I terreni agricoli abbandonati sono una piaga sociale ed economica. Quando si vuole cambiare l’economia in modo sostenibile, un Paese come l’Italia può recuperarli? Abbiamo milioni di ettari di terreno pronti per essere sfruttati in maniera da aiutare la transizione ecologica. Nella nostra agricoltura ci sono decine di eccellenze che fanno dell’Italia uno dei paesi più osservati al mondo.
I prodotti della terra, tuttavia, hanno subìto e subiscono trasformazioni profonde. Ci sono ragioni che prevalgono su tutte le altre. La prima sono i cambiamenti climatici che fiaccano la potenza delle coltivazioni. La seconda è la fuga di manodopera, di cui c’è invece un grande bisogno.
Tutte le economie del mondo nei passaggi epocali si sono poste il problema di come conservare i terreni coltivati ( o recuperare quelli abbandonati) per mantenere l’equilibrio tra settore primario, industriale e terziario.
Sono state adottate strategie articolate per fare in modo che l’agricoltura non diventasse un comparto aggiuntivo ma restasse centrale per soddisfare i bisogni delle persone. Al contrario, quando si sono fatte scelte diverse le importazioni agricole sono aumentate con grandi sbilanci nei pagamenti. La spesa per le famiglie è salita e la qualità non è stata sempre premiata.
L’Europa e l’Italia non sfuggono alla necessità di tenere insieme i tre settori. Le politiche dell’Ue a partire dalle guerre sul vino o sul latte degli anni passati, per arrivare alla nuova Politica Agricola Comune- PAC- nascono con un “fattore tempo” alto. Le Regioni del Sud più lente nell’attuazione di norme e regolamenti, recentemente hanno dimostrato più velocità. Non si muovono solo le istituzioni, ma anche il terzo settore e le fondazioni umanitarie.
Ne cito una. La Fondazione CON IL SUD, in questi giorni ha messo a disposizione 2 milioni di euro per recuperare 12 fondi agricoli per avviare nuove imprese con offerte professionali anche per persone in difficoltà.
I progetti saranno avviati in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia con attenzione verso persone disabili, ospiti di case famiglia, ma anche neodiplomati. Dentro i fondi riorganizzati si potrà fare di tutto, dagli agribistrot, ai caseifici, agli orti sociali,alla produzione e degustazioni di prodotti a km 0 . “12 terreni fino ad oggi improduttivi torneranno a vivere, donando alle loro comunità prodotti di qualità, opportunità di lavoro, ma anche momenti di incontro e condivisione capaci di costruire una rete di relazioni ha spiegato Stefano Consiglio, Presidente della Fondazione.
L’agricoltura ha caratterizzato storicamente il Mezzogiorno e in una fase di transizione epocale vanno presi in considerazione i numeri. Venti anni fa al Nord i lavoratori in agricoltura erano il 3,9%, al Sud erano più del doppio: il 9,2%. Da allora molti terreni sono stati abbandonati o non valorizzati senza rendersi conto di cadere in quella diseconomia agricolo-alimentare che porta in alto la bilancia dei pagamenti verso l’estero.
L’occasione per costruire una green economy forte nei prossimi dieci anni è data dal PNRR: Ma alla vigilia degli ultimi due anni per impiegare la spesa pubblica, non possiamo mantenere il lusso di milioni di ettari di terreno incolti quando possiamo nutrirci con prodotti senza pesticidi, sani, non in conflitto con l’ambiente, che danno lavoro. Una sfida vera che si può vincere.
di Nunzio Ingiusto