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Nel fluido clima politico ed economico odierno, la narrativa globale del progresso del business viene messa in discussione e i dirigenti si trovano ad affrontare una crescente incertezza. Esiste una serie di tendenze importanti in atto. Abbiamo avuto diversi decenni di continui passi avanti nella tecnologia e nell’integrazione economica globale. Per molti versi abbiamo vissuto un periodo di crescita incredibile e senza precedenti, basta guardare i risultati. Il PIL dal 1990 è triplicato, il numero di persone in condizioni di estrema povertà si è dimezzato, il tasso di istruzione è cresciuto, la mortalità infantile è stata notevolmente ridotta, l’accesso all’acqua potabile è aumentato.  

Gli abitanti delle economie più avanzate hanno avuto goduto di servizi e prodotti che nemmeno re e imperatori avrebbero potuto sognare fino a cento anni fa. Ma per quanto ancora il nostro pianeta potrà reggere questa folle crescita? Biologi, chimici, fisici, sociologi ed economisti da tempo hanno sollecitato governi e imprese a cambiare rotta.

L’umanità ha impiegato ben 200.000 anni per raggiungere un miliardo di individui e solo 200 anni per superare i sette miliardi, ai quali sommiamo gli 80 milioni in più ogni anno, dirigendoci verso i 10 miliardi entro la metà del secolo. Questo numero impressionante, insieme alle nostre abitudini, ha un impatto spaventoso sulla perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la deforestazione, la carenza di acqua e cibo. 

Il soddisfacimento della crescente domanda di beni e servizi dal 1850 è stato reso possibile dall’accesso relativamente economico alle risorse rinnovabili, come le foreste, ma è stato particolarmente dipendente da quelle limitate non rinnovabili come petrolio e minerali.

Nei decenni a venire, la crescente scarsità di tali risorse comporterà vincoli di fornitura e aumenti dei prezzi, che a loro volta avranno impatti significativi sulla società.

Allo stesso tempo, le conseguenze dei cambiamenti climatici si faranno sentire sempre più, con un aumento costante del numero e dell’entità degli eventi meteorologici estremi e del degrado ambientale, con effetti negativi sulla crescita. Il costo globale cumulativo totale dei cambiamenti climatici è stato stimato tra i 2 trilioni e i 4 trilioni di dollari entro il 2030 secondo diversi scenari.

Il cambiamento climatico sta aggravando le disuguaglianze e le disparità, che non riguardano peraltro solo i paesi più poveri. Le temperature più elevate in alcuni luoghi degli Stati Uniti, come ad esempio l’Arizona, porteranno a un uso più intenso dei sistemi di raffreddamento, il che a sua volta implicherà un maggiore consumo di energia, costi più elevati per i consumatori e aumento del global warming. Alcuni stati del nord, tuttavia, potrebbero trarre vantaggio, tra gli altri fattori, da questo ridotto utilizzo del riscaldamento. Nel Maine, ad esempio, il più a nord-est degli Stati Uniti, il prodotto lordo della contea potrebbe aumentare fino al 10%, mentre nella già citata Arizona potrebbe diminuire fino al 20%.

Nella capitale spagnola, Madrid, oltre il 20% delle famiglie è a rischio di povertà energetica, dovuta alla mancanza di capacità nel mantenere le case calde d’inverno e fresche d’estate. In Italia, in diverse regioni, i fiumi come l’Arno a Firenze sono stati prosciugati dalla siccità e le bollette della corrente elettrica sono schizzate del 700% a causa del cambiamento climatico. Le persone con meno risorse non possono permettersi di pagare per il riscaldamento o l’aria condizionata e spesso vivono in edifici molto vecchi senza un adeguato isolamento. Ciò rende le temperature estreme particolarmente minacciose.

Il PIL pro capite dell’India e del Brasile è di circa il 30% inferiore a quello che sarebbe stato senza riscaldamento globale. I due cicloni che hanno colpito il Mozambico in rapida successione hanno lasciato 2,6 milioni di individui bisognosi di cibo, riparo e acqua pulita. In migliaia hanno dovuto cercare un nuovo posto dove vivere. Secondo l’Osservatorio sui rifugiati, a causa di disastri meteorologici e terremoti, gli sfollati e coloro che sono stati costretti a lasciare le proprie case hanno raggiunto circa i 7 milioni su una popolazione totale di 10,8 milioni. Le persone che attualmente non vivono in condizioni di povertà estrema rischiano di diventare povere, anche nell’opulento occidente.

Il riscaldamento del pianeta, di circa + 0,7°C dagli anni ’50, sta già influenzando lo sviluppo dei paesi, e il numero di eventi estremi continua ad aumentare, con conseguenti impatti sulla produzione agricola e sull’andamento generale dell’economia.

Nel loro insieme i vincoli di risorse, la crescita demografica e il climate change rappresentano un cambiamento significativo dell’ambiente in cui la sicurezza sociale opera e opererà. L’era del forte sviluppo economico globale, alimentato da risorse accessibili ed economiche, per molti paesi sta per finire; le risorse finanziarie a disposizione della previdenza sociale continueranno a diminuire nel tempo, anche se ci saranno ovviamente variazioni regionali. In un simile contesto, il potenziale calo della ricchezza, gli eventi climatici estremi, le variazioni nella morbilità e gli altri effetti dei cambiamenti climatici, come l’aumento dei tassi di migrazione e spopolamento, potrebbero condurre a un ripensamento fondamentale dei sistemi di sicurezza sociale.

Un altro fattore che completa il quadro è l’influenza della tecnologia. A tal proposito è rilevante la rinuncia alla privacy per la salute pubblica, un po’ come era successo in seguito agli attacchi dell’11 Settembre 2001, motivata dalla necessità di una maggiore sicurezza. Nell’arco di settimane, il nuovo coronavirus ha ribaltato il dibattito sulla privacy della salute delle nazioni. Le preoccupazioni su ciò che Google e Facebook potrebbero fare con le informazioni sanitarie sensibili dei pazienti sono diminuite, mentre ai cittadini è stato chiesto di acconsentire alla sorveglianza dei loro movimenti e contatti quotidiani, nonché della loro temperatura e di altri dati fisiologici. Attingendo ai telefoni delle persone e alle loro cartelle cliniche, i ricercatori e le autorità sanitarie pubbliche sperano di identificare e isolare più rapidamente i pazienti potenzialmente infetti, ponendo così rimedio alla pandemia, ancora in atto nonostante le restrizioni senza precedenti. Sottolineando l’urgenza, l’agenzia federale incaricata di controllare le violazioni dei dati sta ora dicendo che rinuncerà all’applicazione di alcune regole sulla privacy, per rendere più facile a ospedali e fornitori la condivisione delle cartelle cliniche dei pazienti e i funzionari della sanità pubblica. Nel frattempo, i colossi della tecnologia stanno raccogliendo informazioni sulla salute attraverso il controllo dei sintomi del Covid-19, dati che potrebbero rivelarsi preziosi per i tracker delle malattie se combinati con quelli di viaggio e posizione degli smartphone.

“Ci sono momenti in cui non utilizzare le informazioni che abbiamo è moralmente difficile da difendere e penso che questo sia uno di quei momenti”, ha affermato Michelle Mello, professoressa di diritto sanitario presso la Stanford University. Mentre l’allentamento delle norme sulla privacy della salute può essere giustificato durante una crisi in cui sono in gioco così tante vite, alcuni esperti si chiedono cosa accadrà dopo che la pandemia sarà svanita. Torneremo alla normalità o una tale erosione dei propri diritti entrerà a far parte del tessuto sociale, accettata come il prezzo della continua vigilanza contro i nuovi virus?

Le prove sono tutte intorno a noi. Chiunque in questo periodo storico si è potuto accorgere dell’enorme cambiamento in atto. Intere comunità sono scomparse, migrate, o hanno assistito a chiusure di scuole, ospedali, esercizi commerciali e pubblici in favore di servizi sempre più online. Venti di guerra stanno soffiando in ogni direzione. Siamo ancora nel corso di una pandemia che perdura e che forse verrà soppiantata da altre pandemie ancora più virulente. Le bollette energetiche in tutto il mondo hanno registrato aumenti spaventosi. L’imprevedibilità e l’incertezza sono diventate prevedibili e certe.

I fenomeni meteorologici estremi, guidati dal riscaldamento globale, stanno infrangendo i record in tutto il pianeta. Le nostre risorse naturali sono più richieste che mai, poiché un miliardo di persone in più entra nella classe media globale, desiderando di più di tutto. Le operazioni aziendali e le catene di approvvigionamento sono sottoposte a un crescente controllo pubblico.

Le organizzazioni di tutto il pianeta hanno bisogno di sviluppare “antenne” che consentano loro di comprendere le tendenze del cambiamento in atto trovando la propria posizione, per sopravvivere, prosperare ed evolversi.

In ogni momento ci sono centinaia, forse migliaia di segnali che rivelano qualcosa del futuro imminente. Tuttavia, distinguere un segnale effettivo da un mero rumore può essere una sfida.

Ciò che descrive questo libro non è uno scenario futuristico o un modello da discutere, ma la realtà odierna. Abbiamo superato il punto di svolta economico. Un indebolimento dalle fondamenta della nostra infrastruttura planetaria costa caro alle imprese e mette a rischio l’intera società, cambiando profondamente il business as usual (gli affari come al solito) e anche ciò che chiameremmo life as usual (la vita come al solito). Poiché stanno crescendo ogni giorno, i dirigenti devono capire rapidamente come gestire tali pressioni.

Le realtà biofisiche, tecnologiche ed economiche creano profonde insidie a tutte le organizzazioni, ma anche immense opportunità: sono in gioco mercati multimiliardari e i vincitori di questo nuovo gioco ne trarranno grande profitto. Ogni mega sfida è accompagnata da una grande occasione complementare e in essa incorporata: (1) la crescita demografica e la popolazione anziana costituiscono un imponente potere d’acquisto utile alle aziende; (2) la lotta contro il cambiamento climatico è uno dei fattori trainanti dell’ascesa dell’economia pulita (attualmente un investimento globale di circa 250 miliardi di dollari all’anno); (3) le risorse vengono limitate a causa dell’ascesa di una nuova classe media che richiede uno standard di vita più elevato, più prodotti e servizi; (4) la digitalizzazione e la trasparenza sono anche strumenti di innovazione aperta, che guidano nuove idee e creatività.

Sfortunatamente, le organizzazioni attuali non sono all’altezza delle suddette opportunità. Anche mettendo da parte gli eventi estremi naturali, il mondo degli affari ha lottato per gestire un cambiamento costante e dirompente. Le grandi minacce che gli studenti apprendono nelle business schools sono ancora forti: catene di approvvigionamento sempre più complesse, crescenti requisiti da parte dei clienti volubili e nuove richieste da parte dei giovani lavoratori che desiderano una professione significativa. Come ha scritto di recente John Kotter, rinomato professore della Harvard Business School, “Non possiamo stare al passo con il ritmo del cambiamento, figuriamoci anticiparlo. La posta in gioco – finanziaria, sociale, ambientale e politica – è in aumento.”

Abbiamo bisogno di un nuovo approccio per prepararci, evitare, gestire le sfide che stiamo affrontando. Abbiamo bisogno di aziende più resilienti, solide e in grado di prosperare in tempi di rapida evoluzione, che per essere tali devono cambiare radicalmente il modo in cui operano, partendo da un profondo mutamento di prospettiva. Le organizzazioni hanno bisogno di una struttura e di un lessico comune che possa permeare ogni aspetto della vita aziendale, persone e cose, sviluppando l’abilità di rimodellare un settore o piuttosto sostituirlo, in base alla convenienza.

L’unica cosa che non possiamo fare è fingere che il cambiamento non stia già avvenendo. Se non credi, o almeno non sei disposto a prendere in considerazione, che la crescita della popolazione, il climate change e la limitazione delle risorse siano problemi molto seri, allora questo potrebbe non essere il libro adatto a te, o almeno non ancora. 

Questo saggio è infatti per coloro che sanno (o stanno iniziando a percepire) che le pressioni che stiamo affrontando sono così grandi e intrecciate – e il tempo rimasto così breve – che affrontarle in modo aggressivo rappresenta l’unico percorso logico per l’umanità e per ogni governo, comunità, economia e individuo.

Quello che fino ad ora è stato chiamato green business, o sostenibilità, non può essere un reparto secondario o una conversazione di nicchia nel commercio. Piuttosto dobbiamo SVOLTARE, a volte dolorosamente, sempre in modo mirato, affinché risolvere le grandi sfide globali in modo redditizio diventi l’obiettivo principale del business in generale.

  Abbiamo bisogno di stabilire un nuovo paradigma per le aziende. Questo volume è un tentativo di rispondere a una domanda fondamentale: se questo mondo affollato, bollente, saccheggiato, sempre meno privato e instabile geopoliticamente è la nuova normalità, allora come devono operare le aziende per garantire un futuro prospero a tutti, compreso a esse stesse?

I profitti continueranno a guidare gran parte dell’azione aziendale – un modello non redditizio non potrebbe sopravvivere – tuttavia sarebbe ridicolo dare la priorità al profitto a “breve termine” a scapito della nostra stessa sopravvivenza.

È un’argomentazione che tratta insieme entrambi i punti di vista, non il solito falso ostacolo che viene posto di fronte ai sostenitori del cambiamento. Le organizzazioni non possono più permettersi di affrontare questioni enormi come l’energia, il clima, l’acqua, lo sviluppo globale e la povertà solo quando ogni iniziativa sul tavolo incontra una quantità di ostacoli predeterminata e in qualche modo arbitraria. Dobbiamo capovolgere tali priorità.

 

Quest’ultima chiamata non è negoziabile.

 

di Robert Jhonson
Tratto da 2030
L’ULTIMA CHIAMATA
Strategie per un mondo affollato, bollente, saccheggiato e sempre meno privato