Un libro unico, che parte dalla volontà di “convincere degli sconosciuti a fare qualcosa” e termina con un messaggio rivolto ai figli, ai quali ciascun genitore -non solo a parole, ma con le proprie scelte- spera di riuscire a insegnare “la differenza tra il correre verso la morte, correre per sfuggire alla morte e correre verso la vita”.
Qualcuno si ostina a liquidare i cambiamenti climatici come fake news, ma la gran parte di noi è ben consapevole che se non modifichiamo radicalmente le nostre abitudini l’umanità andrà incontro al rischio dell’estinzione di massa. Lo sappiamo, eppure non riusciamo a crederci e a convincerci. E di conseguenza non riusciamo ad agire. Il problema è che l’emergenza ambientale non è una storia facile da raccontare e, soprattutto, non è una buona storia: non spaventa, non affascina, non coinvolge abbastanza da indurci a cambiare la nostra vita e le nostre abitudini. Per questo rimaniamo indifferenti, o paralizzati: la stessa reazione che suscitò Jan Karski, il “testimone inascoltato”, quando cercò di svelare l’orrore dell’Olocausto e non fu creduto. In tempo di guerra veniva chiesto ai cittadini di contribuire allo sforzo bellico: ma qual è il confine tra rinuncia e sacrificio, quando in gioco c’è la nostra sopravvivenza, o la sopravvivenza dei nostri figli? E quali sono le rinunce necessarie, adesso, per salvare un mondo ormai trasformato in un’immensa fattoria a cielo aperto? Nel suo ultimo libro, Foer mette in campo tutte le sue risorse di scrittore per raccontare, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica che è anche “crisi della nostra capacità di credere”, mescolando in modo originalissimo storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici rigorosi e suggestioni futuristiche.
J. S. Foer, Possiamo salvare il mondo prima di cena? Perché il clima siamo noi,
Guanda edizioni, pag. 311, 2019, 18 euro
Titolo originale: We are the Weather. Saving the Planet Begins at Breakfast