Categorie: Editorial
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Da Ivrea a Palermo, toccando Roma, Torino, Bologna, Milano. Oggi il via al Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato dall’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis). La nuova edizione parte dal Piemonte con un bagaglio pieno di speranze. Una metaforica valigia con su scritto “Guardare a un futuro migliore per agire con consapevolezza nel presente”. Per l’ottava volta fino al 23 maggio, l’Asvis prova a spiegare agli italiani i pericoli che minacciano il pianeta. Non che i comuni cittadini siano ignari, ma queste iniziative servono a farli sentire parte di una mobilitazione universale. L’ambientalismo ideologico c’è. Ne abbiamo preso atto,  ma non smettiamo la fiducia di acquisire certe estremizzazioni a una causa più razionale e scientifica. Il cammino verso un mondo sostenibile non deve escludere nessuno. tanto meno i giovani e le loro passioni. Purtroppo è un cammino che ha ancora troppe falle.
L’Asvis è un presidio ambientale riconosciuto e sarebbe sbagliato essere acritici per principio sulle cose che mette in campo. Quest’anno ha organizzato oltre mille eventi. Da domani ha accanto partner come Rai,Agenzia Ansa, aziende, enti  pubblici e privati. Nel programma figurano tra gli altri i nomi di Paolo Gentiloni, Maurizio Landini, Matteo Lepore, Giampiero Massolo, Gilberto Pichetto Fratin,Ettore Prandini, Nathalie Tocci, Gelsomina Vigliotti, Matteo Zuppi.

L’impegno per uno sviluppo sostenibile del pianeta si declina ormai in molti modi. L’antinomia tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo si è aggrovigliata intorno a fattori nuovi, imprevisti fino a qualche anno fa. I paesi sviluppati per crescere divorano tecnologie che hanno bisogno di materie prime rare. La Cina è stato il primo paese al mondo ad andare a prendere nei luoghi remoti non sviluppati, le ulteriori quantità di quelle materie. Ne ha in abbondanza sul suo sterminato territorio, ma ha ipotecato un mercato da 10 miliardi di dollari. Nei prosismi 10 anni quel mercato raddoppierà , fiaccando la forza politica e negoziale di Usa ed Europa. Già oggi le prospettive di decine e decine di paesi dell’Asia, dell’Africa, del Sud America sono collegate alle complesse strategie geopolitiche dei paesi ricchi. Dietro guerre, dittature e conflitti interni a popoli affamati, si nascondono interessi miliardari per energia, acqua, alimentazione, agricoltura, commerci clandestini. Ci sono organizzazioni criminali che hanno scoperto il business del clima lucrando sulle inefficienze della politica e sulla complicità di migliaia di diseredati. La libera informazione ha scoperto e documentato giri internazionali giunti nelle stanze di politici ed affaristi.
Le Nazioni Unite con i 17 Goals del 2015 hanno tracciato una strada irreversibile. Le buche da riparare, purtroppo, sono ancora molte. Durante il Festival vedremo chi è in grado di ripararle con i fatti. Perché di parole nel Nord e nel Sud del mondo ne sono state dette fin troppe.

di Nunzio Ingiusto