificazione dell’oceano sono la causa principale del cosiddetto coral bleaching, cioè lo sbiancamento dei coralli. I coralli sono organismi formati da polipi (piccoli invertebrati) che vivono in simbiosi con delle alghe unicellulari colorate. Quando sono sottoposti a stress ambientale, per sopravvivere i coralli allontanano le alghe e tornano al loro colore originale, il bianco. Se prolungato, il fenomeno può causare la morte dei coralli e portare a una perdita di biodiversità. Dal 2009, secondo il report del Global Coral Reef Monitoring Network, abbiamo perso il 14 per cento di tutti i coralli a livello mondiale.

di Valeriano Musiu

 

Fonte: https://www.corriere.it/pianeta2030/24_febbraio_22/barriere-coralline-sono-piu-estese-previsto-scoperta-grazie-dati-satellitari-3ea40e8a-d177-11ee-a8e6-77782b3bdabc.shtml?utm_source=substack&utm_medium=email