Categorie: Editorial
Tipo di Contenuto: agenda 2030 | goals 3 | sanità | welfare
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Rapporto ASviS 2022: recuperato in parte l’impatto della pandemia in ambito sanitario, ma bisogna colmare i ritardi nelle prestazioni diagnostiche-terapeutiche e migliorare l’efficacia del sistema per far fronte a future emergenze. 

Una panoramica sul Goal 3: a che punto siamo

Il Rapporto ASviS 2022 evidenzia, nell’ambito del Goal 3 “Salute e benessere, come la pandemia da Covid-19 abbia accentuato alcune debolezze del Servizio sanitario nazionale (Ssn), legate, ad esempio, alla medicina del territorio e alla qualità e quantità delle risorse umane e strumentali, e abbia creato nuove criticità, come l’aumento della mortalità, il ritardo nella diagnosi e nella cura di altre patologie, l’incremento delle patologie dell’area psichiatrica e psicologica e l’accentuarsi delle disparità nell’accesso alle cure. La sanità del Paese, riconosciuta come eccellente a livello internazionale per competenza degli operatori e delle operatrici, ha reagito con grande impegno e professionalità all’emergenza pandemica, ma ha pagato per le lacune preesistenti, si legge nel Rapporto.

Si è sviluppata, quindi, la consapevolezza della necessità di ripensare il modello di welfare e di Servizio sanitario nazionale, promuovendo innovazioni per far fronte alle future emergenze e per migliorare l’efficienza e l’efficacia del sistema. Il Rapporto nota come, sebbene siano stati inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) importanti interventi e finanziamenti relativi all’organizzazione dei servizi territoriali e alla dotazione strumentale e tecnologica, persistano alcune criticità legate alla debole dotazione di personale, specie infermieristico, all’assenza di misure di rafforzamento dei servizi per la salute mentale e di interventi specifici per evitare il blocco dei servizi ordinari di fronte all’emergenza.

La pandemia ha, inoltre, messo in luce quanto la salute sia interconnessa e globalizzata e necessiti di una salda cooperazione internazionale: risulta, quindi, necessario implementare una governance globale di settore e intersettoriale, secondo i principi di “One health” e di “Salute in tutte le politiche”, afferma il Rapporto.

 

L’Europa e il Goal 3

L’indicatore composito europeo per il Goal 3 mostra un andamento sostanzialmente positivo tra il 2010 e il 2019, grazie alla diminuzione della mortalità prevenibile e del numero di persone che riportano le necessità di cure mediche non soddisfatte, anche se si rileva una riduzione dei posti letto pro-capite in ospedale. A causa della crisi sanitaria, tuttavia, circa due terzi degli Stati mostrano variazioni negative tra il 2019 e il 2020 e quasi la metà dei 27 Paesi analizzati torna a registrare livelli del composito sostanzialmente simili a quelli evidenziati nel 2010. Gli effetti della pandemia sono evidenti, ad esempio, sull’aspettativa di vita: aumentata da 79,8 anni nel 2010 a 81,3 nel 2019, nel 2020 è scesa a 80,4 anni, livello osservato nel 2013.

Tra il 2010 e il 2020 la Lettonia misura la variazione positiva più elevata, dovuta soprattutto alla riduzione delle persone che hanno difficoltà di accesso alle cure sanitarie, ma si posiziona ancora tra i Paesi più problematici dell’Unione. La Finlandia, invece, evidenzia il trend peggiore: il miglioramento dell’aspettativa di vita e la riduzione del numero di persone che fumano viene compensata dalla riduzione dei posti letto nelle strutture ospedaliere (-40% tra il 2010 e il 2019). L’Italia si posiziona a livello della media europea nel 2020: si osserva un minor numero di posti letto per abitante rispetto alla media Ue, una maggiore aspettativa di vita e un più basso tasso di mortalità preventivabile.

La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi europei è consultabile qui.

 

L’Italia e il Goal 3

L’indice composito italiano del Goal 3 misura, tra il 2010 e il 2019, un andamento complessivamente positivo grazie al miglioramento della maggior parte degli indicatori elementari analizzati. Nel 2020, a causa della pandemia, il composito registra un significativo peggioramento, recuperato parzialmente dai miglioramenti registrati nel 2021: la speranza di vita, ad esempio, è aumentata, attestandosi nel 2021 a 82,4 anni, ma risulta ancora inferiore di 0,8 anni rispetto ai livelli del 2019.

Si registrano segnali positivi nell’aumento del numero di medici, infermieri e ostetrici e nella diminuzione delle persone che non praticano alcuna attività e di quelle che fanno abitualmente uso di alcol. Peggiora l’indicatore relativo alle persone che dichiarano di fare attualmente uso di tabacco: sono il 19,5% nel 2021, rispetto al 18,7% del 2019.

Il Rapporto sottolinea la carenza nell’accesso alla contraccezione e gli ostacoli all’interruzione volontaria di gravidanza, tra cui l’elevata percentuale di personale medico obiettore di coscienza. Si nota, inoltre, che il Piano nazionale della prevenzione 2020-2025 non ha un capitolo dedicato alla salute sessuale e riproduttiva e che manca un approccio olistico per sensibilizzare e formare il personale e garantire accesso alle informazioni.

A livello nazionale, dal 2004 al 2018, si assiste a una costante diminuzione della probabilità di morte per tumori, diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie non trasmissibili. L’andamento di lungo periodo permetterebbe all’Italia di avvicinarsi al target dell’Organizzazione mondiale della sanità, pari a una riduzione del 25% della probabilità di morte per malattie non trasmissibili entro il 2025. Questo dato positivo deve, però, essere confermato dall’impatto nella pandemia nel biennio 2020-2021, sottolinea il Rapporto: secondo i dati del Dipartimento di scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna nel periodo tra gennaio 2020 e ottobre 2020, ad esempio, si è registrata una riduzione del 46,7% negli screening per il tumore al seno, del 44,9% per il tumore del colon-retto e del 51,8% per il cancro della cervice uterina.

La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui.

  • Colmare il ritardo nell’erogazione delle prestazioni diagnostico-terapeutiche nel Sistema sanitario nazionale, investendo risorse e capitale umano e favorendo la digitalizzazione dei servizi.
  • Rivedere il percorso per l’accesso alle facoltà e alle professioni sanitarie, promuovendo forme di sostegno finanziario, al fine di colmare la carenza di personale sanitario.
  • Rafforzare e riorganizzare i Dipartimenti di prevenzione che costituiscono il principale presidio sanitario pubblico per la prevenzione primaria e il contenimento del rischio.
  • Avviare campagne di sensibilizzazione per una corretta alimentazione, coinvolgendo anche le mense scolastiche, e promuovere studi sull’efficacia delle terapie di riduzione del danno dall’uso del tabacco.
  • Potenziare le attività rivolte alle e agli adolescenti, a giovani e adulti per aumentare la consapevolezza, la conoscenza e la prevenzione in ambito di salute sessuale e prevedere la gratuità per i giovani e lo sgravio fiscale vero dei prodotti contraccettivi e per l’igiene mestruale.
  • Introdurre programmi di promozione di salute a scuola (incoraggiando anche l’adesione degli istituti scolastici alla Rete europea delle “Scuole che promuovono salute” – She) e promuovere percorsi formativi per professioniste e professionisti della salute per una corretta e funzionale informazione sui rischi di malattie sessualmente trasmissibili ma, soprattutto, un’educazione ai sentimenti e all’affettività e per il contrasto degli stereotipi di genere, attenta alla sessualità.
  • Promuovere politiche per la mobilità sostenibile, introducendo, ad e23sempio, percorsi ciclabili e pedonabili, e incentivare la formazione sulla sicurezza stradale anche negli istituti scolastici e nelle autoscuole.
  • Garantire l’attuazione di misure per la tutela della salute mentale, in particolare tra i giovani, e monitorare il consumo di farmaci pericolosi in età giovanile.
  • Valutare il contesto familiare di neonate, neonati, bambine e bambini, oltre agli aspetti diagnostico-clinici delle malattie genetiche.
  • Condurre un approfondimento sulle tematiche di sostegno psicologico alla maternità nei primi mille giorni, dal concepimento ai primi mesi di nascita, come misura preventiva all’abbandono, all’infanticidio, alla depressione post partum.
  • Approfondire la medicina di genere.
  • Implementare una governance globale e intersettoriale, secondo i principi di “One health” e di “Salute in tutte le politiche”.
  • Rafforzare la legislazione sanitaria dell’Unione europea e i meccanismi decisionali basati sulla costruzione di un sistema sanitario unico.

Vai all’analisi completa del Goal 3 nel Rapporto ASviS

 

Di Maddalena Binda

Fonte: https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-13911/litalia-e-il-goal-3-ripensare-il-modello-di-welfare-e-di-servizio-sanitario