Nonostante la ripresa economica, resta significativo l’impatto della pandemia. Divario economico e disoccupazione giovanile tra le principali criticità individuate dal Rapporto ASviS 2022. Occorre una riforma fiscale equa. 25/11/22
Una panoramica sul Goal 10: a che punto siamo
Gli effetti della pandemia e l’accelerazione dell’inflazione stanno aumentando le già ampie diseguaglianze a livello nazionale, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione, in particolare le donne, i giovani, gli stranieri, le persone con disabilità e le loro famiglie. La ripresa economica non è stata sufficiente per colmare, almeno in parte, il divario socio-economico aggravato dalla crisi sanitaria. È quanto emerge dall’analisi del Rapporto ASviS 2022 sull’andamento del Goal 10 “Ridurre le disuguaglianze”.
In Italia la povertà assoluta, che colpisce un milione e 382mila bambini e un milione e 86mila giovani dai 18 ai 34 anni, è cresciuta nell’ultimo decennio, raggiungendo tra il 2020 e il 2021 i valori più elevati dal 2005. La situazione è particolarmente grave nel Sud Italia, dove nel 2021 si è registrata un’incidenza del 10%, pari a 826mila famiglie.
A seguito dell’invasione russa in Ucraina si sono registrati segnali positivi nel contrasto alla povertà dei redditi, ad esempio con l’introduzione di misure per contenere l’impatto dell’aumento dei prezzi sul potere d’acquisto delle famiglie, gli sconti sulle bollette di elettricità e gas, il taglio delle accise sui carburanti e il bonus sociale.
Nell’ambito delle politiche dell’abitare, a marzo 2022 sono state firmate 138 convenzioni del Programma innovativo per la qualità dell’abitare, che prevedono investimenti in progetti di edilizia residenziale sociale e rigenerazione urbana; inoltre, è stato aumentato il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione ed è stato istituito, presso il precedente ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, l’Osservatorio nazionale della condizione abitativa.
Al fine di promuovere ulteriori azioni e riforme per ridurre le disuguaglianze, il Rapporto ASviS raccomanda di intervenire riducendo, ad esempio, il carico fiscale sui redditi da lavoro, rivedendo i requisiti del reddito di cittadinanza per tutelare i più poveri, introducendo il salario minimo e garantendo una protezione sociale equa e facilmente accessibile per le fasce più vulnerabili della popolazione, in linea con gli obiettivi espressi nel Pilastro europeo dei diritti sociali.
L’Europa e il Goal 10
Tra il 2010 e il 2020 si segnala un peggioramento per l’indicatore composito europeo sul Goal 10. In particolare, si registra dapprima un andamento negativo tra il 2010 e il 2014, in corrispondenza della crisi economica, poi un trend positivo tra il 2015 e il 2019, anno in cui ritorna a un livello vicino a quello del 2010. Nel 2020 si assiste a un nuovo forte peggioramento dell’indice composito, dovuto principalmente al peggioramento dell’indice di disuguaglianza del reddito netto: nel 2020 il 20% più ricco della popolazione percepisce un reddito di oltre cinque volte maggiore a quello percepito dal 20% più povero della popolazione.
Tra il 2010 e il 2020, la Lituania è il Paese che registra i maggiori progressi grazie al miglioramento dell’indice di distribuzione del reddito e del rapporto del tasso di laureati nelle aree rurali rispetto alle città. Bulgaria e Germania risultano i Paesi che evidenziano invece la variazione peggiore, a causa di un aumento delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito.
L’Italia si posiziona al penultimo posto tra i membri dell’Unione europea, a causa della bassa proporzione tra tasso di occupazione giovanile e totale, pari nel 2020 a 67,7% in confronto a una media europea di 84,8%, e a una maggiore disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Nel 2020 in Italia, infatti, il 20% più ricco della popolazione aveva 6,1 volte un reddito maggiore rispetto al 20% più povero, contro la media europea di 5,2.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi europei è consultabile qui.
L’Italia e il Goal 10
Tra il 2010 e il 2021 l’indice composito italiano per il Goal 10 presenta una situazione di sostanziale stabilità. Si evidenzia una tendenza negativa tra il 2010 e il 2015, compensata dal trend positivo dei successivi quattro anni, sufficiente solo a riportarlo ai livelli osservati nel 2010. A causa della crisi pandemica si assiste a una nuova inversione di tendenza e a un ampliamento delle disuguaglianze, ad esempio nel peggioramento dell’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e dell’occupazione giovanile.
Il Rapporto evidenzia l’assenza di un obiettivo quantitativo definito a livello istituzionale per misurare le disuguaglianze di reddito netto, cioè il rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20% della popolazione con il reddito più alto e quello ricevuto dal 20% della popolazione con il reddito più basso. Viene proposto, quindi, l’obiettivo di raggiungere, entro il 2030, il livello pari a 4,5% registrato in Francia, il migliore dei Paesi europei più simili all’Italia. Questo indicatore, per l’Italia, è peggiorato del 7% tra il 2019 e il 2020 e nel 2021 si è attestato ai livelli dell’anno precedente, nonostante la ripresa economica post pandemia.
Nell’ambito delle politiche migratorie si registra, tra il 2019 e il 2021, una riduzione di 8 punti percentuali dei permessi di soggiorno di lungo periodo. Nel 2021, tuttavia, i migranti e i rifugiati arrivati via mare attraverso la rotta del Mediterraneo centrale sono stati 67mila, un aumento del 96% rispetto al 2020. Tra questi sono circa 9.500 i minori stranieri non accompagnati (Msna), oltre il doppio dell’anno precedente. Sebbene il contesto italiano disponga di un solido quadro legale per la tutela dei Msna, l’elevata decentralizzazione territoriale crea spesso disparità nella qualità dei servizi e delle azioni di tutela, nonché nel livello di preparazione degli operatori a loro supporto, sottolinea il Rapporto.
Il documento segnala la positiva crescita del numero di insegnanti per il sostegno, con un rapporto alunno-insegnante migliore di quello previsto dalla legge, ma evidenzia anche come un insegnante di sostegno su tre non abbia una formazione specifica e ci siano ritardi significativi nelle assegnazioni.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui.
Fonte: https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-13923/litalia-e-il-goal-10-penultima-in-europa-per-disuguaglianze#