Promosse nella ricerca, nella formazione, nella lotta agli sprechi e l’attenzione al territorio. “Rivedibili” nei target CO2, nelle pari opportunità e nella formalizzazione dei percorsi.
È la sintesi del Bilancio di Sostenibilità di Ucimu-Sistemi per Produrre, realizzato sulla base dell’analisi di 53 aziende del settore e realizzato in collaborazione con l’Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Costruito costruito focalizzando l’attenzione sugli ambiti di sostenibilità maggiormente influenzati dall’attività delle aziende del settore, le aree Esg degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 più coerenti rispetto al business delle imprese della macchina utensile.
Bilancio che formalizza e sistematizza un percorso che le aziende del settore hanno già avviato, impegnandosi per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Impegno visibile ma spesso non coordinato, perché il limite generale, guardando a tutte le dimensioni, pare essere quello di una diffusa mancanza di formalizzazione dei processi: nonostante il 64% delle aziende abbia definito strategie e obiettivi, solo il 24% lo ha fatto in maniera formalizzata.
Ad ogni modo le aree positive non mancano. In fase avanzata tra le aziende è ad esempio l’approccio all’economia circolare, dove il 62% delle imprese esaminate (53 hanno risposto al questionario) ha implementato buone pratiche, il 98% esegue la raccolta differenziata dei rifiuti; il 76% ha definito i propri obiettivi in materia di riduzione degli scarti e dei rifiuti prodotti, il 50% si serve di materie prime provenienti da riciclo.
Risultati positivi anche in ambito di formazione e ricerca: Il 92% delle aziende dichiara di aver impostato o adottato un sistema di gestione per rispondere alle esigenze formative dei dipendenti. L’87% ha definito obiettivi formativi per i propri collaboratori, di questi più della metà (54%) sono obiettivi formalizzati. Inoltre, il 63% delle aziende dichiara di erogare formazione su competenze trasversali oltre che su materie tecniche e l’82% dichiara di aver adottato procedure di valutazione delle performance del personale. Nel campo dell’innovazione, dal digitale alla sicurezza informatica, le imprese sono fortemente orientate allo sviluppo di tecnologie innovative ed efficienti, in grado di ridurre lo spreco di risorse: il 91% delle imprese ha definito una strategia o obiettivi futuri in materia di digitalizzazione, automazione e industria 4.0, il 72% delle aziende ha definito una strategia o obiettivi futuri orientati alla riduzione degli impatti ambientali dei prodotti.
Forte anche l’impegno delle aziende per lo sviluppo sostenibile del territorio e della comunità: il 68% delle imprese dimostra di essere consapevole del proprio ruolo di propulsore di crescita attraverso, ad esempio, l’erogazione di contributi economici a supporto di enti locali e dei giovani talenti.
In altre aree i passi da fare sono invece più profondi: solo il 33% delle imprese, ad esempio ha definito obiettivi di riduzione della CO2, appena l’11% ha formalizzato questi obiettivi in un documento ufficiale. Tra le attività che rientrano nel pacchetto di buone pratiche rispetto a questo target, solo il 9% delle aziende intervistate ha preso in considerazione lo sviluppo di azioni di compensazione i cui costi di realizzazione sarebbero decisamente contenuti, considerato il basso impatto ambientale che, per loro natura, hanno le imprese di questo settore.
Tra gli ambiti di miglioramento auspicabile vi è anche quello relativo alla diversità e alle pari opportunità: ad oggi la forza lavoro è prevalentemente di genere maschile (86%), in generale il 77% ha più di 30 anni. Solo il 22% delle imprese dispone di una politica o di un comitato per la valorizzazione della diversità e per la promozione delle pari opportunità.
Ciò detto, tra le buone pratiche adottate dalle aziende in tema di pari opportunità e diversità si contano l’implementazione di una policy più inclusiva, la creazione di asili nido aziendali e azioni di accompagnamento alla maternità.
«La sostenibilità – spiega Barbara Colombo, presidente di Ucimu – è un campo estremamente proficuo per le aziende perché non solo permette di migliorare i rapporti con i propri stakeholder ma offre anche la possibilità di reinventarsi e allinearsi con lo scenario normativo europeo. Di fronte a questo Bilancio, si può affermare che già un buon numero di pratiche in linea con i criteri ESG è stato introdotto. Nel comparto dei beni di investimento, siamo la prima associazione, in Italia e in Europa, ad aver realizzato un bilancio di questo tipo, risultato che ci rende molto orgogliosi: il prossimo step sarà quello di formalizzare questo processo ed estenderlo ad una platea di aziende più ampia».
di Luca Orlando
Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/lotta-sprechi-ricerca-e-formazione-via-robot-sostenibilita-AETZtyqC