Nel 2021 oltre 5,6 milioni di persone in situazione di indigenza, mentre la povertà minorile ha toccato circa 1,382mila bambini e bambine. Rapporto ASviS 2022: Reddito di cittadinanza va rafforzato, ma rimane fondamentale.
Una panoramica sul Goal 1: a che punto siamo
Il Rapporto ASviS 2022 cita, in merito all’Obiettivo 1 “Sconfiggere la povertà” dell’Agenda Onu 2030, le stime dell’Istat di giugno sulla povertà assoluta, che confermano i massimi storici toccati nel 2020, con 1,960mila famiglie italiane povere nel 2021 (7,5% del totale, da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente); le donne sono più povere rispetto agli uomini, un divario aumentato rispetto al 2019.
La condizione di povertà vissuta dalle persone si associa a una situazione di povertà minorile e povertà educativa, mostrando il carattere spesso persistente del fenomeno e il suo tramandarsi da una generazione all’altra. La povertà assoluta minorile in Italia ha colpito 1,382mila bambini, con un peggioramento per i bambini dai quattro ai sei anni. Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minorenni sono quasi 762mila. L’incidenza di povertà assoluta aumenta al crescere del numero di figli minorenni presenti in famiglia, che varia molto a seconda della condizione lavorativa dei componenti del nucleo e della loro cittadinanza, è più elevata nelle aree metropolitane e nelle famiglie che non posseggono un’abitazione di proprietà e sono in affitto. Per contrastare la povertà minorile, tra il 2021 e il 2022 sono stati adottati il Quinto Piano nazionale infanzia e adolescenza e il Piano nazionale della garanzia infanzia, mentre da marzo 2022 è stato introdotto l’Assegno unico universale per sostenere le famiglie con figli.
Secondo il Rapporto annuale Istat 2022, le misure di sostegno economico erogate nel 2020 hanno evitato a un milione di individui (circa 500mila famiglie) di trovarsi in condizione di povertà assoluta. Inoltre, senza sussidi l’intensità della povertà sarebbe stata di 10 punti percentuali più elevata. Permangono, tuttavia, le difficoltà di contrastare il fenomeno inteso non solo come privazione di reddito o di mancanza di lavoro, ma anche come mancato accesso alle opportunità e ai servizi.
In base agli ultimi dati Inps, il Reddito di cittadinanza (Rdc) ha raggiunto oltre 1,5 milioni di famiglie con circa 3,4 milioni di persone che hanno percepito almeno una mensilità nei primi cinque mesi del 2022, ma non ha funzionato la presa in carico dei centri per l’impiego per la proposta di un lavoro ai beneficiari.
A fronte delle conseguenze della crisi energetica, dell’aumento dei prezzi dei beni primari e dell’accelerazione dell’inflazione, che intensificheranno le difficoltà per un’ampia fascia della popolazione povera, è necessario che le politiche prevedano azioni e strumenti specifici e complementari. L’aumento considerevole del costo delle materie prime energetiche ha determinato significativi rincari sulle bollette della luce e del gas. In tale contesto, fondamentale sarà affrontare la questione della povertà energetica, ossia la condizione di mancato o limitato accesso delle famiglie ai servizi energetici essenziali. Il “Bonus trasporti”, convertito in Legge a luglio 2022, è stato introdotto per sostenere il reddito e contrastare l’impoverimento delle famiglie conseguente alla crisi energetica.
L’Europa e il Goal 1
L’indice composito europeo del Goal 1 mostra tra il 2010 e il 2020 una sostanziale stabilità. Si registra, infatti, un andamento negativo tra il 2010 e il 2014, seguito da un miglioramento costante tra il 2015 e il 2019. Gli effetti del primo anno pandemico risultano particolarmente rilevanti, con una drastica inversione di tendenza nel 2020 a causa dell’aumento delle persone a rischio povertà o esclusione sociale (cresciute dal 16,4% al 16,6% nel 2020), della grave deprivazione materiale (dal 5,5% del 2019 al 5,9% nel 2020) e delle persone che vivono in abitazioni con gravi problemi strutturali (dal 12,7% nel 2019 al 14,8% nel 2020). Questi peggioramenti rischiano di minare i progressi fatti fino al 2019 per raggiungere l’obiettivo europeo di ridurre di 15 milioni le persone a rischio di povertà o esclusione sociale, entro il 2030.
L’Italia, quintultima nel 2020, non evidenzia miglioramenti tra il 2010 e il 2020 e si posiziona molto al di sotto della media Ue nell’ultimo anno disponibile, soprattutto a causa di un più alto numero di persone a rischio povertà (20% nel 2020 contro 16,6% Ue). La Germania è lo Stato che più ha risentito della crisi pandemica registrando, tra il 2019 e 2020, un drastico peggioramento che la porta, nel 2020, a un livello inferiore alla media e inferiore anche rispetto al livello che aveva nel 2010, a causa, principalmente, dell’aumento dei lavoratori a rischio povertà (+2,6 punti percentuali tra il 2019 e il 2020). Anche Cipro e Francia misurano, rispettivamente, la seconda e la terza variazione negativa peggiore tra il 2019 e il 2020 a causa, in questo caso, dell’aumento delle persone che vivono in condizione di deprivazione abitativa.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi europei è consultabile qui.
L’Italia e il Goal 1
Tra il 2010 e il 2021 si assiste a un peggioramento dell’indicatore composito del Goal 1 per l’Italia. Tra il 2010 e il 2016 il composito evidenzia un andamento negativo: peggiorano tutti gli indicatori elementari, in particolare la povertà assoluta passa da 4,2% nel 2010 a 7,9% nel 2016, mentre la bassa intensità lavorativa passa da 10,6% a 12,8%. Tra il 2016 e il 2019 si osserva una tendenza positiva, interrotta dal crollo registrato nel 2020. Il composito evidenzia un peggioramento anche nel 2021, segno che gli effetti della crisi pandemica sulle fasce più deboli della società non sono ancora stati superati. In particolare, tra il 2019 e il 2021 la povertà assoluta aumenta di 1,7 punti percentuali, arrivando a coinvolgere il 9,4% della popolazione: è il livello più alto registrato nell’arco di tutta la serie storica analizzata e più che raddoppiato rispetto al 2010. Nello stesso periodo, non si registrano miglioramenti significativi nella quota di famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa, con la percentuale che passa dal 11,4% del 2019 al 11,1% del 2021.
Per quel che riguarda l’indicatore che misura il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale, si rileva un andamento positivo dal 2015 al 2019 (-2,5 milioni di persone a rischio povertà ed esclusione sociale), seguito da un’inversione di tendenza a causa della crisi pandemica che porta a +300mila persone a rischio dal 2019 a 2021). Tale andamento, se confermato nei prossimi anni, potrebbe compromettere la capacità dell’Italia di raggiungere il target europeo (12.476 persone a rischio).
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui.
Le proposte dell’ASviS per “Sconfiggere la povertà”
- Ampliare (in qualità e quantità) i programmi di protezione sociale nei confronti del target dei bambini e delle bambine e misurare e monitorare la povertà minorile.
- Garantire adeguati investimenti nella spesa sociale, in particolare nei settori della protezione dell’infanzia, dell’istruzione, della salute, della protezione sociale, dell’uguaglianza di genere, dell’alimentazione, dello sviluppo della prima infanzia e dello sviluppo degli adolescenti.
- Il Reddito di cittadinanza (Rdc) rimane una misura fondamentale di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, ma andrebbe rafforzato in questa direzione prevedendo di:
– potenziare lo strumento nella sua capacità di intercettare la povertà;
– prendere in carico la valutazione della platea dei percettori tenendo conto degli aspetti sanitari, educativi, sociali e anche di quelli lavorativi;
– riequilibrare la misura in favore delle famiglie numerose con figli minori e per quelle composte da stranieri;
– potenziare i percorsi d’inclusione sociale e rafforzare la governance multilivello del Rdc;
– migliorare gli incentivi al lavoro, attraverso una parziale cumulabilità dei redditi da lavoro con il Rdc;
– rafforzare i percorsi di inclusione lavorativa, potenziando formazione (con obbligo di frequenza di almeno due ore di corsi svolti in formazione a distanza) e aggiornamento delle competenze. - Proseguire/completare la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni civili e sociali, in modo da contrastare le diseguaglianze regionali nell’accesso ai relativi servizi, stabilendo anche standard e indicatori di riferimento e prevedendo adeguate risorse.
- Migliorare il monitoraggio e la reportistica relativi all’efficienza nella spesa e nei programmi che hanno come beneficiari diretti e indiretti la popolazione minorenne.
- Realizzare analisi periodiche degli equity gap esistenti per comprendere quali bambini e bambine non vengono raggiunti o dove i progressi per i minorenni sono in ritardo e determinare le cause/gli ostacoli.
Vai all’analisi completa del Goal 1 nel Rapporto ASviS.
di Milos Skakal
Fonte: https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-13908/litalia-e-il-goal-1-in-un-decennio-poverta-assoluta-piu-che-raddoppiata-#