La crisi energetica dovrebbe portare verso alternative ai fossili, ma la strada non è sempre condivisa dai Paesi Ue. Italia nella media europea su efficienza energetica e rinnovabili. Mancano politiche di aiuto ai Paesi in via di sviluppo.
“La disponibilità di energia, in questo momento, è la chiave della crisi e della sua risoluzione”. Queste le parole che emergono dal Rapporto ASviS 2022, e nello specifico dalla sezione che il documento dedica al Goal 7 “Energia pulita e accessibile“, Obiettivo dell’Agenda 2030 che registra alcuni miglioramenti a livello nazionale ed europeo, anche se necessita di un “cambio di mentalità”.
La crisi energetica attuale dovrebbe stimolare il nostro Paese e l’Europa a uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili, ma la direzione non è sempre condivisa da tutti i Paesi membri. “Gli Obiettivi dell’Agenda 2030 su energie rinnovabili e risparmio energetico non sono ancora riconosciuti come l’unica strada percorribile per uno sviluppo sostenibile”, si legge nel Rapporto, e l’inserimento del gas e dell’energia nucleare nella tassonomia green ha aperto altri fronti di dibattito sul tema della transizione energetica.
Il piano REPowerEU ha aiutato ad alzare sia gli obiettivi di efficienza energetica al 2030 (dal 9% al 13%) che quelli di diffusione di energie rinnovabili (dal 40% al 45% del fabbisogno energetico complessivo europeo), confermando le direttive del “Fit for 55” e gli impegni di abbattimento dei gas serra entro il 2030. Nel discorso sullo stato dell’Unione, l’esecutivo Ue ha proposto inoltre una riduzione del consumo di elettricità di almeno il 5% durante le ore di punta per i prossimi anni.
Nonostante alcuni segnali di miglioramento, però, si registrano lacune politiche sia a livello europeo che nazionale, in particolare sul fronte degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo. L’Italia non dimostra impegni significativi né per il Target 7a (rafforzare la cooperazione internazionale per facilitare l’accesso alla tecnologia e alla ricerca di energia pulita) né per il 7b (espandere l’infrastruttura e aggiornare la tecnologia per la fornitura di servizi energetici moderni e sostenibili per tutti i Paesi in via di sviluppo).
L’Europa e il Goal 7
L’indice composito europeo relativo al Goal 7 evidenzia un trend costantemente positivo tra il 2010 e il 2020, dovuto al miglioramento di entrambi gli indicatori utilizzati per l’analisi dei Paesi europei. In particolare, l’Irlanda misura la variazione positiva più rilevante grazie all’aumento della produttività dell’energia (+110%), mentre l’Ungheria registra i miglioramenti più contenuti, assestandosi, nel 2020, al penultimo posto. L’Italia, sempre nel periodo tra il 2010 e il 2020, evidenzia miglioramenti in linea alla media e si mantiene, nel 2020, a un livello leggermente superiore alla media stessa, misurando da un lato una più alta produttività dell’energia (10,3 contro 8,6 euro per chilogrammi di petrolio equivalenti dell’Ue), ma dall’altro una più bassa quota di energia da fonti rinnovabili (20,4% contro 22,1% dell’Ue). Relativamente al 2020, questo Goal è tra quelli che hanno subito meno gli effetti della pandemia.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi europei è consultabile qui.
L’Italia e il Goal 7
L’indice composito italiano del Goal 7 evidenzia, tra il 2010 e il 2021, un trend positivo determinato sia dall’aumento della quota di energia derivante da fonti rinnovabili sia dal miglioramento dell’efficienza energetica. Nel 2021, però, si registra un andamento sostanzialmente stabile, che arresta il trend positivo legato, nel 2020, agli effetti della pandemia. Ciò è dovuto principalmente all’aumento dei consumi energetici (ridottisi nel 2020), che incidono negativamente sull’indicatore relativo al rapporto tra energia derivante da fonti rinnovabili e consumi finali lordi (che passa dal 18,2% del 2019 al 20,4% del 2020, per tornare al 19% nel 2021).
Relativamente alla quota di energia da fonti rinnovabili si evidenzia un miglioramento dell’indicatore sul lungo periodo (+10,7 punti percentuali dal 2006 al 2021), che se mantenuto permetterebbe un significativo avvicinamento all’obiettivo europeo del 45% da raggiungere entro il 2030. Tuttavia, dal 2016 al 2021 la crescita delle fonti di energia rinnovabile è di soli 1,6 punti percentuali, troppo poco per ambire a raggiungere il Target. In particolare, l’aumento delle rinnovabili osservato nel 2020 è dovuto alla diminuzione dei consumi di energia per uso industriale durante il lockdown, e non alla crescita della potenza energetica installata. A conferma di ciò, nel 2021, con la ripresa dell’attività economica, si registra un peggioramento dell’indicatore (-1,4 punti percentuali).
Per quanto riguarda il Target europeo sulla riduzione dei consumi di energia, l’indicatore è strettamente legato all’andamento dei cicli economici. Dal 2008 al 2014, in concomitanza con la crisi, si assiste a una forte riduzione dei consumi di energia, mentre dal 2014 al 2019 si registra una sostanziale stabilità dell’indicatore. L’ottimo risultato del 2020 (-7,6% rispetto al 2019), dovuto al parziale stop delle attività economiche causato dalla crisi pandemica, è compensato dalla ripresa dei consumi energetici del 2021, che si attestano su un livello di poco inferiore a quello pre-pandemico, determinando una valutazione negativa del trend di breve periodo.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui.
Fonte: https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-13823/litalia-e-il-goal-7-rinnovabili-in-miglioramento-ma-non-abbastanza-per-il-2030