Quattro soci con quattro percorsi professionali diversi, accomunati dalla volontà di creare un qualcosa di utile per la comunità, divulgando l’uso della nanotecnologia e delle proprietà naturali nei minerali: nasce da qui, nel 2015, Hub Nanotech, una start up innovativa per l’applicazione di tecnologie legate all’utilizzo di minerali ionizzanti per la sanificazione dell’acqua attraverso un principio attivo brevettato e depositato da parte di due dei soci, denominato THUNDERCAN, che utilizza l’argento come antibatterico, integrandolo con la tormalina, un minerale ionizzante il quale, attraverso un processo sinergico, moltiplica quella che è l’attività dell’argento come antibatterico.
Accanto a Magalini, gli altri soci sono Pietro Nacca e Carlo Leardini, mentre Renzo Leardini è socio onorario. Il grande risultato di questi anni di ricerca è racchiuso nella IonicBall, uno stabilizzatore naturale sviluppato per distruggere i batteri e inibire la formazione di funghi all’interno di vasche per il recupero dell’acqua dei raffrescatori adiabatici ed evaporativi.«Focalizzandoci sull’acqua – racconta Magalini – abbiamo deciso di affrontare un tema importante quale il raffrescamento evaporativo, una tecnologia che sfrutta la refrigerazione dell’acqua attraverso un sistema di scambio termico con l’aria. In questi casi si ottengono temperature più idonee nelle zone di lavoro attraverso un’azione di raffrescamento ceduto dall’acqua all’aria. Questo sistema presenta però il problema del ristagno. Ogni raffrescatore ha una sua vasca di accumulo che durante le ore notturne e nei fine settimana viene completamente fermata; la stagnazione fa sì che ci sia una proliferazione batterica che intacca sia la macchina ma soprattutto la qualità dell’aria». La soluzione adottata dalla maggior parte dei produttori è quella di scaricare quest’acqua ogni notte, scaricando circa 30 litri di acqua al giorno: milioni di litri in tutto il territorio italiano.
«Attraverso la ionizzazione dell’acqua riusciamo a ottenere una stabilizzazione batterica – spiega Magalini – che ci permette di mantenere l’acqua all’interno dell’impianto. In termini di risparmio, il risultato è notevole. Recentemente abbiamo iniziato la collaborazione con la società svizzera EXSTRAUS SA, proprietaria del brevetto industriale concesso che utilizza la tecnologia PEF (Pulsed Electric Field): infatti la corrente elettrica elimina l’effetto delle incrostazioni di calcare, oltre a generare un’azione antibatterica negli impianti idrici, con l’utilizzo di solamente 20 Watt. EXTRAH2O infatti, questo è il suo nome, è l’unico dispositivo al mondo in grado di trattare l’acqua utilizzando la tecnologia PEF, un processo che non altera assolutamente le caratteristiche organolettiche dell’acqua di rubinetto, ma esercita la trasformazione del calcio evitando che si creino incrostazioni negli impianti e soprattutto non spreca acqua».
Questo avviene invece nei più comuni sistemi di addolcimento dell’acqua, come ad esempio quello a scambio ionico che utilizza il sale, il quale, per normativa, necessita il lavaggio delle resine contenute negli addolcitori contro la proliferazione batterica. «Parliamo di 15 litri per Kg di resina utilizzati ogni 3-4 giorni – specifica Magalini -, circa 150 litri d’acqua ogni lavaggio risparmiati. Inoltre questo addolcitore, contenendo sale, che come sappiamo è solubile in acqua, una volta scaricato confluisce nella rete fognaria e di conseguenza anche nelle falde acquifere. Il dispositivo PEF è una soluzione che permette prima di tutto di non buttare questa acqua, non ha bisogno di manutenzione perché è assolutamente autonomo e in più non altera le caratteristiche organolettiche dell’acqua».
Avvalendosi di laboratori accreditati Hub Nanotech ha voluto indagare ulteriormente sulla qualità dell’acqua stabilizzata da IonicBall, ottenendo la classificazione di potabilità. «Siamo coinvolti in attività di ricerca per trovare una soluzione nell’utilizzo di questa tecnologia, chiaramente con una mescola diversa, in situazioni di estrema povertà, dove l’acqua è trasportata in taniche per molti chilometri, con il rischio di proliferazione batterica e conseguenti malattie intestinali, causa anche di decessi. Abbiamo avuto contatti anche con l’Unicef per questa soluzione, per questo vogliamo far conoscere sempre di più questa tecnologia e ci stiamo organizzando in tal senso».
Per info: https://www.hub-nanotech.it