Un forte boato, poi polvere, ghiaccio e sassi precipitano sulla via normale della Marmolada, travolgendo due cordate di alpinisti. Per il momento almeno 6 morti accertati e 20 dispersi. Nel pomeriggio di ieri, domenica 3 luglio, un gigantesco blocco di ghiaccio si è staccato dal ghiacciaio della Marmolada, sotto a Punta Rocca, precipitando sul crinale per oltre 500 metri alla velocità di 300 km/h.
Attivato subito l’intervento di vigili del fuoco e soccorso alpino. Impiegati droni con termo camere in grado di rilevare le tracce di calore, in questo modo le ricerche sono potute proseguire anche con il buio. I sopravvissuti sono stati trasportati negli ospedali più vicini mentre per le salme delle vittime è stata allestita una camera ardente al palaghiaccio di Canazei. Prima di un intervento diretto dei soccorritori sarà necessaria un’attenta valutazione delle condizioni meteo: un abbassamento delle temperature è necessario per garantire almeno un minimo di sicurezza alle operazioni.
Marmolada, i soccorsi e le indagini
Dovrebbero essere state identificate quattro delle sei vittime, tre italiani ed un ceco. Processo di identificazione estremamente complicato data la situazione dei corpi dilaniati dai detriti. Verranno raccolti campioni di DNA dalle salme per poi confrontarli con quelli dei familiari dei dispersi, ospitati a Canazei. Si controllano tutte le targhe delle macchine nei parcheggi del Passo Fedaia e di Malga Ciapela, i due punti di partenza dei sentieri che conducono sulla Marmolada, per scoprirne i proprietari e quindi possibili dispersi.
Tra i dispersi dovrebbero esserci, oltre a diversi italiani, anche cittadini tedeschi e rumeni, come si apprende dalla chiamata dell’ambasciatore della Romania. Accertata la mancanza all’appello di Davide Miotti di Tezze sul Brenta e della moglie Erica Campagnaro, di Paolo Dani di Valdagno e di Filippo Bari di Malo.
Istituito anche un numero per segnalare il mancato rientro di parenti o amici da parte del Soccorso alpino, che si aspetta un utilizzo corretto di questo mezzo. Il numero da contattare è 046 149 5 272.
Una catastrofe climatica
La dinamica: un grosso seracco (una formazione tipica di un ghiacciaio, a forma di torre o di pinnacolo, derivante dall’apertura di crepacci) si è staccato da poco sotto la vetta, a circa 3 mila metri di quota, precipitando per 500 metri sulla via normale ad una velocità stimata di 300 km/h. Le ricerche, invece, si sono concentrate ad un’altezza inferiore, tra i 2500 e 2800 metri di altitudine.
La principale causa del crollo è imputabile al caldo ed alle alte temperature di questi giorni, la cui peculiarità è legata – come confermano le valutazioni degli esperti – ai cambiamenti climatici. Con lo zero termico ad oltre 4 mila metri, sulla montagna sono state rilevati 10,2° C con la minima, registrata di notte, che non è scesa oltre i 5° C. L’accesso al ghiacciaio è stato interdetto a causa della presenza di altri blocchi di materia congelata in situazioni simili che rendono la sua percorrenza estremamente pericolosa.
Le istituzioni
«Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime il più profondo cordoglio per le vittime del terribile crollo sulla Marmolada. Il Governo è vicino alle loro famiglie e a tutti i feriti», comunica Palazzo Chigi con il Premier Mario Draghi oggi atteso a Canazei. Con lui dovrebbe arriva anche il governatore Luca Zaia. «Quanto è successo oggi sulla Marmolada è una tragedia che ci tocca tutti e che ci colpisce profondamente. Continuo, soprattutto tramite la Protezione Civile e il Suem 118 regionale (i cui uomini e donne stanno dando il massimo, lavorando senza sosta), a seguire gli sviluppi di un incidente che si fa fatica ad accettare e a comprendere. Siamo vicini ai famigliari delle vittime di questa terribile domenica sulla Regina delle Dolomiti», le parole del presidente della Regione Veneto.
Foto di copertina: Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico su Facebookù
Fonte: venetoeconomia.it