Si arriverà a 9 miliardi nel 2037. Una «pietra miliare» nella storia dell’umanità che presenta sfide soprattutto per i paesi più poveri
La popolazione mondiale si prepara a superare, il 15 novembre 2022, il traguardo degli 8 miliardi di abitanti. Lo rivela una stima dell’Onu, parlando di «una importante pietra miliare nello sviluppo umano» e di un monito, nel pieno della COP27 , della «nostra responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta». Per l’Onu, la «crescita senza precedenti» è il risultato di «un graduale aumento della durata della vita grazie ai progressi della sanità pubblica, dell’alimentazione, dell’igiene e della medicina», ma anche degli «elevati livelli dij fertilità di alcuni paesi».
Nel 1950 la popolazione globale si attestava sui 2,5 miliardi di persone, lievitando a circa 7 miliardi nel 2010. Sono bastati 12 anni per crescere a 8 miliardi e ora l’Onu stima che ne serviranno altri 15 per raggiungere i 9 miliardi nel 2037. «Un segnale – scrivono le Nazioni unite in una nota – che il tasso di crescita della popolazione sta rallentando».
La sfida per i paesi più poveri
Sono le stesse Nazioni unite a sottolineare come il boom demografico rappresenti, anche, una sfida sociale ed economica per il Sud del mondo. I paesi con i più alti tassi di fertilità tendono a essere quelli con il più basso reddito pro capite, facendo sì che la crescita di popolazione si sia concentrata nelle economie più fragili, in larga parte nell’Africa sub-sahariana. L’exploit di nascite, spiega l’Onu, può compromettere il raggiungimento della «agenda verde» dei Sustainable Development Goals.
In ogni caso, precisa l’Onu, il principale driver per «l’insostenibilità» non è la crescita della popolazione, ma quella dei redditi. I paesi con i livelli pro capite più elevati di consumo di risorse naturali e di emissioni di CO2 tendono a essere quelli con un reddito pro capite maggiore, non quelli dove la popolazione cresce a ritmo più rapido. Il raggiungimento degli obiettivi sanciti dall’Accordo di Parigi, il testo che fissa limiti all’aumento delle temperature, dipende dal taglio dei «modelli insostenibili di produzione e consumo», anche se un rallentamento della crescita demografica può ridurre l’impatto ambientale nella seconda metà del secolo.
Fonte:ilsole24ore.it