Che strada sta facendo la mobilità sostenibile in Italia in fatto di automobili ? La domanda si pone analizzando i dati del Ministero delle Infrastrutture sulle vendite di auto a gennaio 2023. Nel primo mese dell’anno sono state immatricolate complessivamente 128.301 autovetture nuove, con un +19% rispetto allo stesso mese del 2022. Ma l’anno scorso c’era stato un meno 10% sul totale delle immatricolazioni rispetto all’anno precedente. Ciò che fa riflettere sulle vendite totali sono i veicoli elettrici che non sfondano.Gli italiani non sembrano ancora pronti ad affrontare una mobilità privata più sostenibile.
L’Europa ha stabilito che dal 2035 i veicoli circolanti dovranno essere tutti a zero emissioni di CO2, ma l’Italia ha problemi evidenti nel rispettare quella data. Primo, perché il parco di automobili circolante è tra i più vecchi d’Europa. Secondo, perché non bastano gli incentivi statali per cambiare auto ed orientarsi verso le ibride o quelle totalmente elettriche.
Adolfo De Stefani Cosentino – Presidente di Federauto, l’organizzazione dei concessionari di automobili- dice che sul fronte degli ecobonus statali si sconta una riduzione del plafond di risorse destinato alla fascia di emissioni di CO2 che oscilla tra 61 e 135 g/km. Non è un dato rassicurante. « Noi – aggiunge Cosentino- con l’obiettivo di favorire la transizione ecologica e lo svecchiamento del parco circolante, proponiamo di rivedere i numerosi paletti esistenti, come già avvenuto fino al 2022 ». In più bisognerebbe consentire agli acquirenti di prenotare le nuove vetture entro 270 giorni, anziché entro i 180 oggi stabiliti.
La questione viene, dunque, rimessa nelle mani del governo che dovrebbe favorire in diverso modo una storica transizione “a quattro ruote”. Ora, nonostante gli ultimi dati indichino l’Italia come il Paese con il più alto numero di posti di ricarica elettrica- 10.748- sta di fatto che un terzo delle colonnine siano state installate nelle 14 città metropolitane. Fuori da questi perimetri la situazione resta arretrata, con zone del Sud dove i punti di ricarica sono un miraggio.
Il piano del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica prevede per i prossimi tre anni 21mila nuove stazioni di ricarica veloce e ultraveloce sia nei centri urbani che sulle autostrade. Anche in questo caso ci sono i fondi del PNRR da utilizzare proprio entro il 2026. Con le lentezze che sono connaturali al nostro sistema burocratico, bisogna inventarsi qualcosa di più rapido ed efficace. Per essere all’altezza della sfida, bisogna allungare il passo.Senza dimenticare che la transizione energetica (automobili comprese) produrrà il 15% di posti di lavoro in più. Non ci servono ?
di Nunzio Ingiusto